domenica 14 novembre 2021

Fai la tua scelta! - Esistenza dell'inferno

 


C'è un inferno, cioè tutti coloro che muoiono in peccato mortale personale, come nemici di Dio e indegni della vita eterna, saranno severamente puniti da Dio dopo la morte. L'esistenza dell'inferno è, naturalmente, negata da tutti coloro che negano l'esistenza di Dio o l'immortalità dell'anima. Così tra gli ebrei i sadducei, tra gli gnostici, i seleuci, e nel nostro tempo materialisti, panteisti, ecc., negano l'esistenza dell'inferno. Ma a parte questi, se astraiamo dall'eternità delle dolori dell'inferno, la dottrina non ha mai incontrato alcuna opposizione degna di menzione. L'esistenza dell'inferno è provata prima di tutto dalla Bibbia. Ovunque Cristo e gli Apostoli parlino dell'inferno, essi presuppongono la conoscenza della sua esistenza(Matteo 5:29; 8:12; 10:28; 13:42; 25:41, 46; 2 Tessalonicesi 1:8; Apocalisse 21:8, ecc.). Anche i Padri, fin dai primi tempi, sono unanimi nell'insegnare che i malvagi saranno puniti dopo la morte. E a riprova della loro dottrina si appellano sia alla Scrittura che alla ragione (cfr Ignazio, "Ad Eph.", v. 16; "Martyrium s. Policarpi", ii, n, 3; xi, n.2; Giustino, "Apol.", II, n. 8 in P.G., VI, 458; Athenagoras, "De resurr. mort.", c. xix, in P.G., VI, 1011; Ireneo, contro le eresie V.27.2; Tertulliano, "Adv. Marc.", I, c. xxvi, in P.L., IV, 277).

La Chiesa professa la sua fede nel Credo Atanasiano: "Coloro che hanno fatto ilbene andranno in vita eternamente, e quelli che hanno fatto il male nel fuoco eterno"(Denzinger, "Enchiridion", 10a ed., 1908, n.40). La Chiesa ha più volte definito questa verità, ad esempio nella professione di fede fatta nel Secondo Concilio di Lione (Denz., n. 464) e nel Decreto di Unione nel Concilio di Firenze (Denz., n. 693):"le anime di coloro che se ne vanno in peccato mortale, o solo in peccato originale, scendono immediatamente all'inferno, da visitare, però, con punizioni ineguali"(poenis disparibus).

Se astraiamo dall'eternità della sua punizione, l'esistenza dell'inferno può essere dimostrata anche dalla luce della mera ragione. Nella Sua santità e giustizia, così come nella Sua saggezza, Dio deve vendicare la violazione dell'ordine morale in modo tale da preservare, almeno in generale, una certa proporzione tra la gravità del peccato e la severità della punizione. Ma è evidente dall'esperienza che Dio non sempre fa questo sulla terra; perciò Egli infliggerà una punizione dopo la morte. Inoltre, se tutti gli uomini fossero pienamente convinti che il peccatore non deve temere alcun tipo di punizione dopo la morte, l'ordine morale e sociale sarebbe seriamente minacciato. Questo, tuttavia, la saggezza divina non può permetterlo. Ancora una volta, se non ci fosse alcuna punizione al di là di ciò che avviene davanti ai nostri occhi qui sulla terra, dovremmo considerare Dio estremamente indifferente al bene e al male, e non potremmo in alcun modo rendere conto della Sua giustizia e santità. Né si può dire: i malvagi saranno puniti, ma non con alcuna inflizione positiva: perché o la morte sarà la fine della loro esistenza, o, perdendo la ricca ricompensa del bene, godranno di un grado minore di felicità. Si tratta di sotterfugi arbitrari e vani, non supportati da alcuna valida ragione; la punizione positiva è la ricompensa naturale del male. Inoltre, la giusta proporzione tra demerito e punizione sarebbe resa impossibile da un annientamento indiscriminato di tutti i malvagi. E infine, se gli uomini sapessero che i loro peccati non sarebbero seguiti da sofferenze, la semplice minaccia di annientamento al momento della morte, e ancor meno la prospettiva di un grado un po' più basso di beatitudine, non basterebbe a dissuaderli dal peccato.

Inoltre, la ragione comprende facilmente che nella prossima vita i soli saranno resi felici come ricompensa della loro virtù. Ma la punizione del male è la controparte naturale della ricompensa della virtù. Quindi, ci sarà anche una punizione per il peccato nella prossima vita. Di conseguenza, troviamo tra tutte le nazioni la convinzione che i malfattori saranno puniti dopo la morte. Questa convinzione universale dell'umanità è un'ulteriore prova dell'esistenza dell'inferno. Perché è impossibile che, riguardo alle questioni fondamentali del loro essere e del loro destino, tutti gli uomini cadano nello stesso errore; altrimenti il potere della ragione umana sarebbe essenzialmente carente, e l'ordine di questo mondo sarebbe indebitamente avvolto nel mistero; questo, tuttavia, è ripugnante sia per la natura che per la saggezza del Creatore.


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