domenica 14 luglio 2024

ll buon samaritano delle vittime del demonio

 


Giselle, un caso particolare  

 

Il giovane Lux, posseduto molto pesantemente dal demonio, mi parla di una ragazza con la quale ha frequentato l’esorcista di Monte Rua per circa 9 anni. Hanno fatto conoscenza e conservano una certa amicizia come fratelli di sventura, per consolarsi reciprocamente. Mi avverte che la ragazza è un caso molto grave, fra i più gravi conosciuti. Mi racconta che Giselle si sente sola, non ha più trovato un esorcista che la segua. Ha veramente bisogno di un esorcista per pregare insieme, per sentire una parola di incoraggiamento. 

Questo giovane, dopo qualche incontro con me, è contento delle preghiere di liberazione che facciamo insieme. Non trova differenza rispetto agli esorcismi che faceva. Mi chiede se posso accettare, aiutare anche Giselle; mi ripete che si tratta di un caso molto grave che ha veramente bisogno. 

Scambio una parola con il sacerdote del Movimento. Mi dice: “È un caso che dura da molti anni, non so se vale la pena, se sia possibile risolverlo”. Accetto di incontrare la ragazza e di aiutarla senza saperne di più. 

Viene all’incontro con la madre. Lascio la madre a pregare in chiesa e in sacrestia Giselle mi racconta sommariamente la sua storia. 

Sarebbe stata molto più lunga, ma avendo frequentato per 9 anni un esorcista illuminato, potevo credere che era veramente posseduta. Il giovane, che la conosceva bene, già me l’aveva presentata come un caso gravissimo. Mi era rimasto qualche dubbio che insieme non vi fosse anche la compresenza di fattori psicologici. Lei mi precede dichiarandosi disponibile ad incontrare lo psicologo se lo ritengo opportuno. 

Già in passato aveva incontrato uno psicologo, ma non aveva trovato nessun disturbo in tal senso e nessuna causa. Gli aveva detto che la causa doveva ricercarsi altrove e le aveva suggerito di parlare con un sacerdote. 

Vedo una ragazza molto sciolta di parola, sorridente, un volto sereno e cordiale, appare completamente normale. Mi piace sentire spontaneamente dalle sue labbra: “Lo zio o qualche altro mi hanno fatto tanto male, ma io ho sempre perdonato e pregato per loro, perché si convertano e si salvino”. Ha la sola terza media, ma ha allargato la cultura con la lettura di libri preferendoli alla televisione. Con la mamma anche i figli l’avevano eliminata dalla loro casa per dialogare di più fra loro e per dare maggior tempo alla preghiera e al Rosario.


 Incontro di preghiera turbolento 

Passo in chiesa per la preghiera, espongo il Santissimo per l’adorazione insieme alle preghiere di liberazione. La scena cambia completamente, la ragazza diviene un’altra persona. Non vuole vedere il Santissimo, si nasconde dietro la madre, si agita, grida, piange. 

Per frenare lo strapotere del demonio prendo l’acquasanta e comincio ad aspergere con abbondanza, a benedire. La situazione peggiora, diviene più grave, la ragazza reagisce con forza, mi caccia via, insulta la Madonna e Gesù, rimprovera la madre: “Mi hai portata da un prete sbagliato”. 

Gli rivolge parolacce, insulti, minacce di fargliela pagare. La ragazza, meglio il demonio, assicura che non sarebbe più venuto in questo luogo, da questo prete. Mi chiede di lasciare l’acqua sporca, di prendere e usare l’acqua del rubinetto. Con l’acqua benedetta sente di bruciare, non riesce a sopportarla, soffre molto. 

Visto che non riesco ad avviare la recita del Rosario, avvicino la teca del Santissimo e la invito a guardarlo. Salvati cielo! Comincia ad imprecare contro Dio, a dire le peggiori parolacce alla Madonna, ad aggredire con insulti me e sua madre. Una situazione improvvisa e molto difficile da gestire, ma non mi spavento. 

Reagisco con maggiore determinazione e forza spirituale. Con una mano tengo il Crocifisso sul capo della ragazza con l’altra prendo il polso della sua mano e la mamma le prende l’altro per impedirle di aggredirci, di fuggire. Urla ancora di più, tenta in tutti i modi di svincolarsi, di liberarsi, reagisce con le gambe, ma la lasciamo sgambettare. 

Mi chiede di togliere dal suo capo quella cosa bianca, che è solo frutto di superstizione, che non vale niente. Mi minaccia di farmela pagare, di venirmi a trovare a casa perché sono il primo sacerdote che si è permesso di farle una cosa simile, di mettergli sul capo quella cosa bianca. 

Continua a ripetere: “Non voglio quella cosa bianca sulla testa, è solo superstizione, tirala via, tirala via. Mi fa saltare la testa, mi brucia, butta via tutto”. 

Naturalmente più il demonio soffre, più credo importante tenere il Crocifisso appoggiato sul suo capo. Giselle si dimena con tutte le forze per sfuggire, ma anch’io ce la metto tutta perché non mi sfugga, anche se qualche volta si svincola dalla mano della mamma. Riusciamo a tenerla seduta sulla sedia, ma non ferma. 

La ragazza si dimena, muove le gambe come un motorino. Continua a rivolgersi alla mamma con pesanti insulti: “Tu, con tutti i tuoi Rosari, perché ti aiuti, cosa i ha dato quel ..… e quella…… Hai rovinato la famiglia. Continua con i tuoi Rosari a rovinarla”. La mamma, per nulla spaventata, risponde sempre con un dolce sorriso di bontà e comprensione. 

“Non devi più dire Rosari e adesso te lo rompo io. Riesce a svincolarsi con una mano, a prendere il Rosario della mamma e con due tre strappi lo fa tutto a pezzetti e lo semina per terra. Getta via anche l’anello della Madonna, che teneva caro come ricordo di Medjugorie, dove si era trovata bene.

Continua ad insultare a gridare con rabbia, sputa addosso a sua madre e a me, e intensifica lo sforzo e la lotta per svincolarsi. Questa scena continua per diverso tempo. Sua madre si dà da fare con i fazzolettini a pulirsi dagli sputi, io non posso muovere le mani per non lasciarmi sfuggire né Gesù né la ragazza. Non sento tanto il bisogno di pulirmi il volto dagli sputi: spesso si rivolge contro di me, ma non sempre fare centro perché cerco di scansarmi! 

Giselle chiede più volte alla mamma di cacciarmi via e la mamma in risposta la accarezza, le sorride come ad un bambino, ad un malato che ha bisogno di essere capito. Lei continua a rimproverare la mamma: “Mi hai portato da un prete sbagliato: questo ci rovina tutti, non lo vedi?” 

Urlava come una belva ferita, alternando bestemmie, sputi, insulti a me e a sua madre, ripetendole l’accusa di essere la rovina della famiglia con le sue preghiere e Rosari. 

Il demonio mi minaccia così: “Se le succede un infarto, devi chiamare la Polizia. E che le dirai, che stavi facendo un esorcismo? Ti crederanno? O finirai male?”. Io invece non cesso di invocare benedizioni e innalzare preghiere per ottenere la liberazione dal demonio. Almeno 10 volte tento di iniziare il Rosario, ma sempre mi interrompe, con i suoi improperi, si scatena come una iena. 

Riesco ad arrivare al terzo mistero, ma Giselle, che è più giusto chiamare il demonio, non apre bocca, rimane arrabbiata, anche se si è un po’ acquietata; è certamente stanca. Al quarto mistero vedo che comincia ad aprire la bocca per seguire le Ave Maria. Via via torna più serena, alza la voce e torna la vera Giselle. Recita insieme la Salve Regina. 

Penso di allentare la presa della mano, di aggiungere alcune preghiere, con una nuova benedizione. Con l’aspersione riprende tutto come da principio. Torna a mandarmi via, ad urlare ed io continuo ad aspergerla con l’acqua “sporca” che le brucia sul corpo e le dà fastidio. Torna a chiedere l’acqua di rubinetto, quella pulita. 

Aggiungo le promesse battesimali, la rinuncia al demonio, la rinnovazione della fede, ma Giselle-demonio sghignazza e poi tace perché non può negare l’esistenza di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Gli presento il Crocifisso e abbassa il capo per non vederlo. Dice: “Sono passati duemila anni, è morto, sepolto e marcito in terra” e tu credi ancora che sia vivo”? 

Mi accosto per le unzioni con l’olio dei catecumeni, misto all’olio degli infermi. Mi ride in faccia, dice alla mamma: “Mandalo via, non sono malata, né sto per morire; spera lui di farmi morire. È pazzo. Con quell’olio si unga lui”. 

Do altre benedizioni e comando al demonio di andarsene all’inferno con l’autorità che Cristo mi ha dato sia come fedele, sia come sacerdote. Giselle-demonio mi ride in faccia e mi dice: “quando ci vieni tu, io torno all’inferno. Cosa credi di fare? Povero illuso! Io rimango sempre qui”! 

Dopo più di un’ora di battaglia chiedo alla mamma se può bastare per chiudere l’incontro di preghiera di liberazione. “Si, si, basta così. Ha fatto già molto e bene”.

FRATELLO ESORCISTA

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