MIRACOLI DI SAN GIUSEPPE
La venerabile Maria Angelica Alvarez Icaza (1887-1986) racconta nelle sue Memorie: Nella cappella c’era un altare con un’immagine del Signor san Giuseppe che chiamavamo “San Giuseppe del Passo” perché si trovava precisamente in un luogo di grande passaggio. Siccome io lo vedevo quasi continuamente per la mia vicinanza alla cappella, incominciai a sviluppare una grande devozione al santo ed egli da parte sua iniziò a viziarmi molto, perché tutto ciò che desideravo (ed erano molte le cose) lo disegnavo su un foglio di carta, glielo mettevo tra le mani e con un’efficacia sbalorditiva subito egli rispondeva alle mie suppliche: un volto santo di Cristo per la stanza della madre (pochi giorni dopo ce lo regalarono), dei candelabri per l’altare della Madonna (in un batter d’occhio arrivarono), un libro che desideravo, una lampada, dei vasi per i fiori recisi, e così via...: non appena chiedevo, ottenevo. Questo valse anche per le consorelle che frequentemente ricorrevano a lui nella stessa maniera e per le bambine del pensionato che il nostro generoso santo sempre ascoltava 63 .
Diceva madre Teresa di Calcutta: confidiamo nella potenza del nome di Gesù ed anche nel potere d’intercessione di san Giuseppe. Agli inizi della nostra congregazione, ci sono stati dei momenti in cui non avevamo nulla. Un giorno di grande necessità, prendemmo un quadro di san Giuseppe e lo mettemmo all’ingiù. Questo ci ricordava che dovevamo chiedere la sua intercessione. Quando ricevevamo qualche aiuto il quadro tornava nella posizione corretta. Un giorno un sacerdote voleva stampare delle immagini per stimolare ed accrescere la devozione a san Giuseppe.
Venne a trovarmi per chiedermi dei soldi ma io avevo solamente una rupia in tutta la casa. Dubitai per un attimo se dargliela o no, ma alla fine gliela consegnai. Quella stessa notte tornò e mi portò una busta piena di soldi: 100 rupie. Qualcuno l’aveva fermato per strada e gli aveva dato quel Monsignor Amancio Escapa, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Santo Domingo nella Repubblica Domenicana, racconta un miracolo accaduto nell’anno 2001 a suo fratello gemello.
Mio fratello arriva all’ospedale di Valladolid intubato e più morto che vivo. La prima diagnosi fu di polmonite bilaterale causata dalla legionella. Quest’ultima gli causava emorragie interne. Dopo diverse analisi e ricerche decisero di operarlo allo stomaco.
Trascorsi tre giorni lo sottoposero ad emodialisi perché i reni incominciavano a non funzionare. Gli praticarono la tracheotomia. Durante i 48 giorni che rimase in terapia intensiva, in due occasioni contrasse un’infezione da virus ospedaliero. Rimase ricoverato 71 giorni. Chiesi preghiere a quanti conoscevo. Posso dire che la mia vita in quei momenti era una preghiera continua. L’unico mio punto di riferimento era il tabernacolo, sempre. Chiedevo a Gesù con tutto il mio cuore che si compisse la sua volontà. Avevo messo mio fratello nelle mani di Dio. E come era normale che fosse, conscio della mia povertà, cercai i miei intercessori presso Gesù. Essi furono la Vergine Maria e san Giuseppe.
Pregavo la Vergine con due rosari al giorno. Iniziai a bombardare san Giuseppe insieme alle mie cugine con novene continue. Non eravamo arrivati alla fine di una, che a mio fratello si presentavano nuove complicazioni. Per ogni complicazione, una nuova novena; cinque in totale. Per ogni richiesta rivolta a san Giuseppe, la relativa situazione difficile veniva superata.
Credo che la guarigione di mio fratello sia frutto di un miracolo di Dio e possiedo le testimonianze degli stessi medici che lo seguivano. Quali furono gli autori del miracolo? Secondo me Gesù Eucaristia, il capo, come spiegai alle mie cugine, che era il centro. Maria fu la mia avvocata. E san Giuseppe il mio intercessore.
Per questo il mio cuore è pieno di gratitudine prima di tutto verso Dio, poi verso i miei grandi tramiti, la Vergine Maria e san Giuseppe, ed infine per tutti coloro che si unirono a me e mi appoggiarono con le loro preghiere. A tutti grazie 65 .
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