MAGDA N.N., TREVIRI, GERMANIA OCCIDENTALE 1941-1945
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3. Prima fase: il demonio tenta invano di camuffarsi
Magda si sentiva sempre più schiava del demonio, meglio, dei demoni che erano in lei. Ne aveva paura e non si azzardava di contravvenire ai loro desideri e ai loro ordini. Questa paura diventava sempre più forte e ne aumentava la cattiveria. Odiava con tutte le forze tutto ciò che sapeva di sacro,Dio, la chiesa, i preti e soprattutto la santissima eucarestia. I frequenti furti di ostie consacrate ne erano la prova evidente.
Padre Rodewyk, che era venuto a conoscenza di questi precedenti, non ebbe difficoltà a trovare uno stretto rapporto di causa ed effetto tra questi furti sacrileghi e la possessione diabolica. Gli altri sintomi potevano dire molto o poco e passavano in seconda linea se fosse stato possibile risalire alla vera causa dei mali costatati.
La cosa più importante da fare in quel momento, come suggerisce anche il rituale romano, era indurre Magda a collaborare col sacerdote, ossia a desiderare la propria liberazione e a pregare Dio per ottenerla. Il padre pensò che per prima cosa bisognava prendere la donna dal lato umano, guadagnare la sua confidenza, allontanare da lei la fiducia che aveva nel demonio e infonderle una grande fiducia in Dio.
Nello stesso tempo bisognava ingaggiare una decisa lotta coi demoni stessi. Il loro comportamento corrispondeva in pieno a quello descritto nel rituale, cioè di nascondersi, di non rispondere alle domande poste dall’esorcista, di far passare l’ossessione come una semplice e banale malattia nervosa senza nessun rapporto o carattere preternaturale. Essi si sforzavano di far apparire i fenomeni diabolici come isterici. Tra isteria e possessione diabolica, si sa, la somiglianza esteriore non è poca. Frequente era anche il caso di finte liberazioni. Non potendo ingannare l’esorcista sull’entità del male, sui carattere preternaturale dei fenomeni, i demoni facevano in modo che gli astanti si illudessero credendo finita la possessione. Fallito anche questo ultimo trucco, rivolgevano i loro assalti più feroci contro l’esorcista stesso per obbligarlo ad abbandonare l’impresa. Tutta questa tattica è descritta fin nei minimi particolari dal rituale romano.
Pertanto, mentre il nemico cercava in tutti i modi di nascondersi e di camuffarsi, e di camuffare nello stesso tempo anche la sua opera, in pratica non faceva che scoprirsi e farsi conoscere ancora di più.
Paolo Calliari
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