lunedì 11 ottobre 2021

L'ULTIMA BATTAGLIA - IL PROGETTO DELLA CREAZIONE

 


IL PROGETTO DELLA CREAZIONE 

Nel libro Il senso dell'esistenza abbiamo visto come la Scienza moderna ha rilevato che ogni ramo della Scienza suppone Dio e che senza Dio non si può spiegare l'esistenza di alcuna cosa; abbiamo pure rilevato la scoperta, da parte della Scienza, del « principio antropico », ossia come tutta la creazione è ordinata dall'uomo e come senza l'uomo la creazione non avrebbe senso, perché non ci sarebbe stato chi l'avrebbe potuto osservare; abbiamo, infine, visto come l'umanità e tutta la storia sono ordinate a Cristo, e come senza Cristo non avrebbe avuto senso né l'una, né l'altra. 

Ora diamo uno sguardo al divino progetto sull'umanità. 

Gesù ne ha parlato abbondantemente nella sua vita pubblica. Due sue piccole parabole ci sembrano a tal fine particolarmente interessanti: « Il regno dei cieli è simile a un chicco di senapa che un uomo prese e seminò nel suo campo; certamente è il più piccolo di tutti i semi, ma, cresciuto che sia, è il maggiore dei legumi e diventa albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono e si mettono al riparo tra i rami ». 

« Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna ha preso e messo in tre misure di farina, finché tutto viene a fermentare » (Mt. 13,31-33). 

Nella prima parabola Gesù ci fa vedere la sua attività estensiva, diretta alla salvezza di tutti gli uomini; nella seconda ci fa vedere la sua opera in profondità, diretta a trasformare completamente la mentalità e il cuore dell'uomo. Per meglio comprendere questa missione di Gesù diamo uno sguardo al mondo che ci circonda. 

La terra comprende i tre regni: il minerale, il vegetale, l'animale. Sembra esserci in natura una spinta verso l'alto: i minerali tendono a trasformarsi in vegetali; i vegetali a trasformarsi in animali; gli animali a trasformarsi in uomini. 

Questa è la tesi cara all'evoluzionismo. Ma in effetti, come facevamo rilevare nel Senso dell'esistenza, le cose stanno esattamente al contrario. 

In natura la tendenza è a scendere, ossia a morire e a ritornare polvere. Non è l'inferiore che sale verso il superiore, ma è il superiore che scende, assume l'inferiore, l'assimila e l'innalza. 

Così i vegetali assorbono i minerali, li assimilano e li trasformano in sé: gli animali mangiano i vegetali, li assimilano e li trasformano in sé; gli uomini mangiano i vegetali e gli animali, li assimilano e li trasformano in sé. 

Altrettanto fa Gesù con gli uomini: mediante l'Eucarestia assorbe gli uomini, li assimila e li trasforma in sé, ossia nel suo Corpo Mistico. Tutti coloro che non vengono assorbiti restano nello stato di natura in cui si trovano. Tutti gli elementi che vengono assorbiti ma non assimilati, diventano sterco e vanno a finire nella fogna. Ugualmente gli uomini che non vengono assorbiti da Cristo restano nello stato di natura e non possono far parte del Corpo Mistico; tutti gli uomini che non amano non vengono assimilati da Cristo e vanno a finire nella fogna dell'universo, che è l'inferno; « perché chi non ama rimane nella morte » (Gv. 3,14). 

Gesù illustrò questa verità con un'altra parabola: « Io sono la vera vite, egli dice, e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo pota affinché frutti di più. Già voi siete puri in virtù della parola che vi ho annunziato. Rimanete in me ed io in voi. Come il tralcio da sé non può portare frutto se non rimane unito alla vite, così nemmeno voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci; chi rimane in me ed io in lui, questi porta molto frutto; poiché senza di me non potete fare niente. Se uno non rimane in me, è gettato via come il sarmento e si secca, poi viene raccolto e gettato nel fuoco a bruciare » (Gv. 15,1-6). 

Chiunque non si lascia assorbire da Cristo o si stacca da Cristo si autodestina al fuoco eterno. 

Nell'uomo, poi, vive eternamente tutto quello di se stesso che si trasforma in Cristo: se piccola parte di se stesso, cioè del suo pensiero, del suo cuore, delle sue energie, piccola parte di sé vivrà eternamente in lui; ossia egli sarà piccolo nel regno dei cieli; se gran parte di sé si trasforma in lui, egli sarà grande nel regno dei cieli; se tutto se stesso, ossia tutta la sua mente, tutto il suo cuore, tutto il suo corpo con le sue energie si trasformano in Cristo, ed egli diventa come un prolungamento dell'incarnazione di Cristo e arriva a pensare, ed amare, a parlare, ad agire come pensava, amava, parlava, operava Gesù, egli sarà grandissimo nel regno dei cieli; avrà cioè raggiunto il suo totale sviluppo, la santità. I santi sono le superstelle del Paradiso. 

Il progetto di Dio in noi è questo: farci raggiungere il nostro totale sviluppo, come il progetto di una madre per il suo bambino è di allevarlo, di farlo crescere armonicamente fino a farlo sviluppare perfettamente e farlo diventare uomo. Questo ce lo dice chiaramente San Paolo: « Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione » (1 Tess. 4,2). Questo deve essere il compito della nostra vita. 

E questo ci è possibile con l'amore e la grazia di Gesti, e con l'amore nostro per lui. L'amore, infatti, o trova uguali o rende uguali. 

Ma l'amore umano è quasi sempre una maschera dell'egoismo, perché è quasi sempre in funzione di un proprio interesse: a cominciare dall'amore alla propria famiglia, a finire a quello della propria patria. 

Il vero amore è rivolto a tutti, come la luce e il calore del sole, meglio ancora, come l'amore di Dio; anzi diventa naturale in chi lo ha, come in Dio, la cui natura è « Amore ». Il vero amore consiste nel cercare il bene della persona amata. Il Padre ci crea, ci provvede, manda il suo Figlio a morire per noi, per renderci suoi figli e suoi eredi. 

Il Figlio va volontariamente incontro al martirio e si lascia nell'Eucarestia per liberarci dall'inferno, per assimilarci, per divinizzarci, per renderci capaci della felicità eterna. 

Lo Spirito Santo opera in noi questa trasformazione colla sua grazia e col suo amore, ci divinizza, ci rende figli di Dio e ci dà la felicità del paradiso. Dio non poteva amarci di più: « Nessuno ha amore più grande, ha detto Gesù, di colui che dà la vita per la persona amata » (Gv.15,13). 

Per questo Gesù ha incentrato il Vangelo e i comandamenti nell'amore: « Il massimo e il primo comandamento è: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutto te stesso. E secondo poi, è simile a questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i profeti» (Mt. 22,37). 

E poi dà il comandamento nuovo: « Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi »; « Da ciò si conoscerà che siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri » (Gv. 9,35). 

Padre Ildebrando A. Santangelo

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