“Chi è costui che oscura il consiglio con parole insipienti?
Cingiti i fianchi come un prode, Io t’interrogherò e tu mi istruirai.
Dov’eri tu quand’Io ponevo le fondamenta della terra?
Dillo, se hai tanta intelligenza!
Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare,
mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?
Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando erompeva uscendo dal seno materno, quando lo circondavo di nubi per veste e per fasce di caligine folta?
Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte e ho detto:
«Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde».
Da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all’aurora, perché essa afferri i lembi della terra e ne scuota i malvagi?
Si trasforma come creta da sigillo e si colora come un vestito.
È sottratta ai malvagi la loro luce ed è spezzato il braccio che si alza a colpire. Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell’abisso hai tu passeggiato? Ti sono state indicate le porte della morte e hai visto le porte dell’ombra
funerea? Hai tu considerato le distese della terra? Dillo, se sai tutto questo!
Per quale via si va dove abita la luce e dove hanno dimora le tenebre, perché tu le conduca al loro dominio o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa? Certo, tu lo sai, perché allora eri nato e il numero dei tuoi giorni è assai grande!”
(Giobbe, 38, 2-21)
“Colui che vive per sempre ha creato l’intero universo.
Il Signore soltanto è riconosciuto giusto.
A nessuno è possibile svelare le sue opere, e chi può indagare le sue grandezze? La potenza della sua maestà chi potrà misurarla?
Chi riuscirà a narrare le sue misericordie?
Non c’è nulla da togliere e nulla da aggiungere;
non è possibile indagare le meraviglie del Signore.
Quando uno ha finito, allora comincia;
quando si ferma, allora rimane perplesso”.
(Siracide, 18, 2-6)
O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza
contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna;
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare.
O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.”
(Salmo 8)
“I cieli narrano la gloria di Dio
e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Non è linguaggio e non sono parole, di cui non si oda il suono.
Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola. Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale, esulta come prode che percorre la via.
Egli sorge da un estremo del cielo e la sua corsa raggiunge l’altro estremo: nulla si sottrae al suo calore”.
(Salmo 18)
“Infatti, dalla creazione del mondo in poi,
le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità;
essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio,
non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio,
ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti
e si è ottenebrata la loro mente ottusa.
Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti
e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio
con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile,
di uccelli, di quadrupedi e di rettili.”
(Romani, 2,20-23)
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