- PIETRO GRAVINA (1575 + 1634).
Sacerdote, Gesuita, fu dai superiori stimato degno di essere inviato missionario tra i barbari e idolatri del Messico. Animato da quella fede che scorge nelle anime il valore del Sangue di un Dio, per la loro salvezza trascorse ben trent'anni di vita in lunghe peregrinazioni su regioni e foreste vergini, per vie, impervie e monti inaccessibili, per riviere scogliose e vorticosi torrenti.
Allo scopo di rendersi accessibile alle varie tribù di infedeli, riuscì ad imparare cinque difficili lingue in uso presso di loro, e di tre arrivò a compilarne la grammatica e il vocabolario.
Procurava di rendere più efficaci le fatiche apostoliche, aggiungendovi le discipline, i digiuni, i cilizi, il dormire per terra, il celebrare la Messa ad ora tarda. Durante le meditazioni, in cui trascorreva anche buona parte della notte, fu visto ora sollevato in estasi, ora raggiante di luce.
Nell'estremo della vita, pregò che gli si portasse processionalmente un grande Crocifisso, da lui molto venerato in vita: allorchè lo ebbe innanzi, non potè frenare l'eccessivo affetto del cuore: lo volle, sebbene agonizzante, tra le mani, e mentre se lo stringeva fortemente al petto, esalò l'anima purissima, lasciando i circostanti in pianto per sì tenero spettacolo. (G. Patrignani: Menologio - Civiltà Cattolica. Roma, 1859).
La Chiesa suol consegnare ai Missionari che partono per gl'infedeli, il Crocifisso; ed i Missionari, degni di tanto nome, compiono il loro ministero di apostolato e di civilizzazione e vivono e muoiono con il Crocifisso.
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