SIAMO CHIAMATI FIGLI
Quando nasciamo non siamo figli di Dio, ma semplicemente sue creature.
Dio è Creatore perché, nel seme generato dai genitori, Egli infonde l'anima, che è il principio dinamico della vita.
Per diventare suoi figli, occorre un ulteriore intervento soprannaturale, una seconda generazione.
Cerchiamo di capire.
Figlio è colui che procede da un altro per via di naturale generazione.
La generazione è l'origine di un vivente da un altro vivente della stessa specie.
Noi siamo figli dei nostri genitori perché ci hanno generato nella loro identica specie. Un tavolo non può dirsi generato dal falegname, perché il tavolo non è un essere vivente e non proviene dal falegname per via di
naturale generazione.
Siamo figli dei nostri genitori e, insieme, creature di Dio, perché Dio ha infuso in noi quell'anima intelligente che ci fa vivere e ci fa comprendere.
L'essere uomini, sia maschio che femmina, significa già possedere una grande dignità.
Nella "scala degli esseri" l'uomo è al vertice di una scala che parte dai minerali e prosegue con le piante e gli animali. E anzi, di essi, il signore e il sacerdote, perché tutto è stato creato per lui, e di essi egli è l'interprete
intelligente e cosciente per dar lode al Creatore.
È già tanto così!
Ma qui nasce lo stupore: nell'apprendere che il Padre ha voluto per l'uomo un ulteriore salto di dignità e di qualità, un ulteriore intervento creativo, una seconda generazione.
Questa rigenerazione, ci dice Giovanni,
- non è dovuta al volere di uomo,
- non si realizza attraverso i canali della carne e del sangue,
- non è imposta a nessuno, ma è liberamente offerta a quanti accolgono il Figlio di Dio e credono in Lui.
Tutto si opera nel Battesimo, che ci immerge nel mistero della Morte e Risurrezione di Cristo Salvatore e opera quella realtà per la quale diventiamo
- figli di Dio,
- figli nel Figlio,
- figli come il Figlio,
con una sola differenza: Gesù è figlio per natura; noi lo diventiamo per partecipazione.
LO SIAMO REALMENTE!
L'amore di Dio verso l'uomo era già motivo di stupore per gli uomini dell'Antico Testamento:
Esclama il Salmista: «che cosa è l'uomo perché te ne ricordi...?»(Sal8,5).
Il Dio onnipotente e trascendente aveva scelto Israele e aveva stretto con lui un'alleanza sponsale, ma non aveva ancora fatto dell'uomo un suo figlio.
Anche se Dio nell'Antico Testamento veniva, a volte, chiamato Padre, la paternità divina si estendeva a tutto il popolo "nel suo insieme" e in senso metaforico.
È nel Nuovo Testamento che l'uomo:
- entra nel mistero della vita intima divina,
- diviene partecipe di questa vita divina,
- diventa personalmente figlio di Dio. Diviene figlio:
- il singolo uomo,
- il singolo credente,
- il singolo battezzato,
e non l'umanità nel suo complesso, il "popolo di Dio" nel suo insieme, la Chiesa come realtà mistica.
È COLMATO L'ABISSO!
Siamo figli di Dio!
E diventando tali, veniamo in un certo senso a colmare l'abisso, per sé invalicabile, che separa l'uomo finito dal Dio infinito.
Padre è colui che comunica a qualcuno la sua stessa natura. Dio Padre comunica la sua stessa natura al Figlio, che è tale perché è "della stessa sostanza del Padre".
Ma questo unico Figlio, incarnandosi, è divenuto una cosa sola con noi, e noi, in un certo modo, diveniamo "figli nel Figlio".
DON NOVELLO PEDERZINI
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