CAPITOL O XVII.
I DRUIDI. — IL VISCHIO.
I.
Due fatti principali distinguevano la religione dei Druidi, e per conseguenza de*Galli: la cerimonia del vischio e il sacrificio umano. Il solo vischio della quercia era l'oggetto del loro culto. Perchè e donde questa strana superstizione? Prima di tutto richiamiamo alla mente che la quercia è stata tenuta da tutti i popoli antichi come un albero sacro, e come tale onorato d'un culto fiducioso ad un tempo e terribile. Non è diffìcile spiegare un mistero di tal fatta.
II
Satana è la scimmia di Dio. Tutto quel che Dio fa per la sua gloria, egli lo contraffa a suo prò. Oracoli, prestigi, templi, altari, sacrificii, pellegrinaggi, non v' ha cosa santa, di cui non siasi impadronito. L'antica memoria della quercia di Mambre, all'ombra della quale Abramo accolse, sotto la figura di tre angeli, le tre persone della santa Trinità, era un mezzo favorevolissimo per attirare alla quercia di Mambre prima, e poi alle quercie ordinarie, la venerazione de' suoi ciechi seguaci per non conservarne la memoria.
III.
La quercia di Mambrc, che vedevasi ancora al quarto secolo, al tempo di san Basilio, fu da tempo immemorabile oggetto di un gran concorso d' ogni sorta genti che venivano dalle diverse parti del mondo, fin dalle più lontane. Questo concorso si cangiò in fiere; e, per dirlo di passaggio, fu in queste fiere che venne venduta una moltitudine d'Ebrei, i quali s'erano ribellati contro i Romani, al tempo dell'imperatore Adriano.
IV.
La venerazione che i cristiani portavano a questa quercia, fu tosto cangiata dai pagani in ree superstizioni ed in abominevoli sacrificii. Non potea essere altrimenti. Da una parte Satana sforzavasi di far profanare quel sacro luogo; dall' altra, tutta la contrada era pagana, anche ai tempi d'Abramo. Onde seguì, mercè le ispirazioni gelose dello spirito di menzogna, che i pagani fecero di quella quercia V oggetto principale del loro culto, di cui tutto il fondamento era che il Dio del Cielo s'era mostrato ad Abramo e gli avea parlato sotto quell'albero. Quindi dal credere al far credere agli altri che il Dio del Cielo abitasse sotto quella quercia, era facile il passo : e questo passo fu fatto.
V.
Col progresso del tempo e dell' idolatria trasformandosi e corrompendosi le nozioni primitive, avvenne che in mancanza della quercia di Mambre, presero il costume di riguardare la quercia ordinaria, gli uni come un albero dove il Dio del cielo si compiaceva di far suo soggiorno: gli altri come la figura del Dio del cielo; ed altri finalmente come un albero consacrato per sua natura al Dio del cielo. Siccome tutte le nazioni pagane convenivano che Giove fosse il Dio del cielo, cosi tutti convennero che la quercia fosse la dimora, o la figura, o l'albero di Giove.
VI.
Cosi spiegasi la religiosa venerazione di tutti i popoli dell'antichità verso la quercia, la quale fu presso i nostri antenati più grande che altrove. Nessun di loro, uomo o donna, osava toccar la quercia colla mano. L'uso costante era di lasciarla infracidire sul suo tronco, di non impiegarla ad uso alcuno, neppure a quello del fuoco, e d'esser presi al suo cospetto da un sacro terrore. Quanto si è detto provasi, tra gli altri, dal fatto seguente. Cesare avea alcuni Galli nel suo esercito. Un giorno ordinò loro d'abbattere alcune quercie. Dovettero obbedire; ma con mani tremanti, e penetrati si vivamente dalla maestà del luogo, da temere che tutti i colpi dati contro le quercie non si rivolgessero contro di loro.
VII.
Ciò non è tutto. I Druidi portavan la loro venerazione alla quercia tant' oltre, che non osavan offrire alcun sacrificio senza la quercia, o senza le foglie, o senza i rami di essa. Giungevano a tale che appendevano e crocifiggevano alle quercie e mai ad altri alberi, se non in mancanza di esse, i prigionieri fatti ai nemici, in modo che il loro supplicio era un sacrifìcio in onore dell'albero sacro.
VIII.
Per sempre più dimostrare il loro rispetto per quest'albero misterioso, i Druidi s'erano, come noi abbiam già notato, fatta una legge di stabilire la loro dimora nei boschi di quercie, di tenervi le loro assemblee, di piantarvi i loro tribunali per render giustizia, d'avervi i loro collegi per l'educazione della gioventù gallica; e tutto ciò col fine di non perder mai di vista la quercia, d'essere ognora in grado di potervi fare i sacrifìcii o di meditar con maggior raccoglimento sulla divinità, di cui la quercia era il rappresentante.
IX.
Quindi è che i Galli non avevano altri templi che le foreste, e particolarmente le foreste di quercie. « Essi non hanno, dice Tacito, per tempio che una foresta, dove adempiono tutti i doveri della religione. Niuno può avere ingresso nella foresta, se non porta una catena in testimonianza della sua dipendenza da Dio e del sovrano dominio di Dio su lui. « Se gli avviene di cadere, non gli è permesso di rialzarsi, nè è permesso a chicchessia di prestargli aiuto ; fa d' uopo che si strisci sul suo ventre. 1 »
X.
Veniamo ora alle cerimonie osservate dai Druidi in cogliere il vischio della quercia. Plinio ce ne ha lasciata la descrizione. « I Druidi, die'egli, che sono presso i Galli quel che sono i maghi altrove, non hanno nulla di più sacro quanto la quercia ed il vischio da essa prodotto. Scelgono dunque sempre un legno di quercia. Hanno di quest' albero una si alta idea, che non fanno la più piccola cerimonia senza portare una corona di foglie di quercia. Stimano che tutto ciò che nasce su quest' albero venga dai cieli, e che sia un segno evidente che Dio lo ha scelto.
XI.
« Il vischio è difficilissimo a trovarsi. Quando lo si è trovato, i Druidi vanno a prenderlo con profondo rispetto. E ciò fan sempre nel sesto giorno della luna, giorno si celebre per loro, che 1' han preso pel principio dei loro mesi, dei loro anni ed anche de'loro secoli, i quali non sono che di trenta anni. La scelta che fanno di questo giorno, viene da ciò che la luna ha allora molta forza, benché non sia giunta al suo completo accrescimento; finalmente sono tanto prevenuti in favore di questo giorno, che gli danno nella loro lingua un nome che significa: medico di tutti i mali.
XII.
Allorché i Druidi han preparato sotto l' albero quanto serve al sacrificio ed al banchetto che debbon celebrarvi, fanno avvicinare due buoi bianchi, cui per la prima volta legano insieme per le corna. Poscia un sacerdote rivestito d'un'abito bianco, sale sull'albero, taglia con una falciuola d'oro il vischio e lo riceve in un sagum (tela bianca). Quindi seguono i sacrificii, che i Druidi offrono a Dio, chiedendogli che il vischio formi la felicità di coloro che lo ricevono. « Perchè credono che l'acqua del vischio renda fecondi gli animali sterili, e che sia uno specifico contro ogni sorta di veleni. »
XIII.
Pare certo che la cerimonia del vischio non si facesse che nelle foreste del paese di Chartres, e quando v'era l'assemblea generale dei Druidi. Or i Druidi non si riunivano che una volta all'anno, e nel paese di Chartres. La cerimonia del vischio era la più solenne della religione. E dunque naturalissimo che i Druidi scegliessero, per compierla, il momento in cui i Galli di tutte le provincie eran riuniti. Infine, quanto a quel che dice Plinio, che il vischio della quercia era difficile a trovarsi, non potea ciò verificarsi che ne boschi del paese di Chartres, dove i Druidi si radunavano, e dove senza dubbio era si raro, perchè eravi una legge che vietava di prenderlo altrove che là. Passiamo ora al secondo punto, più importante ancora, della religione de'Galli: il sacrificio.
Monsignor Gaume
Nessun commento:
Posta un commento