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Le parole di Cristo toccarono il vero alla lettera. Dopo la sua morte insorsero tosto degli impostori che si facevano credere e si spacciavano per Cristi e Re dentori. Teuda sedusse molti Giudei ad abbandonare le loro famiglie, le loro sostanze, a seguirlo, pro mettendo loro mille cose; e i Romani lo trucidarono co sedotti. Tenne a lui dietro Egizio, il quale pro metteva di far cadere le mura di Gerusalemme a un suo cenno, di liberare da tutti i suoi mali la plebe, ed egli ebbe pure la medesima sorte. D'un altro Teuda ci ragionano i fatti Apostolici, il quale la finì come il primo. Gionata fu la ruina di tutti gli Ebrei della Libia. Elimas e Simon Mago furono tra costoro, e sedussero una quantità infinita di popolo, finchè la Giustizia divina li ebbe fulminati. Per tacere di tanti altri, il peggiore di tutti fu Giuda il Galileo, che si tiene autore della setta degli Erodiani, e secondo noi, capo della setta antica che sempre covò in seno del l'Ebraismo. Costui coi suoi seguaci predicava che i Giudei, come figli che erano di Abramo, non dovevano riconoscere altro maestro, nè altro Signore fuorchè Iddio medesimo, nè pagare ad altri i tributi e le imposte; questo seduttore, co' suoi sedotti, fu uno dei primi e principali autori della ribellione del Giudei contro i Romani, e perciò l'immediata cagione della ruina di Gerusalemme e di Palestina, e di tutta l'ebraica nazione (1). Questi Erodiani inculcavano al popolo di smettere il giogo e l'oppressione degli stra nieri, di ricusar loro i tributi, di ribellarsi, di armarsi per la santa causa dell'Indipendenza ; li animavano a combattere, promettevan loro miracoli, trionfi, vit torie. Milantavano che i Romani sarebbero stati scon fitti, che verrebbe il Messia a liberare Gerusalemme, e a ripristinare nella prima gloria il regno di David de (2). Le sette tutte ripullularono, rifiorirono, si raf forzarono e si accinsero all'ultima lotta. D'oggi innanzi non vi furono più che due fazioni accerrime capitanate poi una da Simone di Giora, l' altra da Giovanni di Giscala: quella di Eleazaro non fu che un misto inutile e momentaneo. Queste, che si fecero chiamare ancora i zelanti, scacciarono da Gerusalemme e dalla Palestina i Romani, proclamarono l' Indipendenza della nazione, si armarono potentemente e posero in istato di difesa Gerusalemme e le città di frontiera. Ma quanto queste fazioni erano terribili ai nemici in guerra, al trettanto erano empie e crudeli coi loro cittadini e tra di loro medesime. L'ultima occupò il Tempio, che era fortezza pressocchè inespugnabile, la prima si tenne nella città. Si verificò allora quanto aveva detto Cristo, che popolo si ribellerebbe contro popolo, gente con tro gente; imperocchè i popoli circonvicini, singolarmente i romani, si armarono contro i Giudei, ingelositi di questa loro acquistata potenza; e d'altra parte nell' interno si destò la guerra civile fra le due fazioni, e tra queste e il popolo, sì che veramente il fratello tradiva il fratello, il padre il figlio; il tutto come era predetto. Dalle quali cose ne conseguitò una carestia così orrenda, che gli uomini si divoravano cani e cavalli, e perfino il cuoio degli scudi e degli arcioni, e le donne i loro propri figliuoli. E dietro a questa tenne la pestilenza che uccise nella sola Gerusalemme moltissime migliaia di vite umane. Era tale la strage, sia per la guerra civile, sia per la fame, sia per la pestilenza, che non si potevano più sepellire i cadaveri, e questi, restando insepolti, colle loro esalazioni pestifere accrescevano l'eccidio. Frattanto i Romani avevano mandato Vespasiano con due legioni a sottomettere i ribelli. Gli ebrei fecero prodigi di valore, e contrastarono palmo a palmo il terreno, e a Giotapata successero tutti quei fatti gloriosi che usurpò il Tasso nel descrivere la sua Gerusalemme (1), e fecero costar cara a nemici questa inutile vittoria.
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P. B. N. B.
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