Quando si avverte indisposizione nell’interlocutore, è inutile insistere; è meglio tagliar corto dopo aver fatto notare che l’atteggiamento della chiusura coperta col pretesto della prudenza (che è prudenza umana, vizio e non virtù) rende inutile ogni dialogo. La vera prudenza è terribilmente ad un estremo (non c’è un punto medio tra verità ed errore, e se uno non sa le cose fa meglio a tacere). La vera prudenza è chiedere umilmente: “Signore, cosa vuoi che io faccia?”
1- Ci sono atteggiamenti che, in nome della “prudenza”, sono molto imprudenti, perché di prudenza umana e carnale si tratta, mentre la vera virtù della prudenza è quella di chiedere umilmente al Signore: “Signore, che vuoi che io faccia?” Altrimenti è molto facile nascondersi dietro pretesti e legalismi. Se gli Apostoli avessero dovuto aspettare il verdetto del Sommo Sacerdote e del Sinedrio per parlare di Gesù, anzi, per credere in Gesù…
E allora viene a proposito una storiella:
Tre uomini camminavano nel deserto. Erano ormai sfiniti, stavano per morire di sete sotto un sole implacabile. All’improvviso trovarono una sorgente, proprio lì, davanti a loro.
Il primo disse: –“Non è possibile! È un miraggio, non esiste! Tutte le acque sono già state create fin dall’inizio del mondo, quindi non può apparire adesso nessun’altra!” E tirò avanti dritto, fino a morire di sete.
Il secondo si avvicinò con sospetto: “Deve essere avvelenata –pensò–. Probabilmente è contaminata dal colèra, dalla malaria e… forse, anche dal tifo. Le Autorità non hanno messo nessun avviso che indichi che sia potabile. Fino a quando non ci sarà una Commissione che la esamini e si pronunci, il mio consiglio è che nessuno beva”. E per non morire avvelenato, andò a morire poco dopo di sete.
Il terzo, infine, la vide e si accostò. La guardò; era limpida, cristallina. Si mise in ginocchio a terra e la toccò col dito; era freschissima. Riempì allora la mano e l’assaggiò; era proprio buona! Ne bevve abbondantemente e ne riempì alcune borracce che portava con sé. Quindi, pieno di gioia e ringraziando il Signore per lo scampato pericolo, arrivò in città, dove diede subito notizia dell’accaduto. La sua testimonianza arrivò fino al Governatore, il quale allora stabilì una Commissione, che si recò nel deserto, dove prese alcuni campioni dell’acqua e li analizzò. Il risultato fu che si trattava di acqua pura, buonissima, con delle proprietà terapeutiche straordinarie. Benedicendo il Signore se ne tornavano a casa quando videro nel cielo apparire il buon Dio, col volto triste, che diceva: “E pensare che Io volevo soltanto salvare quei poveri figli dalla morte per sete!”
2 - Gesù mi ha detto (scrive Luisa): “Io mi comunico sia agli umili che ai semplici, perché subito danno credenza alle mie grazie e le tengono in gran conto, sebbene siano ignoranti e poveri. Ma con questi altri che tu vedi, Io sono molto restio, perché il primo passo che avvicina l’anima a Me è la credenza; onde avviene di questi tali che, con tutta la loro scienza e dottrina e anche santità, non provano mai un raggio di luce celeste, cioè, camminano per la via naturale e mai giungono a toccare neppure per un tantino ciò che è soprannaturale. Eccoti pure la causa per cui nel corso della mia vita mortale non ci fu neppure un dotto, un sacerdote, un potente nel mio seguito, ma tutti ignoranti e di bassa condizione, perché più umili e semplici ed anche più facili a fare dei grandi sacrifici per Me.” (19.05.1899)
3 - Gli scritti di Luisa sono la grande testimonianza della sua vita, dell’opera straordinaria che in lei Dio ha realizzato, della Missione unica che le ha affidato e della Santità in cui l’ha introdotta, le cui porte, a partire da Luisa e grazie alla sua fedele risposta, Dio ha aperto alle umane generazioni.
Sono cose semplicemente impensabili, incredibili... Se è così, Gesù, nel suo diritto insindacabile di scegliere chi gli pare, ha voluto manifestarle servendosi della stessa Luisa. Costretta a scrivere le sue intimità mistiche con Gesù da una inesorabile ubbidienza alla Chiesa –tremendo martirio di tutta una vita–, ha dovuto manifestare tutto ciò che la riguardava. La conclusione necessaria è che il Signore ha messo così l’orgoglio e l’autosufficienza umana davanti al paradosso: Luisa, unica testimone di se stessa... Ancora una volta risuona l’eco della Parola di Gesù: “Ancorché Io dia testimonianza di Me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado...” (Gv. 8,14).
Ma il paradosso si risolve da solo: Luisa non è affatto un’illusa, una povera donna che si nutre della propria “fantasia esaltata ed inferma”. Sarebbe come dire –in parole sue– “l’anima più superba di questo mondo”. Esattamente il contrario di quanto risulta dalle testimonianze di quanti l’hanno conosciuta e dalla stessa logica interna della sua vita e dai suoi scritti: “Luisa, la Santa”, nel dire del popolo cristiano, “una vita più celeste che terrena”, in parole di sant’Annibale M. Di Francia, che la trattò intimamente durante 17 anni.
Resta poi da vedere se tutto ciò che ha scritto sia oggettivamente vero. La risposta è che necessariamente Luisa ha posseduto –e lei è la prima– la Divina Volontà come un dono di Grazia. Qualcosa che la Mistica, prima di lei, non conosce e non poteva conoscere, perché Nostro Signore non lo aveva ancora manifestato; Dio infatti compie i suoi disegni “nei tempi e momenti che ha stabilito in virtù del suo potere sovrano” (Atti 1,7).
E Luisa può dire con San Paolo: “Animati da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo” (2ª Cor. 4, 13). Luisa, proprio perché ha posseduto questo Dono supremo del vivere nella Divina Volontà, ha potuto di conseguenza parlare di questo nuovo Dono e della Volontà di Dio –lei è la prima– con una luce ed una competenza come nessuno, né prima né dopo, ha potuto farlo nella Chiesa.
Luisa scrive in una lettera, il 27 Novembre 1944: “Noi non parliamo di ciò che ha proibito la Chiesa, ma di quello che la stessa Chiesa non conosce ancora, e che verrà il giorno che la Chiesa conoscerà ed apprezzerà con trionfo e vittoria. Né ci può essere vera pace né vero trionfo, se la Divina Volontà non viene conosciuta. Nostro Signore farà i più grandi miracoli per far regnare la sua Volontà in terra; perciò preghiamo che abbrevi il tempo e che tutto si cambi in Volontà di Dio”.
È urgente che tutta la Chiesa sappia, che tutti prendano coscienza del segno dei tempi più bello e più sorprendente, che Dio ci ha dato, che è Luisa, la piccola Figlia della Divina Volontà, destinata dal Signore ad essere il prototipo e la capostipite di quella che Egli chiama “la seconda generazione dei figli della Luce, i figli della Divina Volontà”. Lei è, secondo il Signore, “la Tromba”, che deve convocare questa nuova generazione, tanto ardentemente sospirata. Lei è “la Figlia primogenita”, la segretaria di Gesù, la maestra della scienza più sublime, qual è la Divina Volontà... Questi sono alcuni dei nomi con cui Egli tante volte la chiama.
4 - Un anno e mezzo dopo la morte di Luisa, il 27.11.1948 l’Arcivescovo di Trani, S.E. Mons. Reginaldo Addazi, O.P., pubblicò tre preghiere “per implorare la Beatificazione della Serva di Dio LUISA PICCARRETA”. Già allora le dava il titolo di “Serva di Dio”!
“Adorabile mio bene, Tu sai che non ci ho badato mai ai meriti, ma solo ad amarti. Mi pare che mi vogliono fare serva nella tua casa, se badassi ad acquisti; no, non serva voglio essere, ma figlia, anzi Tu il mio amato ed io la tua (amata)” (23.01.1908).
E pensare che gli uomini le danno il titolo di “Serva di Dio”!… Ma il Signore sa quale risultato vuole raggiungere con questo; le sue vie non sono le nostre vie.
“Serva di Dio” o “la piccola Figlia della Divina Volontà”? Entrambi i titoli sono perfettamente compatibili se considerati nel loro giusto senso: figlia anziché serva, serva invece di disubbidiente.
Una nostra apprensione è che a forza di ricordarla come “Luisa la Santa” si possa mettere in ombra il nome che Gesù le ha dato e con il quale lei firma: “la piccola Figlia della Divina Volontà”.
Il nostro auspicio è, non tanto che LUISA sia glorificata da parte della Chiesa, ma che sia glorificata
LA DIVINA VOLONTÀ, nel modo come Gesù la manifesta nella vita e quindi negli scritti di Luisa. Che, come lei dice nella lettera citata, “la Chiesa riceva questo alimento celeste, che la farà risorgere nel suo massimo trionfo”.
Glorificare la Divina Volontà –che non significa approvare, ma accogliere con esultanza, con gratitudine, con amore–, glorificarla porterà come giusta conseguenza a glorificare anche “la Serva di Dio” Luisa Piccarreta, a riconoscere il ruolo e la missione che Dio ha voluto assegnarle nel suo Progetto d’amore, e a riconoscere la fedeltà con cui lei l’ha compiuto. Queste cose che riguardano lei, verranno solo come conseguenza dopo aver riconosciuto ed accolto la sua “dottrina” sulla Divina Volontà, ma non in modo indipendente da essa. Ma pensare di glorificare o di beatificare Luisa (se qualcuno lo pensa), lasciando in disparte quello che lei ha vissuto, tenendo ancora in quarantena i suoi scritti per altri cinquant’anni, questo Dio non lo permetterà, come non avrebbe permesso che fosse predicato un Cristo senza Vangelo, né un Vangelo senza evangelizzatori e testimoni.
Non siamo noi a dirlo, lo dice Gesù stesso a Luisa:
“Non ti meravigliare per quante cose grandi e meravigliose posso dirti per questa missione, per quante grazie posso farti, perché non si tratta di fare un santo, di salvare le generazioni, ma si tratta di mettere in salvo una Volontà Divina, che tutti ritornino al principio, all’origine da dove tutte le cose uscirono, e che lo scopo della mia Volontà abbia il suo compimento”. (04.05.1925)
“Perciò ti ho detto tante volte che la tua missione è grande, perché non si tratta della sola santità personale, ma si tratta di abbracciare tutto e tutti e preparare il Regno della mia Volontà alle umane generazioni”. (22.08.1926)
“Voglio il sì della creatura e come una molle cera prestarsi a ciò che voglio fare di lei. Anzi, tu devi sapere che prima di chiamarla del tutto a vivere nel mio Volere la chiamo di tanto in tanto, la spoglio di tutto, le faccio subire una specie di giudizio, perché nel mio Volere non ci sono giudizi, le cose restano tutte conformate con Me, il giudizio è fuori della mia Volontà, ma di tutto ciò che entra nel mio Volere, chi mai può ardire di fare giudizio? Ed Io mai giudico Me stesso...” (06.03.1919)
Come potrebbero gli uomini giudicare quel genere di santità? Con quale metro? Per quanto ci riguarda, aspettiamo, sì, che arrivi l’Autorità della Chiesa, come davanti al sepolcro Giovanni aspettò che arrivasse Pietro per entrare; tuttavia nulla gli impedì di “vedere e credere”. Ma noi, preghiamo per chi, come Pietro, ha l’autorità, a motivo della sua grave responsabilità… La nostra è di tipo diverso…
E Gesù le dice: “Non ti meravigliare se vedi che non capiscono. Per capire dovrebbero disporsi al più grande dei sacrifici, qual è quello di non dar vita, anche nelle cose sante, alla propria volontà. Allora sentirebbero il possesso della Mia e toccherebbero con mano che significa vivere nel mio Volere. Tu però sii attenta; non ti infastidire delle difficoltà che fanno ed Io a poco a poco mi farò strada per far capire il vivere nella mia Volontà”. (18.09.1924)
5 - “Con la beatificazione del Beato Annibale Di Francia sono stati approvati dalla Chiesa anche i Suoi scritti e quindi anche le prefazioni alle opere di Luisa” (dall’Omelia del 23 Gennaio 1991 di S.E. Mons. Carata, Arcivescovo di Trani, nella chiesa di San Domenico in Corato)
L’Indice dei libri proibiti era il catalogo ufficiale dei libri condannati dalla Sede Apostolica come dannosi alla fede o alla morale, e di cui, nella precedente legislazione, erano vietati, salvo speciale dispensa, sia la lettura che lo stesso possesso. Tale Indice, pubblicato la prima volta nel 1559 sotto Paolo IV e aggiornato man mano in numerose edizioni successive, rimase in vigore fino al 14.06.1966, quando la Congregazione per la Dottrina della Fede ne ha abolito il valore giuridico, restando soltanto il dovere morale di non mettere in pericolo la propria fede (Enchir. Vat., vol. 2. pp. 674-677).
Vogliamo sollecitare e incoraggiare quanti sono impegnati nella sua Causa di Beatificazione e le Autorità della Chiesa, cui compete “il caso Luisa” nei suoi vari aspetti, perché facciano tutto quanto è nelle loro possibilità, affinché definitivamente esca, con la glorificazione della Serva di Dio, da questo stato di evidente contraddizione in cui è stato relegato inspiegabilmente per tanti anni.
E al tempo stesso, sollecitare e incoraggiare quanti hanno conosciuto Luisa, anzi, tutti quanti nella Chiesa, affinché uniamo i nostri sforzi presso il Signore, mediante la preghiera e la conoscenza e l’adempimento della Divina Volontà, per così ottenere tutti insieme questa Grazia, questo grande miracolo del Signore: che sia riconosciuto a Luisa pubblicamente il posto che le ha assegnato la Divina Provvidenza nel suo imperscrutabile Disegno d’amore e, di conseguenza, che la Divina Volontà sia conosciuta e regni. “Il caso Luisa” è responsabilità di tutti.
Infine, non dimentichiamo che tutti, nella Chiesa, possiamo peccare di omissione; nel caso presente, specificatamente, contro la Fede, se occultassimo la luce a noi stessi o agli altri, per pigrizia o per anteporre interessi personali. Questo è un richiamo al santo timor di Dio, ben sapendo che Dio fa dipendere la realizzazione dei suoi disegni dalla libera fedeltà e ubbidienza di povere creature. Quante volte gli uomini, in nome dello zelo per Dio, non hanno saputo vedere l’Opera di Dio né ubbidirla: “ignorando la Giustizia (che offre) Dio e cercando di affermare la propria, non si sono sottomessi alla Giustizia di Dio” (Rom. 10,3)... Sono i rischi di Dio. Ma noi crediamo la Chiesa, fondata sulla Roccia, che è Pietro, che è Cristo, che è la Divina Volontà stessa, e siamo sicurissimi dell’assistenza divina che le ha promesso il Signore. Perciò, malgrado tutte le difficoltà, siamo sicuri che la Luce della Verità splenderà in favore di questa umilissima e obbedientissima creatura, che è Luisa. Ed essendo un caso unico, ben potrebbe succedere che, così come senza giudizio fu “condannata” (i tre libri pubblicati da Sant’Annibale e dall’ultimo Confessore), così senza il solito giudizio sia un giorno glorificata…
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