martedì 26 ottobre 2021

LETTERE D'UN EREMITA

 


IL FARO 

L'Onnipotente ci fece descrivere l'epoca anticristiana dai profeti dell'antica legge, ce la indicò per mezzo del suo Verbo incarnato, ce ne diede il carattere per bocca degli apostoli, ispirò ai Padri ed ai Dottori della Chiesa le maravigliose previsioni che essi lasciarono scritte intorno a questi tempi; ma ciò non bastava ancora ad appagare l'immenso suo amore per l'umanità. Noi siamo entrati nell'epoca solenne. Gli uomini si ammogliano o maritano le loro figliuole come ai tempi di Noè, s'occupano d'un mondo di cose, e per la maggior parte, più specialmente d'accrescere i loro capitali e le loro rendite, fosse pur anche un poco a spese dei fratelli; essi pongono grandissima cura nell'aumentare il loro benessere individuale, e mostrano tanta attività d'intelligenza, che vediamo adempiersi alla lettera ciò che diceva S. Gregorio, cioè, che verso gli ultimi tempi gli uomini saranno dotati d'uno spirito più perspicace, come una fiaccola che manda luce più viva prima di spegnersi (Dialog., Lib. IV). Questa intelligenza essi la volgono a perfezionare i lavori della materia, a dominarla, a farla servire all'aumento di cotesto benessere fisico che sta loro tanto a cuore. Essi ci si confondono talmente con essa, la rimpastano in tante guise, che hanno finito per dichiarare che la loro propria natura sta congiunta con lei; la materia non è più altro che un gran tutto, di cui l'anima umana è una particella soltanto. Taluni sentendo la necessità di avere degli antenati, ebbero ricorso alle scimmie, e ne fanno gli archimandriti dell'umanità. E non pensano, gli sciagurati, che nel sostener questa tesi, fanno una grave ingiuria a quei quadrumani perchè è da dubitar forte che le scimmie, le quali ubbidiscono alle leggi che Dio ha fatte per loro, non rinnegherebbero forse, potendo, una posterità che non vuol riconoscere legge alcuna. Così stando le cose, egli è ben naturale che la gente s'occupi poco di Dio, e meno ancora della fine del mondo. La Provvidenza però non si dà mai per vinta; anzi l'ingratitudine degli uomini è, per dir così, un pungolo al suo amore; siccome ha campo di esercitare il rigore della sua giustizia nell'eternità, essa può bene sovrabbondare in misericordia inverso alle creature fintantochè sono sulla terra. Ed ecco che lo Spirito Santo discende su Pio IX; ecco che questo Pontefice viene ad aggiungere ancora qualchecosa a quello che era stato predetto da tanti secoli: egli innalza il Faro che deve esserci di guida nella notte dei tempi: il Sillabo. Voi temete, o signore, ben me ne accorgo, che io esageri l'importanza del Sillabo. Ma non è desso la pietra di paragone dell'apostasia? Senza di lui l'apostasia avrebbe ancora serpeggiato chi sa quanto tempo tra i fedeli, non solo senza lasciarsi scoprire apertamente, ma fors'anche senza che se ne avesse il sospetto. Imperocchè l'apostasia, per la stessa sua natura, è difficilissima a riconoscere. - Essa è una rinunzia alla verità, che può prendere tutte le apparenze d'un omaggio alla verità stessa. Una simile rinunzia può talora farsi con malizia si raffinata, che gli stessi eletti corrano il rischio di lasciarsi illudere. - Ed infine, essa non è l'iniquità pura e semplice, ma giusta le parole di S. Paolo, è il mistero dell'iniquità. Quest'apostasia degli ultimi tempi è chiamata universale, non solo perchè essa avrà ad essere il delitto comune della gran maggioranza degli uomini, ma perchè dev'essere la demolizione di tutte le verità necessarie alla salute eterna. Il vero, nella sua essenza non è che un , e si chiama Dio; ma infinito è il numero delle sue manifestazioni. Si può negar Dio senza pur nominarlo, in molte circostanze diverse, solo col mettere la menzogna al posto della verità. L'apostasia stringe gli uomini alla vita, 

Non v'ha atto morale nella vita, non operazione dell' intelletto, non sentimento, il quale non possa improntare il proprio carattere dal vero o dal falso. L'apostasia ti segue in tutto ciò che fai, ti tende i suoi lacci; l'errore entra in te senza quasi che tu te ne avveda; è un nulla qualche volta, o pressochè nulla. Che monta? egli è sempre un passo indietro per la strada che mena alla sorgente del vero, al trono di Dio. Come potrebbero le moltitudini sfuggire alle insidie che loro tende lo spirito delle tenebre, se non vi fosse sulla terra un'autorità avente la missione di difenderle contro Satana? La Chiesa non ha mai piegato un solo istante sotto il peso di questo còmpito. Lo spirito delle tenebre l'ha sempre trovata là sulla breccia. Giammai il male non fece una conquista, senza che la Chiesa non protestasse, senza che ella non alzasse la sua voce, senza che accanto alla proclamazione della menzogna, non si trovasse la dichiarazione della verità. Anche allorquando i governi l'abbandonarono, anche allorquando la perseguitarono, essa non cessò mai di mantenersi fedele alla verità; circondata di nemici, essa parlò, difese tutti i diritti, persino quelli del potere civile che cercava di abbatterla. - - La strada percorsa dall'umanità è seminata di monumenti che fanno buona testimonianza della sapienza della Chiesa e della sua sollecitudine per l'umanità. Chi guarda a questi monumenti può dire: fingui è arrivato il tale errore, che inondò la terra in quel tempo! Ma questi monumenti, che lo spirito delle tenebre cerca di nascondere, non sono visibili agli occhi della turba. Ora noi siamo in tempi in cui la turba è fatta immensa. Uomini di stato e di spada, dotti e letterati, tutti coloro che per il passato si innalzavano sopra il comune livello degli uomini, o per grandezza di carattere, o per splendore d'intelligenza, sono tutti diventati una turba, grazie alla tendenza dominante in questo secolo, cioè all'ignobile e bassa cupidigia di piacere al volgo e di ubbidire alla falsa opinione pubblica. Pio IX penetrò con uno sguardo pieno di viva ansietà i recessi della società moderna, ne riconobbe i bisogni ed i pericoli, nello stesso modo che i suoi predecessori avevano compresi quelli delle società che erano chiamati a governare. Come avviene egli che tutti i papi dotati, sotto l'aspetto puramente umano, di così differenti facoltà, abbiano tuttavia avuto egualmente una sì alta e si profonda intuizione dei bisogni sociali? Coloro che non vogliono credere che la Chiesa è retta da un potere soprannaturale, e che il Papa è in materia religiosa infallibile, si facciano innanzi, e mostrino, se il puonno, altro esempio d'una successione d'uomini che si prolunga per diciotto secoli, senza abbandonare pur una volta la causa della verità, combattuta sotto tutte le forme immaginabili e possibili. Pio IX adunque riconobbe che la turba ignorante e sbadata, volgendo ostinatamente le spalle alla verità, era diventata in questo secolo una legione innumerevole; egli si accertò che questa turba era impotente a far ricerca dei monumenti che i suoi predecessori avevano lasciato nella storia, il suo cuore ebbe pietà di questi poveri ciechi; e mise mano all'opera, e raccolti tutti questi monumenti compilò e fece noto al mondo il Sillabo.

Perchè l'ha egli fatto? Perchè quest'ispirazione è venuta al presente pontefice anzichè a Gregorio XVI, a Leone XII, a Pio VI? Perchè erano giunti i tempi in cui dovevano separarsi i due campi, quello dei fedeli e quello dei malvagi; perchè era necessario che si innalzasse un Faro sul mare tempestoso della società odierna e che gl'ipocriti ed i deboli si scernessero finalmente dai forti e dai predestinati, che gli uomini paressero una volta quel che sono realmente, e che l'apostasia prendesse il suo vero nome, e si mostrasse alla luce del giorno. Ecco, signore, a che serve il Sillabo. Questo mirabile documento, se fosse comparso sotto Gregorio XVI o sotto Leone X, non sarebbe venuto a tempo; e le opere della Chiesa cattolica vengono a tempo, e segnalano i tempi. Pio IX manda il Sillabo urbi et orbi. Ecco, egli dice, ecco ciò che la Chiesa insegna ai popoli perchè ubbidiscano ai prencipi; ecco ciò che insegna ai prencipi per governare i popoli; ecco ciò che insegna a tutti per la salute delle anime, Ora chi ha risposto a quest'appello? Chi accetta queste saggie dottrine ? Chi mostra la sua gratitudine al pontefice, il quale, in vista delle sventure che minacciano il mondo, venne a gettare il suo grido di avvertimento? Non vi fa tremare, o signore, il silenzio che domina tutt'intorno a questa voce venerabile e piena d'autorità? Tra tante nazioni agitate ed in rovina, che cercano invano un momento di respiro, che esperimentano tutti i sistemi senza trovarne pur uno savio e ben fondato, ve ne è egli stata una almeno che abbia sospeso il suo lavoro di demolizione per volgere un istante la sua attenzione al codice di verità che le presentava la Chiesa? Non vi pare che questo abbia un certo significato? Poniamo, per ipotesi, che l'epoca anticristiana sia lungi ancora mille anni, ma intanto, se domandiamo a noi stessi quale sarà il segno più sicuro per riconoscere l'apostasia, non ne troveremo uno che valga questo della indifferenza universale con cui si accolsero dai governi gli ammonimenti del Sommo Pontefice. Ecco perchè il Sillabo è venuto in questo tempo. E ci è venuto per un'altra ragione ancora; perchè i popoli ed i principi non n'ebbero mai tanto bisogno come ai di nostri, ed esso era fatto per servire di guida a tutti sulla via del vero, che lo spirito di menzogna cerca di rendere aspra e difficile. D'ora innanzi niun essere ragionevole potrà più scusarsi col pretesto di non conoscere la dottrina della Chiesa sopra una folla di questioni, di cui non si scorgono a prima giunta le intime relazioni coi dogmi, colla morale e colla disciplina. L'umanità è avvertita: ella sa ora ciò che si nasconde sotto il nome di progresso e libertà, ciò che vogliono dire tolleranza ed indipendenza, ciò che s'intende sotto il nome di spirito del secolo. Tutte queste espressioni furono deviate dal loro senso naturale. I falsari dell'anticristianesimo le fabbricarono sull'altare di Baal e cercano di spanderle nel popolo come monete d'oro puro. Grazie al Sillabo queste fallacie non possono più ingannare nessuno. Il Faro adunque è acceso e fa lume a chiunque ci vede. I ciechi non lo vedono, ed è naturale; con tutto ciò esso raggiunge mirabilmente il suo fine, ed è di separare i buoni dagli apostati. La sua luce penetra nei cuori e li rende trasparenti. Quanti che prima portavano, secondo l'espressione di S. Paolo, la cancrena occulta, ed ora non possono più tenerla celata! Su questo punto permettete che vi faccia una domanda che vi sorprenderà forse un poco. Son sicuro che non ve l'aspettate; ma insomma io la butto là, anche a costo di passare a vostri occhi per uno spirito bizzarl'O. Ditemi, signore, tenete voi proprio per sicuro che coloro i quali rifiutano di sottomettersi alle dottrine del Sillabo credano ancora ai vangeli ? Non iscorgete a primo sguardo, come io me l'aspettava, come c'entri qui la mia domanda; ma riflettete un poco, e considerate donde la Chiesa ha la sua autorità e quanto questa si estenda, e vedrete di leggeri che c'entra benissimo. Dov'è che si possono leggere quelle parole dette da Cristo a S. Pietro: Pasce oves meas? e queste agli apostoli: « M'è stato dato ogni potere sul cielo e sulla terra. Andate adunque, istruite i popoli insegnando loro di osservare tutto quello che vi ho comandato. » E queste altre: « Percorrete il mondo intiero, predicate il Vangelo a tutti gli uomini. Chi non crederà sarà condannato. » E quest'altre ancora: « Chiunque vi ascolta, mi ascolta, chi vi sprezza, mi sprezza, e chiunque disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato ? » Queste parole io le trovo negli evangeli di S. Matteo, di S. Marco e di S. Luca. Per rispettarle bisogna che diamo loro un significato; chè non si rispetta ciò che non si capisce. Ora qual altro significato si può dare a coteste parole del Vangelo fuori di questo: che il Papa e la Chiesa hanno ricevuta da Cristo la missione d'insegnare al mondo ogni verità che sia necessaria per salvarsi, vale a dire tutte le verità religiose e sociali ? Vedete, adunque, signore, che credere al Vangelo e non far conto del Sillabo sono cose difficili a conciliarsi. Il Sillabo non è altro che la collezione degli errori religiosi e sociali che la Chiesa ha condannato in tutti i tempi. Chi non lo accetta con venerazione, chi non si unisce alla Chiesa per condannare ciò ch'essa condanna, costui esce dal grembo della Chiesa stessa. Le leggi della logica non mi permettono di conchiudere altrimenti.

di J. E. DE CAMILLE

Nessun commento:

Posta un commento