Il Pensiero dell'Inferno.
San Martiniano avea trascorsi venticinque anni nella solitudine, quando il Signore permise che la sua fedeltà venisse posta a fortissimo cimento. La perfida meretrice Zoe, in mentito abito di mendicante, venne sotto una pioggia dirotta a chieder ricovero da lui, per sedurlo. In somigliante occorrenza non poteva il santo anacoreta ricusarsi; lasciò entrare la straniera, ed accese il fuoco, invitandola ad asciugarsi. Ma ben tosto la ribalda, gittati da sè i cenci, si scoperse vestita nella maniera più splendida ed attraente. In tanto pericolo, il servo di Dio si sovvenne dell'Inferno; onde fattosi al fuoco, si tolse i calzari e cacciò i piedi entro le brage. Per dolore mandava lamenti, ma pensava insieme: Ahimè, anima mia, se tu non puoi sopportare un sì debole fuoco, come potrai sopportare il fuoco dell'Inferno? La tentazione fu vinta; Zoe si convertì. Ecco un effetto salutare del pensiero dell'Inferno.
Un altro anacoreta, assalito da violenta tentazione e temendo di cedere, accese la propria lucerna; e poi per concepire al vivo il pensier dell'Inferno, mise il dito sulla fiamma, e lasciandovelo con tanto suo spasimo bruciare, diceva a sè medesimo: Poiché tu vuoi peccare, ed averne in castigo l'Inferno, prova prima se avrai la forza di sostenere quegli eterni tormenti.
Si racconta di san Filippo Neri che ricevette un dì la visita di un uomo di rea vita ed a lui nemico, il quale gli volse ingiusti rimproveri e lo ricolmò d’ingiurie. Allora il Santo lo fece avvicinare al camino, dicendo: Riguardate quel fuoco! Il mal uomo riguardò; ma in luogo del focolare vide un abisso tutto di fiamme, in fondo al quale egli riconobbe il posto a sè destinato. Per la qual cosa il furioso peccatore, compreso di spavento, tosto si calmò, vide il pericoloso stato dell'anima sua, e cangiò costumi.
R. P. SCHOUPPES S.J.
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