LETTERA 9
Scritta dopo la precedente.
A. risponde alla precedente lettera di Nebridio dicendo che gli amici sono vicendevolmente presenti nello spirito (n. 1); egli accennerà solo qualche argomento per risolvere la difficile questione sui sogni inviati dalle potenze superiori (n. 2): che ciò sia possibile si dimostra con l'esempio delle passioni dell'anima, come l'ira, che traspaiono nel corpo (n. 3-4), infine esorta Nebridio a rileggere attentamente l'Ep. 7 ch'egli non ha capito (n. 5).
AGOSTINO A NEBRIDIO
Gli amici sono vicendevolmente presenti nello spirito.
1. Sebbene tu conosca il mio animo, tuttavia forse non sai quanto vorrei godere della tua presenza. Ma un giorno o l'altro Dio mi concederà questo privilegio così grande. Ho letto la tua lettera, giustificatissima, in cui ti lamenti della solitudine e di un certo abbandono da parte dei tuoi familiari, con cui la vita è dolcissima. Ma che altro potrei dirti a questo proposito se non quello che sono convinto che fai? Rifugiati nella tua anima e innalzala a Dio per quanto puoi. Là infatti tu trovi più sicuramente anche noi, non attraverso immagini corporee, di.cui ora dobbiamo far uso nel nostro ricordo, ma mediante pensiero, per cui tu capisci che non è il vivere nello stesso luogo quello che ci unisce.
Una difficile questione.
2. Esaminando le tue lettere alle cui domande impegnative ho dato risposte non dubbie, mi ha assai spaventato quella in cui mi domandi come avvenga che dalle potenze superiori o dai demoni vengano immessi in noi dei pensieri e dei sogni. È infatti una cosa importante, alla quale anche tu per la tua esperienza ben vedi che si dovrebbe rispondere non con una lettera, ma o di presenza con una conversazione oppure con un trattato. Cercherò tuttavia, ben conoscendo il tuo ingegno, di dare qualche chiarimento preliminare su tale questione, affìnché o tu stesso possa inserire da solo il resto oppure non abbia affatto a disperare che si possa giungere ad una spiegazione probabile di un problema tanto importante.
Le passioni traspaiono nel corpo.
3. Ritengo infatti che ogni moto dell'animo produca qualche effetto sul corpo, e che esso giunga fino ai nostri sensi, così ottusi e lenti, quando più intensi sono i moti dell'animo: ad esempio quando ci adiriamo oppure siamo tristi o gioiosi. Da ciò è lecito arguire che anche quando noi facciamo qualche pensiero ed esso non si palesa a noi nel nostro corpo, può tuttavia palesarsi agli esseri viventi dell'aria o dell'etere, i cui sensi sono acutissimi e a confronto dei quali i nostri non si devono neppure considerare dei sensi. Quindi le impronte, per così dire, del proprio moto che l'animo stampa nel corpo, possono persistere e dare luogo quasi ad una caratteristica permanente; e quando esse siano state inconsciamente agitate e rimescolate, secondo la volontà di colui che le agita e le rimescola, suscitano in noi pensieri e sogni: e questo avviene con mirabile facilità. Se infatti è evidente che gli esercizi dei nostri corpi terreni e tardissimi (usando gli strumenti musicali o nei giochi dei funamboli e in tutti gli altri innumerevoli spettacoli di tal genere), sono giunti a dei risultati incredibili, non è per nulla assurdo che coloro, i quali per mezzo d'un corpo aereo o etereo agiscono in qualche modo nei corpi in cui penetrano senza violare l'ordine naturale, godano di una facilità di gran lunga maggiore per muovere tutto ciò che vogliono senza che noi ce ne accorgiamo e tuttavia subendo qualche effetto a seguito di tale azione. Infatti non ci accorgiamo nemmeno in che modo l'abbondanza del fiele ci spinga a scatti d'ira più frequenti, e tuttavia ci spinge, sebbene questa stessa abbondanza che ho detto si sia formata mentre noi ci adiravamo.
Che cos'è l'ira.
4. Ma tuttavia, se non vuoi accettare da me questo paragone alla leggera, esaminalo facendolo oggetto per quanto puoi della tua riflessione. Infatti se nell'animo si manifesta continuamente qualche difficoltà nell'agire e nel realizzare ciò che desidera, esso continuamente si adira. E l'ira, secondo la mia opinione, è il desiderio turbolento di togliere di mezzo le cose che impediscono la facilità della azione. Per questo nello scrivere di solito ci adiriamo non soltanto con gli uomini, ma con la penna e la urtiamo con violenza e la rompiamo; e i giocatori si adirano coi dadi e i pittori col pennello e chiunque con ogni strumento per colpa del quale crede di trovarsi in difficoltà. Ed anche i medici affermano che per questo continuo adirarsi la bile cresce. Per l'accrescimento della bile, poi, di nuovo e facilmente e quasi senza che esista alcuna ragione ci adiriamo. Così quello che l'animo ha provocato nel corpo col suo movimento, sarà in grado di agitarlo nuovamente.
Nebridio rimediti l'Ep. 7.
5. Questi fenomeni si potrebbero trattare con grande ampiezza e portare ad una conoscenza più sicura e più piena con testimonianze di molti fatti. Ma a questa lettera tu aggiungi quella sulle immaginazioni e sulla memoria, che ti ho mandato di recente, ed esaminala con maggiore attenzione; giacché dalla tua risposta m'è parso che tu non l'abbia compresa pienamente. Quando dunque a questa, che leggi adesso, avrai aggiunto dall'altra ciò che è stato detto là su una certa facoltà naturale dell'anima che diminuisce ed aumenta col pensiero qualsiasi cosa, forse non ti stupirà più perché avvenga che, pensando o sognando, possano delinearsi in noi anche le forme dei corpi che non abbiamo mai visti.
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