È possibile sapere se una persona deceduta è andata in Paradiso o all'Inferno? La vera conversione del cuore, più che la mera apparenza esteriore della pietà, è ciò che determina la salvezza di una persona. Riflettiamo più a fondo su questo di seguito.
È possibile sapere se una persona deceduta è andata in Paradiso o all'Inferno?
Il professor Raphael Tonon, in un video dalla Comunità cattolica Pantokrator, ha detto: "Ci sono molte persone con l'aspetto di santi che si condanneranno e ci sono molte persone con l'aspetto di peccatori, pervertiti, che saranno salvati. Perché? È il pentimento, è la penitenza finale. Quanta gente va in chiesa per anni e anni ma ha il cuore duro, la testa dura [...]?".
Nella dottrina cattolica, la salvezza è intesa come una grazia divina che si manifesta attraverso la fede e le opere (Giacomo 2:14-26). Tuttavia, non è solo la pratica esteriore dei rituali religiosi a garantire la salvezza, ma la trasformazione interiore e il pentimento sincero. Gesù Cristo ha sottolineato questa verità in diverse parabole, come quella del Fariseo e del Pubblicano (Luca 18:9-14), dove il pubblicano, pur essendo considerato un peccatore, è giustificato per la sua umiltà e il suo sincero pentimento, mentre il Fariseo, che si considerava giusto, è condannato per la sua arroganza e mancanza di misericordia.
La citazione di Tonon risuona con l'insegnamento di San Giovanni Paolo II sulla misericordia divina. Nella sua enciclica Dives in misericordia, spiega che Dio, nella sua infinita misericordia, è sempre disposto a perdonare coloro che si pentono sinceramente, indipendentemente dai loro peccati passati. La Chiesa cattolica insegna che la confessione e la penitenza sono sacramenti essenziali per la riconciliazione con Dio. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (1422-1498) si sottolinea che la confessione sincera, accompagnata da un autentico pentimento, porta all'assoluzione dei peccati.
Pertanto, si può frequentare la chiesa per molti anni, compiere atti religiosi e mantenere una parvenza di santità, ma se non c'è una vera conversione del cuore, questi atti possono essere privi di significato spirituale. Gesù criticava spesso i farisei e gli scribi per la loro ipocrisia, sottolineando che la vera santità viene dall'interno e non solo dalle azioni esteriori.
D'altra parte, una persona che può sembrare un peccatore agli occhi della società, ma che si pente sinceramente e cerca la misericordia di Dio, può ottenere la salvezza. La storia del buon ladrone, Disma, sulla croce (Lc 23,39-43) ne è un potente esempio. Disma, riconoscendo i suoi peccati e chiedendo a Gesù di ricordarsi di lui in Paradiso, riceve la promessa della salvezza.
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