sabato 6 febbraio 2021

Chi è don Luigi Villa?

 


Benedetto XVI a Brescia

Il nuovo Vescovo di Brescia, mons. Luciano Monari, era entrato ufficialmente in diocesi il 14 ottobre 2007. La breve biografia della presentazione ufficiale del nuovo Vescovo riportava la notizia che la madre di Mons. Monari porta il nome di Giuliana Ruini. Ci fu chi confermò e chi smentì il fatto della parentela col card. Camillo Ruini, ma da Roma, qualcuno assicurò a don Villa che mons. Monari era un uomo del card. Ruini e un grande entusiasta di Paolo VI. Ciò che apparve strano ad alcuni fu il fatto che, solo dopo alcune settimane dal suo insediamento a Brescia, mons.

Monari, l’11 novembre 2007, si recò a celebrare la Messa nella nuova chiesa di Padergnone, la prima chiesa del Terzo Millennio della diocesi, da poco consacrata dal Vescovo precedente, mons. Sanguineti. Considerati i problemi immensi di una diocesi come quella di Brescia e il fatto che la popolazione della frazione, in cui si trova la nuova chiesa, è intorno al migliaio di persone, c’è proprio da domandarsi: perché quella visita? Dopo l’annuncio della visita del Papa al Tempio satanico di San Giovanni Rotondo, il 9 aprile 2009, vi fu un altro annuncio: Benedetto XVI sarebbe venuto a Brescia, l’8 novembre 2009, “nel segno del suo predecessore”, “per il trentesimo anniversario della morte di Paolo VI” e “sulle orme di Paolo VI”. L’annuncio fu dato da mons. Luciano Monari il quale disse che «Il motivo è naturalmente il trentesimo anniversario della morte di Paolo VI», e sottolineando che «Papa Ratzinger, come sapete, fu creato Cardinale da Paolo VI e ha sempre avuto verso il nostro Papa bresciano una riconoscenza e un amore grande». Il discorso che seguiva era imperniato sulla necessità per tutti di essere in “comunione” col Vescovo di Roma, il Papa Benedetto XVI. E chi non fosse stato in “comunione” col Vescovo di Roma non su questioni riguardanti la Dottrina Cattolica di sempre, ma, ad esempio, sull’opportunità o meno di beatificare il “Servo di Dio” Paolo VI? L’invito, contenuto nell’Editto del 13 maggio 1992 del card. Ruini: «Invitiamo tutti i singoli fedeli a comunicarci direttamente o a far pervenire al tribunale diocesano del Vicariato di Roma tutte quelle “notizie” dalle quali si possa, in qualche modo, arguire contro la fama di santità del detto “Servo di Dio” (Montini)», sarebbe stato ancora valido?

E a chi avesse seriamente obbedito a questo “invito”, senza essere un semplice “singolo fedele”, ma un teologo serio e affermato, e per giunta incaricato da Padre Pio di dedicare tutta la sua vita per difendere la Chiesa di Cristo dall’opera della Massoneria ecclesiastica, inoltre informato sin dal 1963 dallo stesso Santo frate che Paolo VI era massone, e con un mandato papale di Pio XII per svolgere questo delicato incarico, quale sorte gli sarebbe stata riservata? Dopo il discorso dell’annuncio della visita del Papa a Brescia, fatto da mons. Monari, don Villa mi disse, e mi ripeté più volte, sempre più preoccupato: «Siamo ad una svolta... mi vogliono mettere a tacere per sempre!».

a cura dell’Ing. Franco Adessa 

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