lunedì 8 novembre 2021

Adorazione eucaristica e riparatrice, come, quando, in che modo, preghiera comunitaria o silenziosa?

 


Adorazione eucaristica e riparatrice, come, quando, in che  modo, preghiera comunitaria o silenziosa? 

Colui che adora Cristo, presente nell’Eucaristia, è trasformato  in un canale di grazie per tutta l’umanità; un canale che ci  porta verso l’esterno verso i fratelli e le sorelle per  comunicare la vita divina della quale siamo stati resi partecipi.  E’ la presenza reale del Cristo sull’altare ciò che ci trasforma,  che fa assumere significato alle nostre povere membra, che  cambia la nostra vita, rendendoci capaci di diventare dono e di  trasmettere la luce, la verità, l’amore di Colui che è venuto a  portare il fuoco sulla terra. L’adorazione eucaristica è il cuore  dell’adorazione della Chiesa, perché non adoriamo un Dio che  immaginiamo nel nostro cuore, ma la presenza viva e vera di  Dio resa attuale qui ed ora nel Tabernacolo per un Mistero di  amore dell’Onnipotente. Ma è proprio necessaria l’esposizione  eucaristica perché l’adorazione sia efficace? Certamente no!  Non sarà certo la porticina del tabernacolo un ostacolo alla  onnipotenza divina; l’esposizione infatti serve unicamente a  concentrare meglio la nostra attenzione su Gesù Eucaristico  ed a stimolare la profondità e l’effusione dei nostri sentimenti  di amore e di devozione, ma non serve certamente al Signore e non è condizione per poterlo efficacemente adorare.  L’adorazione eucaristica dovrebbe essere una sana abitudine   quotidiana di tutti i fedeli, non perché il Signore abbia  bisogno della nostra adorazione, ma perché siamo noi ad  averne bisogno: dall’adorazione, infatti, i fedeli traggono la  forza necessaria per proseguire nel cammino della vita lungo  le vie che il Signore ha tracciato per noi; l’adorazione dunque  ci aiuta a vivere secondo la volontà di Dio ed a compiere il  disegno di conversione che Dio ha stabilito per ciascuno di  noi. Ma occorre molto tempo per adorare? Certamente no,  ciascuno dedichi il tempo che può, senza trascurare i doveri  del proprio stato, anche perché nell’adorazione non conta la  quantità del tempo o delle parole, bensì la qualità e l’intensità  degli atti di amore che riusciamo ad esprimere. Alcuni fedeli  sono convinti che l’adorazione consista nello ruzzolare una  serie molteplice di preghiere vocali, nel maggior numero  possibile, con una frenesia di offrire una quantità  indescrivibile di orazioni nell’unità di tempo dedicata  all’adorazione, nella convinzione che più si prega meglio è e  che queste preghiere servano al Signore. Occorrerebbe  spiegare bene a queste persone che l’adorazione è soprattutto  preghiera personale e silenziosa e contemplazione di Dio nei  misteri della fede oltre che nella sua presenza reale nelle  specie eucaristiche ed in noi, prima di essere preghiera  liturgica e comunitaria e quindi necessariamente orante e  corale, quindi rumorosa. 

Direi che in una certa misura è necessaria ed opportuna anche  la preghiera comunitaria e liturgica, ma la preghiera di  adorazione personale e del cuore deve avere la precedenza,  perché Dio dimora nel cuore delle sue creature che ne  osservano i comandamenti e che lo amano. L’adorazione  eucaristica è personale, ma deve anche essere riparatrice. 

Diceva Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Mane  Nobiscum Domine ( Rimani con noi Signore): Restiamo  prostrati a lungo davanti a Gesù presente nell’Eucarestia,  riparando con la nostra fede e il nostro amore le  trascuratezze, le dimenticanze e persino gli oltraggi che il  nostro Signore in tante parti del mondo subisce. Così come  abbiamo visto in precedenza, Dio chiama alcuni tra i fedeli ad  essere anime eucaristiche, cioè chiamate a nutrirsi  quotidianamente della S. Eucaristia non solo per se stessi, ma  per riparare i peccati di sacrilegio e di indifferenza e di  tiepidità di cui è fatta oggetto l’Eucaristia stessa. Allo stesso  modo e per le stesse ragioni l’adorazione eucaristica deve  essere non solo personale, cioè dovuta da ciascuno di noi e  sentita come un dovere di amore, lode e riconoscenza verso  Colui che ci ha creati, amati e redenti, ma deve diventare  anche un tributo di riparazione dovuto a Dio in luogo e vece  di coloro che lo ignorano, dimenticano, disprezzano ed  odiano. Questa riparazione è necessaria, per la salvezza del  mondo, e per attirare sulle nostre comunità una quantità  notevole di grazie spirituali e materiali, grazie di provvidenza,  di benessere, di lavoro, di prosperità, di fertilità delle spose, di  salute fisica e psichica, di buona meteorologia, di santità delle  comunità, di santità dei sacerdoti ministri delle nostre  comunità; poiché così come della santità di pochi si  avvantaggia tutta la comunità, della gravità del peccato di  molti soffrono i pochi o molti santi di quella stessa  comunità. Infatti Dio fa splendere il sole sui giusti e sui  peccatori, così come fa piovere e scendere i castighi su  entrambi, soprattutto quando essi sono destinati alle comunità.  Occorre allora moltiplicare la virtù delle adorazioni riparatrici,  estendendone e diffondendone la pratica, a cominciare da chi  tra di noi si riconosce, esaminandosi nella sua personale  devozione e nella qualità del suo proprio amore alla  S.Eucaristia. L’amore, la devozione e lo zelo verso l’Eucaristia, mangiandola degnamente ed adorandola tutte le  volte che ci è possibile, siano vissuti da noi come un impegno  indispensabile e prioritario e come una missione di  cooperazione alla salvezza delle nostre famiglie e delle nostre  comunità.  

Gioacchino  Ventimiglia 

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