mercoledì 15 settembre 2021

A coloro che contestano la lettura degli Scritti sulla Divina Volontà della “Serva di Dio” Luisa Piccarreta, la Piccola Figlia della Divina Volontà

 


Quando si avverte indisposizione nell’interlocutore, è inutile insistere; è meglio tagliar corto  dopo aver fatto notare che l’atteggiamento della chiusura coperta col pretesto della prudenza  (che è prudenza umana, vizio e non virtù) rende inutile ogni dialogo. La vera prudenza è  terribilmente ad un estremo (non c’è un punto medio tra verità ed errore, e se uno non sa le cose  fa meglio a tacere). La vera prudenza è chiedere umilmente: “Signore, cosa vuoi che io faccia?” 

 

1- Ci sono atteggiamenti che, in nome della “prudenza”, sono molto imprudenti, perché di prudenza  umana e carnale si tratta, mentre la vera virtù della prudenza è quella di chiedere umilmente al Signore:  “Signore, che vuoi che io faccia?” Altrimenti è molto facile nascondersi dietro pretesti e legalismi. Se  gli Apostoli avessero dovuto aspettare il verdetto del Sommo Sacerdote e del Sinedrio per parlare di  Gesù, anzi, per credere in Gesù…  

E allora viene a proposito una storiella: 

Tre uomini camminavano nel deserto. Erano ormai sfiniti, stavano per morire di sete sotto un sole  implacabile. All’improvviso trovarono una sorgente, proprio lì, davanti a loro.  

Il primo disse: –“Non è possibile! È un miraggio, non esiste! Tutte le acque sono già state create fin  dall’inizio del mondo, quindi non può apparire adesso nessun’altra!” E tirò avanti dritto, fino a morire  di sete.  

Il secondo si avvicinò con sospetto: “Deve essere avvelenata –pensò–. Probabilmente è contaminata  dal colèra, dalla malaria e… forse, anche dal tifo. Le Autorità non hanno messo nessun avviso che  indichi che sia potabile. Fino a quando non ci sarà una Commissione che la esamini e si pronunci, il  mio consiglio è che nessuno beva”. E per non morire avvelenato, andò a morire poco dopo di sete.  

Il terzo, infine, la vide e si accostò. La guardò; era limpida, cristallina. Si mise in ginocchio a terra e  la toccò col dito; era freschissima. Riempì allora la mano e l’assaggiò; era proprio buona! Ne bevve  abbondantemente e ne riempì alcune borracce che portava con sé. Quindi, pieno di gioia e ringraziando  il Signore per lo scampato pericolo, arrivò in città, dove diede subito notizia dell’accaduto. La sua  testimonianza arrivò fino al Governatore, il quale allora stabilì una Commissione, che si recò nel  deserto, dove prese alcuni campioni dell’acqua e li analizzò. Il risultato fu che si trattava di acqua pura,  buonissima, con delle proprietà terapeutiche straordinarie. Benedicendo il Signore se ne tornavano a  casa quando videro nel cielo apparire il buon Dio, col volto triste, che diceva: “E pensare che Io volevo  soltanto salvare quei poveri figli dalla morte per sete!”  

2 - Gesù mi ha detto (scrive Luisa): “Io mi comunico sia agli umili che ai semplici, perché subito  danno credenza alle mie grazie e le tengono in gran conto, sebbene siano ignoranti e poveri. Ma con  questi altri che tu vedi, Io sono molto restio, perché il primo passo che avvicina l’anima a Me è la  credenza; onde avviene di questi tali che, con tutta la loro scienza e dottrina e anche santità, non  provano mai un raggio di luce celeste, cioè, camminano per la via naturale e mai giungono a toccare  neppure per un tantino ciò che è soprannaturale. Eccoti pure la causa per cui nel corso della mia vita  mortale non ci fu neppure un dotto, un sacerdote, un potente nel mio seguito, ma tutti ignoranti e di  bassa condizione, perché più umili e semplici ed anche più facili a fare dei grandi sacrifici per Me.” (19.05.1899) 

3 - Gli scritti di Luisa sono la grande testimonianza della sua vita, dell’opera straordinaria che in lei Dio  ha realizzato, della Missione unica che le ha affidato e della Santità in cui l’ha introdotta, le cui porte,    a partire da Luisa e grazie alla sua fedele risposta, Dio ha aperto alle umane generazioni. 

Sono cose semplicemente impensabili, incredibili... Se è così, Gesù, nel suo diritto insindacabile di  scegliere chi gli pare, ha voluto manifestarle servendosi della stessa Luisa. Costretta a scrivere le sue  intimità mistiche con Gesù da una inesorabile ubbidienza alla Chiesa –tremendo martirio di tutta una  vita–, ha dovuto manifestare tutto ciò che la riguardava. La conclusione necessaria è che il Signore ha  messo così l’orgoglio e l’autosufficienza umana davanti al paradosso: Luisa, unica testimone di se  stessa... Ancora una volta risuona l’eco della Parola di Gesù: “Ancorché Io dia testimonianza di Me  stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado...” (Gv. 8,14). 

Ma il paradosso si risolve da solo: Luisa non è affatto un’illusa, una povera donna che si nutre della  propria “fantasia esaltata ed inferma”. Sarebbe come dire –in parole sue– “l’anima più superba di  questo mondo”. Esattamente il contrario di quanto risulta dalle testimonianze di quanti l’hanno  conosciuta e dalla stessa logica interna della sua vita e dai suoi scritti: “Luisa, la Santa”, nel dire del  popolo cristiano, “una vita più celeste che terrena”, in parole di sant’Annibale M. Di Francia, che la  trattò intimamente durante 17 anni. 

Resta poi da vedere se tutto ciò che ha scritto sia oggettivamente vero. La risposta è che  necessariamente Luisa ha posseduto –e lei è la prima– la Divina Volontà come un dono di Grazia.  Qualcosa che la Mistica, prima di lei, non conosce e non poteva conoscere, perché Nostro Signore     non lo aveva ancora manifestato; Dio infatti compie i suoi disegni “nei tempi e momenti che ha  stabilito in virtù del suo potere sovrano” (Atti 1,7).  

E Luisa può dire con San Paolo: “Animati da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho  creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo” (2ª Cor. 4, 13). Luisa, proprio  perché ha posseduto questo Dono supremo del vivere nella Divina Volontà, ha potuto di conseguenza  parlare di questo nuovo Dono e della Volontà di Dio –lei è la prima– con una luce ed una competenza  come nessuno, né prima né dopo, ha potuto farlo nella Chiesa.  

Luisa scrive in una lettera, il 27 Novembre 1944:  “Noi non parliamo di ciò che ha proibito la  Chiesa, ma di quello che la stessa Chiesa non conosce ancora, e che verrà il giorno che la Chiesa  conoscerà ed apprezzerà con trionfo e vittoria. Né ci può essere vera pace né vero trionfo, se la Divina  Volontà non viene conosciuta. Nostro Signore farà i più grandi miracoli per far regnare la sua Volontà  in terra; perciò preghiamo che abbrevi il tempo e che tutto si cambi in Volontà di Dio”. 

È urgente che tutta la Chiesa sappia, che tutti prendano coscienza del segno dei tempi più bello e  più sorprendente, che Dio ci ha dato, che è Luisa, la piccola Figlia della Divina Volontà, destinata dal  Signore ad essere il prototipo e la capostipite di quella che Egli chiama “la seconda generazione dei  figli della Luce, i figli della Divina Volontà”. Lei è, secondo il Signore, “la Tromba”, che deve  convocare questa nuova generazione, tanto ardentemente sospirata. Lei è “la Figlia primogenita”, la  segretaria di Gesù, la maestra della scienza più sublime, qual è la Divina Volontà... Questi sono alcuni dei nomi con cui Egli tante volte la chiama. 

4 - Un anno e mezzo dopo la morte di Luisa, il 27.11.1948 l’Arcivescovo di Trani, S.E. Mons.  Reginaldo Addazi, O.P., pubblicò tre preghiere “per implorare la Beatificazione della Serva di Dio  LUISA  PICCARRETA”. Già allora le dava il titolo di “Serva di Dio”! 

“Adorabile mio bene, Tu sai che non ci ho badato mai ai meriti, ma solo ad amarti. Mi pare che mi  vogliono fare serva nella tua casa, se badassi ad acquisti; no, non serva voglio essere, ma figlia, anzi  Tu il mio amato ed io la tua (amata)” (23.01.1908).  

E pensare che gli uomini le danno il titolo di “Serva di Dio”!… Ma il Signore sa quale risultato  vuole raggiungere con questo; le sue vie non sono le nostre vie. 

“Serva di Dio” o “la piccola Figlia della Divina Volontà”? Entrambi i titoli sono perfettamente  compatibili se considerati nel loro giusto senso:  figlia anziché serva,  serva invece di disubbidiente. 

Una nostra apprensione è che a forza di ricordarla come “Luisa la Santa” si possa mettere in ombra  il nome che Gesù le ha dato e con il quale lei firma: “la piccola Figlia della Divina Volontà”.  

Il nostro auspicio è, non tanto che LUISA sia glorificata da parte della Chiesa, ma che sia glorificata 

LA DIVINA VOLONTÀ, nel modo come Gesù la manifesta nella vita e quindi negli scritti di Luisa. Che,  come lei dice nella lettera citata, “la Chiesa riceva questo alimento celeste, che la farà risorgere nel  suo massimo trionfo”.  

Glorificare la Divina Volontà –che non significa approvare, ma accogliere con esultanza, con  gratitudine, con amore–, glorificarla porterà come giusta conseguenza a glorificare anche “la Serva di  Dio” Luisa Piccarreta, a riconoscere il ruolo e la missione che Dio ha voluto assegnarle nel suo  Progetto d’amore, e a riconoscere la fedeltà con cui lei l’ha compiuto. Queste cose che riguardano lei,  verranno solo come conseguenza dopo aver riconosciuto ed accolto la sua “dottrina” sulla Divina  Volontà, ma non in modo indipendente da essa. Ma pensare di glorificare o di beatificare Luisa (se  qualcuno lo pensa), lasciando in disparte quello che lei ha vissuto, tenendo ancora in quarantena i suoi  scritti per altri cinquant’anni, questo Dio non lo permetterà, come non avrebbe permesso che fosse  predicato un Cristo senza Vangelo, né un Vangelo senza evangelizzatori e testimoni.  

Non siamo noi a dirlo, lo dice Gesù stesso a Luisa:   

“Non ti meravigliare per quante cose grandi e meravigliose posso dirti per questa missione, per  quante grazie posso farti, perché non si tratta di fare un santo, di salvare le generazioni, ma si tratta di  mettere in salvo una Volontà Divina, che tutti ritornino al principio, all’origine da dove tutte le cose  uscirono, e che lo scopo della mia Volontà abbia il suo compimento”. (04.05.1925) 

“Perciò ti ho detto tante volte che la tua missione è grande, perché non si tratta della sola santità  personale, ma si tratta di abbracciare tutto e tutti e preparare il Regno della mia Volontà alle umane  generazioni”. (22.08.1926) 

“Voglio il sì della creatura e come una molle cera prestarsi a ciò che voglio fare di lei. Anzi, tu  devi sapere che prima di chiamarla del tutto a vivere nel mio Volere la chiamo di tanto in tanto, la  spoglio di tutto, le faccio subire una specie di giudizio, perché nel mio Volere non ci sono giudizi, le  cose restano tutte conformate con Me, il giudizio è fuori della mia Volontà, ma di tutto ciò che entra  nel mio Volere, chi mai può ardire di fare giudizio?  Ed Io mai giudico Me stesso...”  (06.03.1919)  

Come potrebbero gli uomini giudicare quel genere di santità? Con quale metro? Per quanto ci  riguarda, aspettiamo, sì, che arrivi l’Autorità della Chiesa, come davanti al sepolcro Giovanni aspettò  che arrivasse Pietro per entrare; tuttavia nulla gli impedì di “vedere e credere”. Ma noi, preghiamo per  chi, come Pietro, ha l’autorità, a motivo della sua grave responsabilità… La nostra è di tipo diverso… 

 E Gesù le dice: “Non ti meravigliare se vedi che non capiscono. Per capire dovrebbero disporsi al  più grande dei sacrifici, qual è quello di non dar vita, anche nelle cose sante, alla propria volontà.  Allora sentirebbero il possesso della Mia e toccherebbero con mano che significa vivere nel mio  Volere. Tu però sii attenta; non ti infastidire delle difficoltà che fanno ed Io a poco a poco mi farò  strada per far capire il vivere nella mia Volontà”.   (18.09.1924) 

5 - “Con la beatificazione del Beato Annibale Di Francia sono stati approvati dalla Chiesa anche i  Suoi scritti e quindi anche le prefazioni alle opere di Luisa” (dall’Omelia del 23 Gennaio 1991 di S.E.  Mons. Carata, Arcivescovo di Trani, nella chiesa di San Domenico in Corato) 

L’Indice dei libri proibiti era il catalogo ufficiale dei libri condannati dalla Sede Apostolica come  dannosi alla fede o alla morale, e di cui, nella precedente legislazione, erano vietati, salvo speciale  dispensa, sia la lettura che lo stesso possesso. Tale Indice, pubblicato la prima volta nel 1559 sotto  Paolo IV e aggiornato man mano in numerose edizioni successive, rimase in vigore fino al 14.06.1966,  quando la Congregazione per la Dottrina della Fede ne ha abolito il valore giuridico, restando soltanto  il dovere morale di non mettere in pericolo la propria fede  (Enchir. Vat., vol. 2. pp. 674-677). 

Vogliamo sollecitare e incoraggiare quanti sono impegnati nella sua Causa di Beatificazione e le  Autorità della Chiesa, cui compete “il caso Luisa” nei suoi vari aspetti, perché facciano tutto quanto è  nelle loro possibilità, affinché definitivamente esca, con la glorificazione della Serva di Dio, da questo  stato di evidente contraddizione in cui è stato relegato inspiegabilmente per tanti anni. 

E al tempo stesso, sollecitare e incoraggiare quanti hanno conosciuto Luisa, anzi, tutti quanti nella  Chiesa, affinché uniamo i nostri sforzi presso il Signore, mediante la preghiera e la conoscenza e  l’adempimento della Divina Volontà, per così ottenere tutti insieme questa Grazia, questo grande  miracolo del Signore: che sia riconosciuto a Luisa pubblicamente il posto che le ha assegnato la Divina  Provvidenza nel suo imperscrutabile Disegno d’amore e, di conseguenza, che la Divina Volontà sia  conosciuta e regni. “Il caso Luisa” è responsabilità di tutti. 

Infine, non dimentichiamo che tutti, nella Chiesa, possiamo peccare di omissione; nel caso presente,  specificatamente, contro la Fede, se occultassimo la luce a noi stessi o agli altri, per pigrizia o per  anteporre interessi personali. Questo è un richiamo al santo timor di Dio, ben sapendo che Dio fa  dipendere la realizzazione dei suoi disegni dalla libera fedeltà e ubbidienza di povere creature. Quante  volte gli uomini, in nome dello zelo per Dio, non hanno saputo vedere l’Opera di Dio né ubbidirla: “ignorando la Giustizia (che offre) Dio e cercando di affermare la propria, non si sono sottomessi alla  Giustizia di Dio” (Rom. 10,3)... Sono i rischi di Dio. Ma noi crediamo la Chiesa, fondata sulla Roccia,  che è Pietro, che è Cristo, che è la Divina Volontà stessa, e siamo sicurissimi dell’assistenza divina che  le ha promesso il Signore. Perciò, malgrado tutte le difficoltà, siamo sicuri che la Luce della Verità  splenderà in favore di questa umilissima e obbedientissima creatura, che è Luisa. Ed essendo un caso  unico, ben potrebbe succedere che, così come senza giudizio fu “condannata” (i tre libri pubblicati da  Sant’Annibale e dall’ultimo Confessore), così senza il solito giudizio sia un giorno glorificata…  

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