domenica 10 dicembre 2023

La malattia secondo Ildegarda

 


ILDEGARDA  DI  BINGEN


La malattia secondo Ildegarda 

Salute e malattia vengono opposte da Ildegarda nella visione della temporaneità dell’esistenza umana, che porta l’impronta della fede nell’opera creatrice e redentrice del mondo e dell’uomo, opera che Dio, alla fine, porterà a perfezione. Abbiamo già accennato alle tre denominazioni che Ildegarda dà dell’uomo: “costitutus, destitutus, restitutus”. Nelle sue opere sulle scienze naturali e la medicina, Ildegarda interpreta salute e malattia secondo l’antico insegnamento degli elementi della patologia umorale. In questo modo può spiegare la malattia dal punto di vista biologico in quanto si serve di dati naturali, semplici, e di condizioni che rispondono a leggi determinate. Una perfetta armonia tra gli umori dell’organismo umano con le qualità degli elementi non è più possibile per l’uomo. La causa ultima resiede nella perdita dello stato primitivo della luminosità del corpo umano. 

Il corpo che ha perduto la perfezione originale può essere al servizio dell’anima, ma solo imperfettamente. La natura originale, tutta luce, non è solo la physis, la natura, secondo gli insegnamenti degli antichi sul cosmo, ma è intesa da Ildegarda come la natura assunta da Cristo, il sole della giustizia. L’uomo, nella sua struttura corporea, ha il suo posto nella storia della salvezza e della decadenza. Solo assunto sotto la visione cristiana della storia, Ildegarda ne interpreta l’essenza e l’esistenza. Nel suo stato di salute fisiologica originario, l’uomo è l’uomo “costituito, fatto da Dio”, nella sua costituzione prima, l’uomo della genitura mistica. L’uomo dell’origine aveva a sua disposizione una natura gloriosa. Al suo corpo, che aveva una natura di luce, stava a disposizione il cosmo. Il suo rapporto con il cosmo era senza impedimenti. Ma l’uomo è venuto meno al suo compito cosmico. Ha perso, come punto di riferimento, Dio e, con questo, anche il vero rapporto con il cosmo. 

Le conseguenze coinvolgono anche la salute fisica dell’uomo, a cui danno anche un carattere cosmico. Ildegarda, a questo proposito, nota che con il peccato originale cominciò anche il tempo, perché da quando c’è il tempo, viene annunziato un inizio e quando viene annunziato un inizio, viene annunziato per ogni cosa terrena anche la sua fine. Quindi, ogni uomo che nasce nel tempo è destinato a finire e questo, senza scampo. Con il peccato, il firmamento cominciò a mettersi in moto, purificando gli elementi e facendo scorrere il tempo, il quale, come detto, da allora volge alla sua fine. La materia viene avvolta da un’oscurità inspiegabile e non mostra più con chiarezza il suo essere. Forze cosmiche entrano nel sistema degli umori dell’uomo per mezzo dei venti e influiscono negativamente al suo comportamento fisico e morale. L’uomo si ribella alla natura, distrugge l’equilibrio cosmico, fragile, segnato dalla morte. Per aver mancato alla sua missione, è diventato un essere biologico difettoso. Mette in confusione quello che è la sua opera ed è manchevole nel suo essere, nel suo pensare, nel suo parlare e nel suo agire e perde di freschezza e di vivacità. Come homo destitutus, l'uomo che ha perduto l'ordinamento voluto da Dio, ha un’esistenza piena di preoccupazioni e di angoscia. La malattia di questo uomo “destituto”, in paragone alla sua natura originaria, è una deficienza: all’uomo manca sempre qualche cosa, è un deficit ontologico, non è una malattia vera e propria, ma uno sviluppo manchevole, che corrisponde, a poco a poco, ad una forma di distruzione: finiamo tutti con la morte. 

Con la definizione escatologica di uomo “restituito”, si viene a trattare il carattere dell’uomo giunto a salvezza e salute, all’integrità. La ricostituzione dell’uomo è uno stato di salvezza e salute, dono di Dio, che può giungere a una relativa perfezione. Spiritualmente, diremmo, a una perfezione assoluta, in Cristo. La restitutio mette l’uomo in relazione con l’incarnazione di Gesù Cristo.

Sr. ANGELA CARLEVARIS osb

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