Dal libro- La Passione del Signore riferita da Lui – Suor Beghe
Io sono Crocifisso nuovamente a causa dell ’apostasia del mondo. Attualmente sono nella fase finale della mia agonìa e la mia anima è ne più grande dolore. Ho male nella profondità della vita creata e il mio Spirito è triste di quel dolore incalcolabile e profondo della profondità delle età. Ho male dall’inizio della creazione fino al rinnovamento della creazione e il dolore che ha inondato l’anima del Redentore durante la sua agonìa mortale è stato così grande, che nessun dolore umano l’uguaglierà mai. Il dolore che ha inondato l’anima divina ha offuscato la terra ed è la causa di quell’oscuramento della luce divina così grande, che la luce materiale perse la sua luminosità e gli astri persero anch’essi il loro splendore. Se l’anima divina fu tanto provata dall’altezza, la larghezza e la profondità del male è perché bisognava che si perdesse in quella profondità per riscattarlo; ed è stato in quello stato di perdizione che il Salvatore si è lamentato sulla Croce dell’abbandono di Dio.
Io mi sono distaccato in seguito da solo da quella perdizione e l’energia che ho dovuto adoperare nella mia anima per strapparla dal suo fardello fu insospettata dagli uomini e ignorata da loro stessi che assistevano al mio tormento. Mi sono sollevato dalla massa dei peccati nella quale a mia anima era seppellita e quello sforzo spirituale valse da essere solo la remissione d’un numero incalcolabile di anime.
L ’anima divina non fu risparmiata da tutti i dolori possibili, i quali vennero risentiti ognuno al proprio parossismo. Dio, nella persona di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, ha sofferto ciò che ogni essere ed ogni creatura hanno sofferto, soffre e soffrirà fino alla fine della sofferenza nella creazione. In quelle tre ore di mortale agonìa, ho portato l’agonìa di tutte le creature mortali ed ho provato le angosce di ognuno. Sono stato sprofondato nello spavento, nel terrore, nel più grande isolamento che ci sia: nel dolore fisico più acuto e nella più accentuata sofferenza dell’anima. Ho sofferto la paura più angosciosa alla prospettiva della caduta della mia anima negl’Inferi e della sua separazione dal mio Spirito. Ho sofferto della separazione della mia anima dal mio Spirito durante il tempo della mia discesa agl’Inferi, perché solo la vera morte dell’anima divina poteva aver ragione della morte delle anime. Poiché, come ho accettato di morire nel mio corpo per strappare i corpi al decadimento e alla morte, così ho accettato ugualmente di morire nella mia anima per strappare le anime alla morte eterna.
E ’ per volontà mia propria che mi sono risuscitato alla vita corporale nella gloria e per mia propria volontà che ho strappato la mia anima alla morte eterna, alla quale essa era votata a causa della grandezza, dell’altezza, della larghezza e della profondità dei peccati, dei quali aveva accettato di assumere la responsabilità.
I demoni che attorniavano la Croce del mio supplizio giovano della loro vittoria che credevano acquisita a motivo della nerezza mai uguagliata della mia anima. Ho sofferto dell’onta e del più terribile decadimento nella mia anima, e quando infine arrivò il momento della unione ritrovata con il mio Spirito, dopo la resurrezione della mia anima, io fui nella gioia divina più accentuata, perché quella felicità dell’unione di Dio con l’anima e il corpo di Dio è la gioia e la felicità divina più grande. Lo spirito e l’anima sono creati al fine d’unirsi in una simbiosi simile a nessun’altra e l’unione dello Spirito di Dio e dell’anima divina è la più grande e la più straordinaria simbiosi di ciò che è. L’unione dell’anima creata e dello spirito non creato è talmente squisita, talmente esemplare e talmente luminosa, che essa ingloba tutto in sé e l’unione degli spiriti creati e quella delle anime create trova in essa la propria felicità.
L ’anima divina, che era dimorata senza la minima contaminazione, senza la minima macchia, senza la minima ombra, né la minima imperfezione, durante la passione così crudele fu inabissata e annerita in modo tale, a causa del carico dei peccati del mondo preso su di sé, che essa subì gli assalti furiosi dei demoni e la loro carica depravata in proporzione alla colpa. Orbene, la colpa di cui quell’anima bella si era caricata era così grande, che l’odio e la collera dei demoni furono decuplicati, tant’è vero che essi odiano le loro vittime secondo la misura delle loro cattive azioni.
E ’ così che Dio abbandonò la mia anima alla sua sorte e che Dio si risuscitò egli stesso alla vita dell’anima al fine di riunirla alla vita del suo Spirito, quando la pena fu scontata e la sua giustizia ne fu soddisfatta.
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