Pene del Purgatorio: loro durata (segue). - Narrazione del P. Schoofs. - Apparizione d'un religioso benedettino. - Una causa della lunga durata delle pene. - Rivelazione di un prete defunto. - Altri fatti.
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Riguardo alla lunga durata del Purgatorio per certe anime, citiamo qui un fatto più recente e più vicino a noi. Il P. Filippo Scoofs, della Compagnia di Gesù, che morì a Lovanio nel 1878, raccontava il fatto seguente, avvenuto ad Anversa nei primi anni del suo ministero in quella città. Ritornava dall'aver predicato una missione ed era rientrato nel Collegio di Nostra Signora, posto allora nella contrada dell'Imperatore, quando, fu avvertito ch'era chiamato in parlatorio. Disceso tosto, vi trovò due giovani nel fior dell'età con un fanciullo di nove o dieci anni, pallido e malaticcio. «Padre, gli dissero, ecco un povero fanciullo che abbiamo raccolto, e che merita la vostra protezione, perché è buono e pio. Noi gli diamo il vitto e l'educazione; e dopo più d'un anno che fa parte della nostra famiglia fu non meno felice che ben disposto. Solo da alcune settimane, cominciò a dimagrire ed a deperire come voi vedete. - Qual è la causa di questo cambiamento? chiese il Padre. - Sono spaventi, risposero: il fanciullo è svegliato tutte le notti da apparizioni. A quanto ci assicura, ai suoi occhi si presenta un uomo; lo vede tanto chiaramente come ci vede noi qui in pieno giorno. Da ciò terrori, continue agitazioni. Padre, veniamo a domandarle un rimedio. - Amici miei, rispose il P. Scoofs, presso il buon Dio vi sono rimedi per tutte le cose. Cominciate voi due dal fare una buona confessione ed una buona comunione; pregate il Signore che vi liberi da ogni male, e siate senza timore. Quanto a te, mio fanciullo, disse al ragazzo, prega bene, poscia dormi pure tranquillamente, sicché venendo alcuno non ti possa svegliare». Indi li congedò, dicendo di ritornare, se ancora avveniva qualche cosa.
Passano quindici giorni, ed eccoli di ritorno. «Padre, dicono, noi compimmo le vostre prescrizioni, ed ecco che le apparizioni continuano come prima. Il fanciullo vede sempre comparire lo stesso uomo; - Questa sera, rispose il P. Scoofs, vegliate alla porta del fanciullo con l'occorrente per iscrivere le risposte. Quando vi avvertirà della presenza di quell'uomo, avvicinatevi, in nome di Dio domandategli chi è, l'epoca della sua morte, il luogo che abitò e la ragione della sua venuta».
L'indomani ritornarono, portando la carta in cui erano scritte le risposte ricevute. «Abbiamo veduto, dissero, l'uomo che il fanciullo vedeva». Poscia si spiegarono: era un vecchio, di cui non appariva che il busto e che portava una foggia antica di vestire. Loro aveva detto il suo nome e la casa da lui abitata ad Anversa. Era morto nel 1636, esercitava la professione di banchiere in quella stessa casa, la quale lui vivente, comprendeva altresì le case che oggidì sono attigue a destra ed a sinistra. Tra parentesi diCiamo, che in seguito si scoprirono negli archivi della città d'Anversa i documenti che comprovano la esattezza di quelle indicazioni. Aggiunse che si trovava al Purgatorio, che poco si era pregato per lui, e supplicava le persone della casa di fare una comunione in suo suffragio; finalmente domandava che si facesse un pellegrinaggio a Nostra Signora delle Febbri a Lovanio, e un altro a Nostra Signora della Cappella a Bruxelles. «Farete bene, disse il P. Schoofs, a compiere queste opere: e, se ancora ritorna lo spirito, prima di farlo parlare, esigete che reciti il Pater, l'Ave Maria, ed il Credo».
Compirono essi le opere indicate con tutta la possibile pietà, ed in quella circostanza avvennero conversioni. Quando tutto fu terminato, ritornarono i giovani. «Padre, egli ha pregato, dissero al P. Schoofs, ma con un accento di fede e di pietà indicibile. Giammai udimmo pregare in tal modo. Qual rispetto nel suo Pater! Quale amore nella sua Ave Maria! Quale fermezza nel suo Credo! Ora sappiamo cosa vuol dire pregare. In seguito ci ringraziò delle nostre preghiere che lo avevano grandemente sollevato; anzi, diceva egli, ne sarebbe stato interamente liberato, senza il fallo di una giovanetta di conoscenza che aveva fatto una confessione sacrilega. Questa parola, soggiunsero,
l'abbiamo riferita alla giovinetta: essa impallidì e confessò il suo fallo; poscia, correndo dal confessore, si diede premura di riparare al tutto».
«Dopo quel giorno, aggiungeva il P. Schoofs terminando il suo racconto, quella casa non fu più turbata. La famiglia che l'abitava, rapidamente prosperò ed oggidì è ricca. I due fratelli continuano a vivere in modo esemplare, e la loro sorella si fece religiosa in un convento, ove attualmente è superiora».
Tutto induce a credere che la prosperità di quella famiglia sia dovuta al defunto da lei soccorso. Questi, dopo i suoi due secoli di Purgatorio non aveva più bisogno che d'un residuo d'espiazione e d'alcune opere che chiese. Compite queste opere, fu liberato, ed avrà voluto testificare la sua gratitudine ottenendo le benedizioni di Dio per i suoi liberatori.
Il seguente fatto fu riferito con prova autentica dal giornale Le Monde. n. del 4 aprile 1860. Successe in America, in un'abbazia di Benedettini, posta nel villaggio di Latrobe. Durante l'anno 1859 avvenne una serie di apparizioni. Se n'era impossessata la stampa americana ed aveva trattato coll'ordinaria sua leggerezza queste gravi questioni; e a porre fine a questa sorta di scandalo, l'abate Wimmer, superiore della casa, indirizzò ai giornali la seguente lettera:
«Ecco la verità: nella nostra abbazia di San Vincenzo, presso Latrobe, il 10 settembre 1859 un novizio vide comparire un religioso benedettino in abito completamente corale. Questa apparizione si rinnovò ogni giorno dal 18 settembre fino al 19 novembre, tanto dalle undici ore a mezzodì, quanto da mezzanotte a due ore di mattina. Il 19 novembre soltanto il novizio interrogò lo spirito alla presenza d'un altro membro della comunità, e gli domandò qual era il motivo delle sue apparizioni. Egli rispose che soffriva da oltre settantasette anni, per aver tralasciato di celebrare sette messe d'obbligo; che già in diverse epoche era comparso a sette altri benedettini, ma che non era stato inteso; che ancora sarebbe costretto di comparire undici anni se esso, il novizio, non lo soccorresse. Finalmente lo spirito domandava che per lui fossero celebrate queste sette messe; di più il novizio per sette giorni doveva restar ritirato, conservando un profondo silenzio; e per trenta giorni recitare tre volte il salmo Miserere, a piedi nudi e colle braccia in croce.
«Tutte queste condizioni furono adempite dal 20 novembre al 25 dicembre; dopo la celebrazione dell'ultima messa scomparve l'apparizione.
«Durante questo tempo, lo spirito si era mostrato ancora parecchie volte, esortando il novizio nei termini più pressanti a pregare per le anime del Purgatorio; giacché, diceva, esse soffrono terribilmente, e sono profondamente riconoscenti a quelli che concorrono alla loro liberazione. Aggiunse, cosa ben triste a dire, che dei cinque preti già decessi nella nostra abbazia, nessuno ancora si trovava in Cielo, ma tutti soffrivano nel Purgatorio. Non deduco conclusioni, ma tutto ciò è esatto».
Questo racconto, firmato dalla mano dell'abate, è un documento storico irrecusabile. Quanto alla conclusione che il venerabile prelato ci lascia la cura di cavar da questi fatti è evidentemente molteplice. A noi basti, vedendo un religioso soffrire nel Purgatorio dopo settantasei anni, l'imparare ciò che bisogna pensare della durata delle future espiazioni, tanto per i preti e religiosi, quanto per i semplici fedeli che vivono in mezzo alla corruzione del mondo.
Una causa troppo frequente della lunga durata del Purgatorio, si è il privarsi del gran mezzo stabilito da Gesù Cristo per abbreviarlo, ritardando, quando si è gravemente infermi, a ricevere gli ultimi sacramenti. Questi sacramenti destinati a preparare le anime all'ultimo passaggio, a purificarle delle reliquie dei loro peccati ed a risparmiar loro le espiazioni dell'altra vita, domandano, per produrre i loro effetti, che l'infermo li riceva colle dovute disposizioni: Ora, per poco che si differisca il riceverli e che si lascino indebolire le facoltà dell'infermo, queste disposizioni sono difettose. Che dico? troppo spesso avviene che, in conseguenza di queste imprudenti dilazioni, l'infermo muore privo totalmente di questi soccorsi tanto necessari, la conseguenza ne è che il defunto, se non è dannato, discende nei più profondi abissi del Purgatorio con tutto il peso dei suoi debiti.
Michele Alix (32) parla di un ecclesiastico, il quale, invece di ricevere prontamente i soccorsi degli infermi, e di dare il buon esempio ai fedeli si rese colpevole di negligenza in questa parte e ne fu punito con cent'anni di Purgatorio. Trovandosi gravemente infermo ed in pericolo di morte, quel povero prete avrebbe dovuto riconoscere il suo stato e chiedere assai per tempo i soccorsi dalla Chiesa riservati ai suoi figli per l'ora estrema. Niente fece; e, sia che, per una illusione troppo comune agli infermi, non volesse confessare la gravezza della sua situazione, sia che subisse quel fatale pregiudizio che a tanti fedeli cristiani fa temere di ricevere gli ultimi sacramenti, egli mai li chiedeva, né pensava a riceverli. Ma si conoscono le sorprese della morte: l'infelice differì e tanto tardò che morì senza aver il tempo di ricevere né Viatico, né Olio Santo. Ora, Dio volle in questa circostanza dar un grande avvertimento. Lo stesso defunto rivelò ad un confratello che era condannato a cento anni di Purgatorio. «In tal modo, diss'egli, sono punito del mio ritardo a ricevere la grazia dell'ultima purificazione. Se avessi ricevuto i sacramenti, come avrei dovuto fare, sarei sfuggito alla morte per la virtù dell'Estrema Unzione, ed avrei avuto il tempo di fare la penitenza».
Il fatto seguente appartiene alla storia della Compagnia di Gesù. Due Scolastici o giovani religiosi di questo Istituto facevano i loro studi nel Collegio Romano verso la fine del secolo XVI, i fratelli Finetti e Rudolfini. Tutti due erano modelli di pietà e di regolarità; tutti due pure ricevettero un avviso dal Cielo che, secondo la regola, scoprirono al proprio direttore spirituale, ed era che Dio loro aveva fatto conoscere la vicina morte e l'espiazione che loro rimaneva da fare nel Purgatorio; l'uno doveva rimanervi due anni e l'altro quattro. Morirono difatti l'uno dopo l'altro.
Tosto i fratelli di religione fecero per le loro anime le più ferventi preghiere ed ogni sorta: di penitenze. Sapevano che se la santità di Dio impone ai suoi eletti lunghe espiazioni, possono essere abbreviate ed interamente rimosse coi suffragi dei vivi.
Se Dio è severo con quelli che ricevettero molte cognizioni e grazie, è d'altra parte assai indulgente coi poveri e coi semplici, purché lo servano con rettitudine e pazienza. S. Pietro Claver, della Compagnia di Gesù, apostolo dei negri di Cartagena, conobbe il Purgatorio di due anime, che erano vissute povere ed umili sulla terra: questa espiazione si riduceva ad alcune ore. Ecco quanto leggiamo nella Vita del gran servo di Dio (33).
Aveva indotto una virtuosa negra, di nome Angela, a ritirarne presso di sé un'altra, chiamata Orsola, l'attratta in tutte le membra e tutta coperta di piaghe. Un giorno che andava a visitarla, come faceva di quando in quando, per confessarla e portarle alcune piccole provvisioni, con aria mesta la caritatevole ospitaliera gli disse che Orsola stava per spirare. No, no, rispose il Padre consolandola,
ha ancora quattro giorni di vita e non morirà che sabato. Arrivato il sabato, egli dice la messa secondo la sua intenzione, ed uscì per andare a disporla alla morte. Dopo d'esser stato per alcun tempo in preghiera: Consolatevi, disse all'ospite con un'aria sicura: Dio ama Orsola; ella morrà oggi, ma non istarà che tre giorni in Purgatorio. Solo quando sarà con Dio, si ricordi di pregare per me e per quella che fin adesso le fece da madre. Morì difatti a mezzogiorno ed il compimento d'una parte della profezia non poco servì per far maggiormente credere l'altra.
Trovandosi un altro giorno per confessare una povera inferma che soleva visitare, conobbe che stava per morire. Estremamente afflitti erano i genitori, ed egli stesso, che non aveva creduto che dovesse tanto presto morire, non poteva consolarsi di non averla assistita negli ultimi suoi momenti. Si mise subito a pregare vicino al suo corpo, poscia tutto ad un tratto levandosi con un'aria serena:
Una tal morte, disse, merita più la nostra invidia che le nostre lagrime: quest'anima non è condannata che a ventiquattro ore di Purgatorio. Con fervore delle nostre preghiere sforziamoci ad abbreviar il tempo delle sue pene.
Tanto basti circa la durata delle pene. Vediamo che si prolungano per un tempo spaventevole; anche le più brevi, dato il loro rigore, sono sempre lunghe. Sforziamoci di abbreviarle per gli altri, di anticipatamente addolcirle per noi, o meglio ancora, di interamente prevenirle.
Ora, si prevengono togliendone le cause. Quali sono queste cause? Qual è la materia delle espiazioni nel Purgatorio?
Padre F. S. SCHOUPPE
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