OPERA A BEN VIVERE
Disboscato è il giardino, e diradicate son d'esso le male radici; resta ora di seminarvi dentro buon seme, per modo che le anime nostre vi passino avere d'esso frutto perfetto, e consolazione. Ora in questo capitolo è da vedere, in che modo si possa pervenire a perfetta pace, la quale Iddio, per il profeta, tanto ci conforta che noi dobbiamo cercare, dicendo: «Cerca la pace». Da poi che l'anima s'è partita dal male, e ha cominciato a far bene, resta ora che detto bene si sia sì fatto, che per esso possa pervenire a perfetta pace, alla quale tanto ci conforta il profeta.
Parmi dunque anche necessario, per meglio intendere a che modo dobbiamo pervenire a detta pace, di pigliare pur anca l'esempio di quello, che materialmente disbosca il giardino suo. Dico dunque, che colui che ha disboscato il suo giardino, e stirpato d'esso ogni mala radice e ogni mal seme, mette poi in punto la sementa sua buona; e innanzi che la semini, sì la vaglia, e nettala da ogni mal seme, a ciò che nel suo giardino non vi nasca se non tutti buon frutti; e la terra, che una volta è purgata e netta da ogni mala radice, non si avveleni più con alcuno mal seme.
Or così bisogna fare a noi, spiritualmente, a questo esempio: che, poi che ci siamo partiti dal peccato, e purificati da esso per la santa confessione, e, per grande desiderio di pervenire a qualche gusto e amore di Dio, abbiamo estirpato dall'animo nostro ogni vizio e concupiscenza, e ogni mal appetito; dobbiamoci preparare, quanto possiamo, il Cuor nostro, a seminarvi sì netto seme, che, per nostra negligenza, la terra dell'anima nostra, già purificata per la santa confessione, non s'imbratti daccapo con alcune male spezie di peccato. Onde dice l'Apostolo: «Uno poco di lievito corrompe tutta la massa della pasta». E Santo Iacopo dice: «Chi osserva tutta la legge, e solo offende in uno comandamento, è fatto trasgressore di tutta la legge».
Bisognaci dunque diligentemente disaminare le nostre coscienze; ciò è, che non facciamo cosa che la coscienza nostra ce n'abbi a remordere. E che cosa sono, figliuola mia, le buone opere, se non seme, le quali noi gettiamo in terra? Ciò è, facciamo e operiamo, meno tre che stiamo nella terra di questo mondo, nel tempo che noi ci stiamo; le quali ciò è facciamo, per animo di ricogliere in cielo de' beni celestiali, cento per uno.
E che questo sia vero, ce lo dichiara l'Apostolo, dicendo: «Chi semina in lacrime, ricoglie allegrezza e gaudio»; ciò è, chi si esercita in questo mondo con penitenza e pianti, a tempo ricoglie il frutto suo, gaudio e allegrezza in vita eterna, senza fine, con ogni consolazione. E qual sia questo seme che abbiamo a seminare, lo dichiara l'Apostolo, dicendo a' Galati: «Il frutto dello spirito si è questo: carità, gaudio spirituale, pace, pazienza, longanimità (cioè, perseverare nel bene cominciato) virtuoso, benigno, mansueto, fedele, modesto, continente, casto». E poi all'ultimo dice: «Quelli che sono di Cristo, hanno crucifisso la loro carne coi loro vizii, e colle loro concupiscenze».
Vuole dunque da noi questo nostro dolcissimo Ortolano delle anime nostre, che tutto il nostro seme, che noi seminiamo nel giardino delle anime nostre, sia puro e netto, senza nulla macula; ciò è, che ogni nostra opera che facciamo, sia fatta con purità e semplicità di cuore, senza nulla duplicità, e che tutta la nostra intenzione sia pure a farle e operarle a suo onore.
Onde questo nostro avversario, come scrisse una volta Santo Paolino e Santo Augustino, «ha mille arti per ingannarci, e mai non dorme né si posa, né mai è contento di noi, in sino a tanto che non ci ha rapito l'anima». Il quale suole molto, a quelli che si parteno dall'amore del mondo, e che desiderano e cercano di accostarsi a quello di Dio, (avendo già lasciato le male opere, e cominciato a pigliare le buone) di imbastardire esse buone opere, seminando fra loro zizzania. Come di ciò il Signore cel manifesta, dicendo per similitudine, che «dormendo l'uomo, venne il nemico suo, e mescolò nel seme buono la zizzania».
Allora, figliuola mia, il nostro nimico semina zizzania nel nostro buon seme, quando si ingegna di pervertire le virtù in vizio.
Onde, nel principio, a quelli che da lui si vogliono partire, vedendo di non poterli più ingannare, né farli più cadere n' peccati passati, s'ingegna di impedirli, che i beni che fanno non siano sinceri e puri, ma mescolati con alcuno vizio. Onde suole molto tentare questi tali di vanagloria: mostrando loro che abbino fatto gran cosa, essendosi partiti dal male, e cominciato a far bene, facendo loro parere d'una pulce un liofante; e poi, dall'altro lato, ordina e stimola altre persone a lodare tale persona. Lo qual vizio è sì pericoloso, che pochi son quelli che perfettamente da loro si sappino schermire.
Per la qual cosa, mi pare molto utile e necessario di porre in questa operetta, e mostrare alcuna cosa di questo vizio il suo pericolo, e a che modo l'uomo se ne debba guardare: però che non è possibile che mai l'anima devota possa pervenire a questo terzo grado della pace, se perfettamente la coscienza sua non gli rende buona testimonianza, di seminare nell'orto dell'anima sua buon seme. Ciò è, le opere buone ch'egli fa, con purità e semplicità di cuore; non desiderando, né volendo che di dette opere, né egli né altri, n'abbia né tutto né parte della gloria, ciò è, laude; ma ch'ella sia tutta di Dio, dal quale tutta procede ogni nostra buona opera.
La qual cosa, quando ciò faremo, l'anima nostra sentirà una pace e consolazione di mente, per modo, che eziandio in questo mondo sentirà alcuna particella del gaudio di paradiso, per la testimonianza della buona coscienza; dicendo San Paolo: «Certo, la gloria nostra si è questa, la testimonianza della nostra coscienza».
Porremo dunque prima il pericolo ch'è, di udire volentieri li lusinghieri; e poi, nella seconda parte, in che modo gli dobbiamo fuggire, o vero resistere ad essi: a ciò che il seme delle nostre buone opere, possino essere pure e monde nel cospetto di Dio; a ciò che, per la testimonianza della buona coscienza, possiamo pervenire, in questa vita, a perfetta pace, (alla quale tanto ci conforta Iddio per la bocca del profeta) e nell'altra, per mezzo d'essa, possiamo pervenire a quella beata gloria di vita eterna.
SAN ANTONINO
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