sabato 2 ottobre 2021

PARTICOLARI SUL TEMPO DEL “MILLENNIO”

 


Stavo pensando tra me al Santo Volere Divino e dicevo tra me: Ma quale sarà il gran bene di questo Regno del «FIAT» Supremo?  E Gesù, come interrompendo il mio pensiero e come in fretta, si è mosso nel mio interno dicendomi:  

“ Figlia mia, quale sarà il gran bene! Quale sarà il gran bene! Il regno del mio «FIAT» racchiuderà tutti i beni, tutti i miracoli, i portenti più strepitosi, anzi, li sorpasserà tutti uniti insieme; e se miracolo significa dare la vista a un cieco, raddrizzare uno zoppo, sanare un infermo, risuscitare un morto, eccetera, il Regno della mia Volontà terrà l’alimento preservativo  e per chiunque entrerà in Esso non ci sarà nessun pericolo che possa rimanere cieco, zoppo ed infermo; la morte sull’anima non avrà più potere, e se lo avrà sul corpo non sarà morte, ma passaggio; e mancando l’alimento della colpa e la volontà umana degradata, che produsse la corruzione nei corpi, e stando l’alimento preservativo della mia Volontà, anche i corpi non saranno soggetti a scomporsi e a corrompersi così orribilmente, da incutere paura anche ai più forti, come lo è tuttora, ma rimarranno composti nei loro sepolcri, aspettando il dì della resurrezione di tutti.  1

Onde, che credi tu che sia più miracolo: dare la vista ad un povero cieco, raddrizzare uno zoppo, sanare un infermo, oppure avere un mezzo preservativo affinché l’occhio non perda mai la sua vista, che si cammini sempre dritto, che si stia sempre sano? Credo che sia più il miracolo preservativo che il miracolo dopo [essere] successa la sventura. Ecco la gran diversità del regno della Redenzione e del Regno del «FIAT» Supremo. Nel primo fu miracolo per i poveri sventurati, come lo è tuttora, che giacciono, chi in una sventura e chi in un’altra, e perciò Io ne diedi l’esempio, anche all’esterno, di dare tante diverse guarigioni, che erano simbolo della guarigione che Io davo alle anime, che facilmente ritornano alle loro infermità. 

I l secondo sarà miracolo preservativo, perché la mia Volontà possiede la miracolosa potenza, che chiunque si fa dominare da Essa non sarà soggetto a nessun male; quindi Essa non avrà nessun bisogno di far miracoli, perché li conserverà sempre sani, santi e belli, degni di quella bellezza che uscì dalle Nostre mani creatrici nel creare la creatura. Il Regno del «FIAT» Divino farà il gran miracolo di sbandire tutti i mali, tutte le miserie, tutti i timori, perché Esso non farà il miracolo a tempo e a circostanza, ma si terrà sui figli del suo Regno con un atto di miracolo continuato, per preservarli da qualunque male e farli distinguere come figli del Regno suo, e questo non solo nell’anima, ma anche nel corpo ci saranno molte modifiche, perché è sempre la colpa l’alimento di tutti i mali. Tolta la colpa, mancherà l’alimento al male, molto più che Volontà mia e peccato non possono esistere insieme; quindi anche la natura umana avrà i suoi benefici effetti. 

Ora, figlia mia, dovendo preparare il gran miracolo del regno del «FIAT» Supremo, sto facendo con te, come figlia primogenita della mia Volontà, come feci con la Sovrana Regina, Mamma mia. Quando dovetti preparare il Regno della Redenzione, la tirai tanto a Me, la tenni tanto occupata nel suo interno, per poter formare insieme con Lei il miracolo della Redenzione; e ce n’era tanto bisogno, tante cose che insieme avevamo da fare, da rifare, da completare, che dovetti occultare al suo esterno qualunque cosa che poteva chiamarsi miracolo, meno che la sua perfetta virtù. Con ciò la resi più libera per farle valicare il mare interminabile del «FIAT» 

Eterno, onde potesse avere accesso presso la Divina Maestà per ottenere il Regno della Redenzione.  

Che sarebbe stato di più: se la Celeste Regina avesse dato la vista ai ciechi, la parola ai muti ed altro, oppure il miracolo di far discendere il Verbo Eterno sulla terra? I primi sarebbero stati miracoli accidentali, passeggeri ed individuali; il secondo invece è miracolo permanente e per tutti, purché lo vogliano. Perciò i primi sarebbero stati come nulla paragonati al secondo. Essa fu il vero Sole che, eclissando tutto, eclissò in sé lo stesso Verbo del Padre, germogliando dalla sua luce tutti i beni, tutti gli effetti e miracoli che produsse la Redenzione; ma come Sole, produceva i beni e i miracoli senza farsi vedere o farsi additare che era Lei causa primaria di tutto. Difatti, tutto ciò che Io feci di bene sulla terra lo feci perché la Imperatrice del Cielo giunse ad avere il suo impero nella Divinità e col suo impero mi trasse dal Cielo per darmi alle creature. 

Ora, così sto facendo con te per preparare il regno del «FIAT» Supremo: ti tengo con Me, ti faccio valicare il mare interminabile di Esso per darti l’accesso presso il Padre Celeste, affinché lo preghi, lo vinca, lo domini, per ottenere il «FIAT» del Regno mio. E per compiere e consumare in te tutta la forza miracolosa che ci vuole per un regno sì santo, ti tengo continuamente occupata nel tuo interno nel lavoro del regno mio, ti faccio continuamente girare per fare, per rifare, per completare tutto ciò che ci vuole e che tutti dovrebbero fare per formare il gran miracolo del Regno mio. Esternamente nulla faccio comparire su di te di miracoloso, se non ché la luce della mia Volontà. 

Alcuni potranno dire come tanti portenti che manifesta il benedetto Gesù a questa creatura, di questo regno del «FIAT» Divino, e i beni che porterà sorpasseranno Creazione e Redenzione, anzi, Esso sarà corona dell’una e dell’altra; ma, ad onta di tanto bene, nessuna cosa miracolosa nell’esterno si vede in lei, come conferma del gran bene di questo regno dell’Eterno «FIAT», mentre gli altri santi, senza il portento di questo gran bene, hanno fatto miracoli ad ogni passo. Ma se si volgono indietro a considerare la mia cara Mamma, la più santa di tutte le creature, il gran bene che racchiuse in sé e che portò alle creature, non c’è chi possa paragonarsi a Lei: fece il gran miracolo di concepire in sé il Verbo Divino e il portento di dare un Dio a ciascuna creatura; e innanzi a questo prodigio, mai visto né sentito, di poter dare l’Eterno Verbo alle creature, tutti gli altri miracoli uniti insieme sono piccole fiammelle innanzi al sole. Ora, chi deve fare il più non è necessario che faccia il meno.  

Così, innanzi al gran miracolo del Regno della mia Volontà ripristinato in mezzo alle creature, tutti gli altri miracoli saranno piccole fiammelle innanzi al gran Sole del mio Volere. Ogni detto, verità e manifestazione su di Esso è un miracolo che è uscito dalla mia Volontà, come preservativo di ogni male e per legare le creature  ad  un  bene  infinito, ad una gloria più grande, ad una nuova bellezza tutta divina. Ogni mia verità sul mio Eterno Volere contiene la potenza e la virtù prodigiosa, più che se si risuscitasse un morto, o che si risanasse un lebbroso, o che un cieco vedesse, o che un muto parlasse, perché le mie parole sulla santità e potenza del mio «FIAT» risusciteranno le anime alla loro origine, le saneranno dalla lebbra che ha prodotto l’umana volontà, darà loro la vista per vedere i beni del regno della mia Volontà, perché finora erano come ciechi; darà la parola a tanti muti, che mentre sapevano dire tante altre cose, solo per la mia Volontà erano come muti che non avevano parola. 

E poi, il gran miracolo di poter dare a ciascuna creatura una Volontà Divina che contiene tutti i beni, che cosa non darà loro quando si troverà in possesso dei figli del regno suo? Ecco perché ti tengo tutta occupata nel lavoro di questo mio regno, e c’è molto da fare per preparare il gran miracolo, che il Regno del «FIAT» sia conosciuto e posseduto. Perciò sii attenta a valicare il mare interminabile della mia Volontà, affinché venga stabilito l’ordine tra Creatore e creatura, e così potrò fare il gran miracolo, per mezzo tuo, che l’uomo mi ritorni nella sua origine, donde ne uscì”. 

Onde io stavo pensando a ciò che sta scritto di sopra, specialmente che ogni parola e manifestazione sulla Suprema Volontà è un miracolo uscito da Essa, e Gesù, per confermarmi ciò che mi aveva detto, ha soggiunto:  “Figlia mia, che credi tu che fu più grande miracolo quando Io venni sulla terra: la mia parola, il Vangelo che Io annunziai, oppure che diedi la vita ai morti, la vista ai ciechi, l’udito ai sordi, eccetera? Ah, figlia mia, fu più gran miracolo la mia parola, il mio Vangelo; molto più, che gli stessi miracoli uscirono dalla mia parola creatrice. I sacramenti, la stessa Creazione –miracolo permanente– ebbero vita dalla mia parola, e la stessa mia Chiesa ha per regime, per fondamento, la mia parola, il mio Vangelo. Sicché fu più miracolo la mia parola, il mio Vangelo, che gli stessi miracoli, i quali, se ebbero vita, fu per la mia parola miracolosa. Quindi, sii sicura che la parola del tuo Gesù è il più gran miracolo.  

La mia parola è come vento impetuoso che corre, percuote l’udito, entra nei cuori, riscalda, purifica, illumina, gira, rigira di nazione in nazione, percorre tutto il mondo, gira per tutti i secoli. Chi mai può dar morte e seppellire una mia parola? Nessuno. E se qualche volta pare che la mia parola tace e sta come nascosta, essa non perde mai la vita; quando meno si crede esce e gira da per tutto. Passeranno i secoli, nei quali tutto, uomini e cose, saranno travolti e scompariranno; la mia parola non passerà mai, perché contiene la vita, la forza miracolosa di Colui che l’ha fatta uscire fuori. Perciò confermo che ogni parola e manifestazione che ti faccio sul «FIAT» Eterno è il più gran miracolo, che servirà per il regno della mia Volontà. Ed ecco perché tanto ti spingo e tanto ci tengo, che neppure una mia parola non sia da te manifestata e scritta, perché mi vedo ritornare indietro un mio miracolo che tanto bene porterà ai figli del Regno del «FIAT» Supremo”.  (Vol. 20°, 22.10.1926) 

(…) Dopo ciò stavo seguendo il Santo Volere nell’atto in cui il mio dolce Gesù si separò dalla Sovrana Regina per andare nel deserto, e mentre compativo l’uno e l’altra pensavo tra me: “Come potette separarsi la mia Sovrana Signora dal suo caro Figlio per ben quaranta giorni? Lei, che lo amava tanto, come potette stare senza di Lui? Sono io che non ho il suo amore e soffro tanto se per alcuni giorni mi priva di Sé; quanto poté essere il dolore della Mamma mia?”   

Ora, mentre ciò pensavo, il mio adorato Gesù si è mosso nel mio interno e mi ha detto: “Figlia mia, tutti e due soffrimmo nel separarci, ma il nostro dolore fu sofferto in modo divino, non umano, e perciò non si disgiunse dalla felicità né dalla pace imperturbabile. Io partii felice al deserto, felice restò l’altezza della mia Mamma Celeste, perché il dolore sofferto nel modo divino non ha virtù di adombrare menomamente la divina felicità, che contiene mari di gioie e di pace interminabili. I dolori sofferti in modo divino sono come le goccioline d’acqua nell’immenso mare, nel quale la forza delle onde ha virtù di cambiarli in felicità. Il dolore sofferto in modo umano ha virtù di spezzare la vera felicità e di turbare la pace, il divino mai. Molto più che la mia Mamma Regina possedeva il Sole della mia Volontà per grazia ed Io lo possedevo per natura, sicché il Sole restò in Lei e restò in Me, ma i raggi non si separarono perché la luce è inseparabile; perciò nella stessa luce Lei restò in Me e seguiva gli atti miei, ed Io restai in Lei come suo centro di vita. Quindi la separazione, mentre [fu] vera, fu apparente; ma in sostanza eravamo fusi insieme ed inseparabili, perché la luce della Volontà Divina metteva in comune gli atti nostri come se fossero uno solo.  

E poi Io andai nel deserto per richiamare quella stessa Volontà mia Divina, che per quaranta secoli le creature avevano disertato da mezzo a loro, ed Io per quaranta giorni volli starmene solo, per riparare i quaranta secoli di volontà umana in cui la Mia non aveva posseduto il suo Regno in mezzo all’umana famiglia, e con la mia stessa Volontà Divina la volli richiamare di nuovo in mezzo a loro, per fare che regnasse. Nel ritornare dal deserto la depositai nella Mamma mia, con tutti quegli atti di Volontà Divina che le creature avevano respinto e tenuto come in [un] deserto, affinché fosse Lei la fedele depositaria, la riparatrice del Regno della mia Volontà e [colei che lo] impetra. Solo la Sovrana Signora poteva possedere questo deposito sì grande, perché possedeva in Sé la stessa Volontà Divina in cui poteva contenere la stessa Volontà disertata dalle creature. Come potevamo occuparci del nostro dolore di separarci per quaranta giorni, quando si trattava di reintegrare, di richiamare la nostra Divina Volontà a regnare in mezzo alle creature? Nel nostro dolore eravamo più che felici, perché volevamo mettere in salvo il regno del «Fiat» Supremo, e la Celeste Regina stava aspettando con ansia il mio ritorno per ricevere il deposito del nuovo Sole, per contraccambiare col suo amore tutti i suoi atti, che l’ingratitudine umana aveva respinto. Essa fece da vera Mamma alla mia Divina Volontà, facendo insieme da vera Madre alle creature, impetrando per tutti la vita, la felicità, la gioia di possedere il regno dell’Eterno «Fiat». 

Figlia mia, il numero di quaranta giorni nella mia vita quaggiù è simbolico e significativo. Quaranta giorni nel nascere volli stare nella grotta di Betlemme, simbolo della mia Volontà Divina, che mentre era in mezzo alle creature stava come nascosta e fuori della città delle loro anime, ed Io, per riparare i quaranta secoli di volontà umana, volli stare per quaranta giorni fuori della città in [una] vile capanna, a piangere, gemere e pregare, per richiamare la mia Volontà Divina nella città delle anime, per darle il suo dominio. Dopo quaranta giorni uscii per presentarmi al tempio e rivelarmi al santo vecchio Simeone; era la prima città  che chiamavo alla conoscenza del regno mio, e fu tanta la sua gioia che chiuse gli occhi alla terra per aprirli all’eternità. Quaranta [giorni] stetti nel deserto e poi subito feci la mia vita pubblica, per dare i rimedi [e] i mezzi per giungere al regno del mio Volere. Quaranta giorni volli stare sulla terra dopo la mia Risurrezione, per confermare il regno del «Fiat» Divino e i suoi quaranta secoli di regno che doveva possedere . Sicché in tutto ciò che Io feci quaggiù, il primo atto fu il ripristino di Esso; tutte le altre cose entravano nell’ordine secondario, ma il primo anello di congiunzione tra Me e le creature era il regno della mia Volontà. Perciò, quando si tratta di Essa non risparmio nulla, né luce, né sacrifici, né manifestazioni, né felicità; sono mari che metto fuori di Me per farla conoscere, amare e regnare.”  (Vol. 22°, 8 Settembre 1927) 

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