Adorazione eucaristica e riparatrice, come, quando, in che modo, preghiera comunitaria o silenziosa?
Colui che adora Cristo, presente nell’Eucaristia, è trasformato in un canale di grazie per tutta l’umanità; un canale che ci porta verso l’esterno verso i fratelli e le sorelle per comunicare la vita divina della quale siamo stati resi partecipi. E’ la presenza reale del Cristo sull’altare ciò che ci trasforma, che fa assumere significato alle nostre povere membra, che cambia la nostra vita, rendendoci capaci di diventare dono e di trasmettere la luce, la verità, l’amore di Colui che è venuto a portare il fuoco sulla terra. L’adorazione eucaristica è il cuore dell’adorazione della Chiesa, perché non adoriamo un Dio che immaginiamo nel nostro cuore, ma la presenza viva e vera di Dio resa attuale qui ed ora nel Tabernacolo per un Mistero di amore dell’Onnipotente. Ma è proprio necessaria l’esposizione eucaristica perché l’adorazione sia efficace? Certamente no! Non sarà certo la porticina del tabernacolo un ostacolo alla onnipotenza divina; l’esposizione infatti serve unicamente a concentrare meglio la nostra attenzione su Gesù Eucaristico ed a stimolare la profondità e l’effusione dei nostri sentimenti di amore e di devozione, ma non serve certamente al Signore e non è condizione per poterlo efficacemente adorare. L’adorazione eucaristica dovrebbe essere una sana abitudine quotidiana di tutti i fedeli, non perché il Signore abbia bisogno della nostra adorazione, ma perché siamo noi ad averne bisogno: dall’adorazione, infatti, i fedeli traggono la forza necessaria per proseguire nel cammino della vita lungo le vie che il Signore ha tracciato per noi; l’adorazione dunque ci aiuta a vivere secondo la volontà di Dio ed a compiere il disegno di conversione che Dio ha stabilito per ciascuno di noi. Ma occorre molto tempo per adorare? Certamente no, ciascuno dedichi il tempo che può, senza trascurare i doveri del proprio stato, anche perché nell’adorazione non conta la quantità del tempo o delle parole, bensì la qualità e l’intensità degli atti di amore che riusciamo ad esprimere. Alcuni fedeli sono convinti che l’adorazione consista nello ruzzolare una serie molteplice di preghiere vocali, nel maggior numero possibile, con una frenesia di offrire una quantità indescrivibile di orazioni nell’unità di tempo dedicata all’adorazione, nella convinzione che più si prega meglio è e che queste preghiere servano al Signore. Occorrerebbe spiegare bene a queste persone che l’adorazione è soprattutto preghiera personale e silenziosa e contemplazione di Dio nei misteri della fede oltre che nella sua presenza reale nelle specie eucaristiche ed in noi, prima di essere preghiera liturgica e comunitaria e quindi necessariamente orante e corale, quindi rumorosa.
Direi che in una certa misura è necessaria ed opportuna anche la preghiera comunitaria e liturgica, ma la preghiera di adorazione personale e del cuore deve avere la precedenza, perché Dio dimora nel cuore delle sue creature che ne osservano i comandamenti e che lo amano. L’adorazione eucaristica è personale, ma deve anche essere riparatrice.
Diceva Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Mane Nobiscum Domine ( Rimani con noi Signore): Restiamo prostrati a lungo davanti a Gesù presente nell’Eucarestia, riparando con la nostra fede e il nostro amore le trascuratezze, le dimenticanze e persino gli oltraggi che il nostro Signore in tante parti del mondo subisce. Così come abbiamo visto in precedenza, Dio chiama alcuni tra i fedeli ad essere anime eucaristiche, cioè chiamate a nutrirsi quotidianamente della S. Eucaristia non solo per se stessi, ma per riparare i peccati di sacrilegio e di indifferenza e di tiepidità di cui è fatta oggetto l’Eucaristia stessa. Allo stesso modo e per le stesse ragioni l’adorazione eucaristica deve essere non solo personale, cioè dovuta da ciascuno di noi e sentita come un dovere di amore, lode e riconoscenza verso Colui che ci ha creati, amati e redenti, ma deve diventare anche un tributo di riparazione dovuto a Dio in luogo e vece di coloro che lo ignorano, dimenticano, disprezzano ed odiano. Questa riparazione è necessaria, per la salvezza del mondo, e per attirare sulle nostre comunità una quantità notevole di grazie spirituali e materiali, grazie di provvidenza, di benessere, di lavoro, di prosperità, di fertilità delle spose, di salute fisica e psichica, di buona meteorologia, di santità delle comunità, di santità dei sacerdoti ministri delle nostre comunità; poiché così come della santità di pochi si avvantaggia tutta la comunità, della gravità del peccato di molti soffrono i pochi o molti santi di quella stessa comunità. Infatti Dio fa splendere il sole sui giusti e sui peccatori, così come fa piovere e scendere i castighi su entrambi, soprattutto quando essi sono destinati alle comunità. Occorre allora moltiplicare la virtù delle adorazioni riparatrici, estendendone e diffondendone la pratica, a cominciare da chi tra di noi si riconosce, esaminandosi nella sua personale devozione e nella qualità del suo proprio amore alla S.Eucaristia. L’amore, la devozione e lo zelo verso l’Eucaristia, mangiandola degnamente ed adorandola tutte le volte che ci è possibile, siano vissuti da noi come un impegno indispensabile e prioritario e come una missione di cooperazione alla salvezza delle nostre famiglie e delle nostre comunità.
Gioacchino Ventimiglia
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