La seconda tentazione
Non essendo riuscito a distogliere Nostro Signore dalla Sua Croce e Redenzione mutandoLo in un «Commissario comunista» che null'altro promette fuor del pane, Satana si volse ad attaccarne direttamente l'Anima. Visto che Nostro Signore si era rifiutato di aderire alla credenza che l'uomo sia un animale o un mero stomaco, Satana Lo tentò nel senso dell'orgoglio e dell'egotismo. Fece sfoggio, Satana, della propria vanità portandoLo su un alto superbo pinnacolo del tempio, e dicendoGli: «Gettati giù di qui».
Poi continuò, citando la Scrittura: «Perché sta scritto: 'Egli ha dato per te ordini ai suoi angeli, i quali ti sosterranno sulle loro mani, affinché il tuo piede non urti contro la pietra' .» (Matt. 4: 6)
Satana insomma disse: «Perché prendi la lunga e scomoda strada di guadagnarti il consenso del popolo versando il tuo sangue, facendoti innalzare su una Croce, mutandoti in oggetto di disprezzo e di ripulsa, quando puoi prendere una scorciatoia. compiendo un prodigio? Hai or ora affermato di credere in Dio: ebbene, se credi davvero in Dio, ti sfido a operare alcunché di eroico! Prova la tua fede, non già conquistando il Calvario in obbedienza al volere di Dio, ma gettandoti giù di qui, ché non riuscirai mai a guadagnarti il favore del popolo predicando verità sublimi dai campanili, dai pinnacoli, dai crocifissi: le masse non possono seguirti: troppo basso è il loro livello. Ammantati di prodigi, invece. Lanciati giù dal pinnacolo, e poi férmati un istante prima d'incontrar terra: ecco ciò che esse sono in grado di apprezzare. La gente vuole lo spettacolare, non il divino. È in preda alla noia! Allevia la monotonia della sua esistenza e stimola i suoi stanchi spiriti, ma non toccar la sua coscienza colpevole!»
La seconda tentazione fu dunque di trascurar la Croce e di sostituirla con un agevole sfoggio di potenza, in conseguenza di che a tutti sarebbe stato facile credere in Lui. Giacché aveva udito il Nostro Signor Benedetto citar la Scrittura, anche il diavolo adesso l'aveva citata. In risposta alla prima tentazione, il Salvatore aveva detto che Dio avrebbe potuto darGli il pane se Egli lo avesse richiesto, ma che non Glielo avrebbe richiesto se ciò avesse dovuto comportar la rinunzia alla Sua Missione Divina; e ora Satana aveva ribattuto che se Nostro Signore aveva davvero tanta fede nel Padre doveva provarlo compiendo un gesto di audacia e offrendo al Padre l'occasione di proteggerLo; ma mentre nel deserto nessuno avrebbe potuto vederLo nell'atto di compiere il miracolo di mutare le pietre in pane, nella grande città gli spettatori abbondavano; e se uno voleva essere il Messia, doveva pur conquistare le moltitudini: orbene, c'era forse modo più rapido di conquistarle che l'esibirsi in prodigi?
La verità che risponde a questa tentazione fu che la fede in Dio non deve mai contraddire la ragione: le audacie irragionevoli non possono mai contare sulla protezione divina. Satana avrebbe voluto che Dio Padre facesse per Nostro Signore qualcosa che Nostro Signore si rifiutava di fare per se Stesso, e cioè mutarsi in oggetto di particolare sollecitudine, esente dall'obbedienza alle leggi naturali, ch'erano ancor prima le leggi di Dio; ma il Nostro Signor Benedetto, ch'era venuto per rivelarci il Padre, sapeva che il Padre non era una Provvidenza meccanica e impersonale che avrebbe protetto chiunque, anche chi avesse rinunziato ad assolvere un compito di ordinazione divina per guadagnarsi il favore di una folla. La risposta di Nostro Signore alla seconda tentazione fu questa: «Sta scritto: 'Non tentare il Signore Dio tuo'.» (Matt. 4: 8)
Alla medesima tentazione il Nostro Signor Benedetto sarebbe stato esposto una seconda volta, nel corso della Sua vita pubblica, quando una folla Lo avrebbe circondato chiedendoGli un miracolo, un qualunque miracolo, che provasse il Suo potere, ond'essa non avesse difficoltà a credere in Lui: «Affollandosi intorno a lui le turbe, egli cominciò a dire: 'Questa generazione è una generazione perversa; essa domanda un segno'.» (Luca 11: 29)
Se tali segni Egli avesse concesso, tutti gli uomini certamente si sarebbero affrettati a seguirLo; ma qual giovamento ne avrebbero mai avuto, giacché il peccato sarebbe rimasto nelle loro anime?
In risposta alle richieste, che ai giorni nostri si fanno, di segni e prodigi, Nostro Signore potrebbe dire: «Voi ripetete la tentazione di Satana, ogniqualvolta ammirate i prodigi della scienza, e dimenticate che io sono l'Autore dell'Universo e della sua scienza. I vostri scienziati sono i correttori di bozze e non già gli autori del Libro della Natura: possono vedere ed esaminare la mia opera, ma non possono, loro, creare un solo atomo. Vorreste tentarmi a provare, mediante segni privi di senso, la mia onnipotenza; siete giunti al punto di mandarmi a prendere dalle guardie e dirmi: 'Ti sfido a farmi cader morto entro cinque minuti'. Ma non lo sapete che ho pietà degli stolti? Mi tentate, dopo aver volontariamente distrutto le vostre stesse città con le bombe, urlando: 'Perché Dio non mette fine a questa guerra?' Mi tentate dicendo che non ho potere se non lo rivelo a vostra richiesta. Il che, se vi ricordate, è proprio il modo come Satana mi tentò nel deserto.
«Lo so, non ho mai avuto molti seguaci sulle alte vette della divina verità; per esempio, di rado ho avuto per me l'intellighentia. E mi rifiuto di operar portenti per conquistarla, perché a quel modo essa non sarebbe effettivamente conquistata. Soltanto quando appaio sulla Croce posso realmente trarre gli uomini a me: è col sacrificio, e non con i prodigi, che devo comporre il mio appello. I seguaci devo guadagnarmeli non già coi reattivi chimici, ma col mio sangue; non già col potere materiale, ma con l'amore; non già con celestiali fuochi d'artificio, ma col retto uso della ragione e del libero arbitrio. Nessun segno sarà dato a codesta generazione se non il segno di Giona, ossia il segno di uno che sorge di sotto, non già di uno che si getti giù dai pinnacoli.
«Ho bisogno di uomini che credano in me, perfino quando non li proteggo; non aprirò le porte della prigione in cui sono rinchiusi i miei fratelli; non arresterò la rossa falce omicida o i leoni imperiali di Roma, non fermerò il rosso martello che abbatte le porte del mio tabernacolo; ho bisogno di missionari e di martiri che mi amino in carcere e in morte come io ho amato loro nella mia sofferenza. Non ho mai operato miracoli per salvare me stesso! E perfino per i miei santi compirò pochi miracoli! Vattene, o Satana! Non tentare il Signore Dio tuo».
Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN
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