sabato 14 agosto 2021

Le Rivelazioni Celesti di Santa Brigida di Svezia

 


Parole del Figlio alla Sposa, che dicono come l'uomo ascende da un piccolo bene al Bene perfetto e da un piccolo male al sommo supplizio. 


Capitolo Quarantatreesimo 


Il Figlio di Dio diceva: Da poco bene proviene spesso una grande ricompensa. Il dattero ha un odore meraviglioso e nel suo frutto ha un osso. Se posto in terra fertile, ingrossa e dà frutti e diventa un grande albero. Ma se è posto in terra secca, inaridisce. È troppo secca di beni quella terra che si diletta nel peccato. In essa se si getta il seme della virtù, non germina. Fertile invece è la terra di quell'anima che riconosce il suo peccato e geme e se ne pente. In essa, se si getta il seme del dattero, cioè la severità dei miei giudizi e della mia potenza, s'affondano nell'anima tre radici. La prima, il pensiero di nulla poter fare senza il mio aiuto e perciò il ricorso a me nella preghiera. La seconda è cominciare a dare anche una piccola elemosina per il mio nome. La terza, il distacco da tutti gli affari suoi, per servire a me. Poi comincia l'astinenza, il digiuno e il rinnegamento della volontà propria e questo è il tronco dell'albero. Poi crescono i rami della carità, quando attira al bene tutti quelli che può. Poi cresce il frutto, quando comunica anche agli altri quello che sa e tende con tutta devozione a rendermi onore più che può. Questo è il frutto che io gusto. 

Così dunque da un piccolo bene si sale al perfetto; quando s'affonda la radice con una piccola devozione, cresce il tronco con l'astinenza; si moltiplicano i rami con la carità; ingrossa il frutto con la predicazione. Similmente da un piccolo male decade l'uomo alla estrema maledizione e al sommo supplizio. Non sai tu qual è per le cose che germinano e crescono, il danno più grave e oneroso? Certamente, il piccolo che sta per nascere col parto e non può nascere e muore nelle viscere materne. E ne soffre e muore la stessa madre, che – assieme al figlio – il padre porta al sepolcro e getta a marcire nella fossa. 

Così fa con l'anima il diavolo. L'anima viziosa è infatti come sposa del demonio, del quale segue in tutto la volontà, che dal diavolo quasi concepisce, quando si compiace del peccato e ne gode. Come infatti la madre da un piccolo seme, ch'è un po' di liquido, concepisce e fruttifica, così fa un gran frutto al diavolo l'anima che si diletta nel peccato. 

Poi si formano le membra e si rafforza il corpo, quando s'aggiunge peccato a peccato e aumentano ogni giorno. A questo punto la madre si gonfia e vorrebbe partorire, ma non ne è capace. Perché, consumata la natura nel peccato, viene a noia la vita, volentieri vorrebbe peccare di più e non può, né le è permesso dal Signore. C'è allora la paura di non poter compiere la propria volontà, manca la forza e la gioia di vivere. Dovunque dolori e preoccupazioni. 

Si rompono allora le acque (il ventre), quando sopraggiunge la disperazione di poter fare alcun bene. E si muore, quando si bestemmia e si rimprovera Dio giudice e si è condotti così dal padre diavolo al sepolcro dell'inferno, dove è sepolto in eterno con la putredine e il figlio della colpa. 

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