LIBRO DEL PROFETA DANIELE
Daniele rifiuta la perfetta integrazione. Lui è figlio di Abramo, figlio dell’Alleanza. Si è impegnato ad osservare la Legge santa del suo Dio e Signore.
Ma Daniele decise in cuor suo di non contaminarsi con le vivande del re e con il vino dei suoi banchetti. Non basta decidere di non fare una cosa.
Uno può decidere quando è solo e vive senza nessun altro uomo o persona accanto. Quando già si è in due, decidere diviene sempre problematico.
Figuriamo in una corte dove vive il più potente uomo della terra. Per decidere secondo la Legge e osservare la decisione urge un potente aiuto dall’alto.
E chiese al capo dei funzionari di non obbligarlo a contaminarsi . Infatti Daniele chiede al capo dei funzionari di potersi non contaminare.
È una richiesta che fa. Non può in alcun modo pretendere che il funzionario rispetti la richiesta. Solo il Signore può ispirare il funzionario perché accetti.
Il Dio di Abramo, il Dio di Gesù Cristo, non è Agente secondario nella nostra storia. Lui è sempre l’Agente principale. L’Agente che tutto governa.
È Lui che ispira Daniele alla grande fedeltà alla Legge. Ma è anche Lui che dovrà condurre la storia verso l’accoglienza di una simile richiesta.
Senza la fede nel Dio Agente principale della nostra storia, della nostra vita, tutto sarebbe incomprensibile e tutto senza alcuna spiegazione.
La ragione ha urgente bisogno della fede. Occorre infatti più fede nella stoltezza per non credere di quanto non ne serva alla sapienza per credere.
La fede è naturale. La non fede è innaturale. La fede si confà con la natura umana. La non fede non si confà con l’uomo. La non fede non ci appartiene.
La vera fede è la sola luce che si adatta alla sapienza, saggezza, intelligenza dell’uomo. La non fede oscura sapienza, saggezza, intelligenza.
MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI
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