L'anima di sua sorella vola al cielo
Gregorio: il giorno seguente tutti e due, fratello e sorella, fecero ritorno al proprio monastero.
Tre giorni dopo Benedetto era in camera a pregare. Alzando gli occhi al cielo, vide l'anima di sua sorella che, uscita dal corpo, si dirigeva in figura di colomba, verso le misteriose profondità dei cieli.
Ripieno di gioia, per averla vista così gloriosa, rese grazie a Dio onnipotente con inni e canti di lode, poi andò a partecipare ai fratelli la sua dipartita. Ne mandò poi subito alcuni, perché trasportassero il suo corpo nel monastero e lo seppellissero nel sepolcro che egli aveva già preparato per sé.
Avvenne così che neppure la tomba poté separare quelle due anime, la cui mente era stata un'anima sola in Dio.
La visione del mondo e dell'anima di Germano
Un certo Servando, diacono e Abate di quel monastero che il patrizio Liberio costruì nella regione Campana, aveva l'uso di fargli ogni tanto una visita di amicizia. Faceva questo perché era anche lui ripieno di dottrina celeste e così si trasfondevano a vicenda confortevoli parole di vita e non potendo ancora gustare il dolce cibo della patria del cielo, lo pregustavano almeno con ardente desiderio.
Una volta si trattennero tanto, che era già l'ora di andare al riposo. Benedetto si era ritirato a riposare nel piano superiore di quella torre che si elevava a dominare tutto l'abitato, Servando nei locali inferiori: i due piani però erano in comunicazione per mezzo di una comoda scala. Di fronte poi alla torre si estendeva un fabbricato più grande, ove presero riposo i discepoli dell'uno e dell'altro.
Mentre i fratelli dormivano, Benedetto prolungò la veglia in attesa della preghiera notturna, e in piedi, vicino alla finestra, pregava. D'un tratto, fissando l'occhio nelle tenebre profonde della notte, scorse una luce scendente dall'alto che fugava la densa oscurità e diffondeva un chiarore così intenso da superare persino la luce del giorno. In questa visione avvenne un fenomeno meraviglioso, che lui stesso poi raccontava: fu posto davanti ai suoi occhi tutto intero il mondo, quasi raccolto sotto un unico raggio di sole.
Mentre contemplava con lo sguardo gli splendori di quella luce smagliante, vide l'anima di Germano, Vescovo di Capua, trasportata dagli angeli, raccolta in un globo di fuoco.
Volendo quindi avere un testimone di sì mirabile prodigio, chiamò a gran voce, ripetutamente, due o tre volte, il diacono Servando. Questi, impressionato alle grida insolite di quell'uomo, corse su veloce, guardò anche lui e poté vedere con meraviglia l'ultimo affievolirsi di quella luce meravigliosa, mentre l'uomo di Dio completava il racconto di quanto aveva veduto, suscitando in lui profondo stupore per il grande miracolo.
Mandò subito dopo a Cassino un messaggero al monaco Teoprobo, perché nella stessa notte si recasse a Capua e si informasse, per poi riferire, che fosse successo al vescovo Germano. L'ordine fu eseguito. L'inviato trovò già defunto il reverendissimo Vescovo Germano, e, informandosi delle circostanze della morte, gli risultò che coincideva proprio con quel momento nel quale l'uomo di Dio aveva contemplata la sua elevazione al cielo.
Pietro.- E' un Miracolo meraviglioso e stupendo!
Ma cosa vuol dire che fu presentato davanti agli occhi di lui tutto il mondo, come raccolto in un raggio di sole?
Siccome a me non è successo mai, allora non riesco proprio a immaginare, come possa avvenire che un solo uomo possa vedere l'intero mondo.
Gregorio: Pietro, tieni bene in mente questo che ti dico: all'anima che contempla il Creatore, ogni creatura è ben piccola cosa. Quando essa vede un bagliore del Creatore, per piccolo che sia, esigua gli diventa ogni cosa creata. Per la luce stessa che contempla interiormente, si dilata la capacità dell'intelligenza, e tanto si espande in Dio da ritrovarsi al di sopra del mondo. Anzi l'anima del contemplativo si eleva anche al di sopra di se stessa. Rapita nella luce di Dio, si espande interiormente sopra se stessa e quando sollevata in alto riguarda al di sotto di sé, comprende quanto piccolo sia quel che non aveva potuto contemplare dal basso.
L'uomo di Dio, dunque, che fissava il globo di fuoco e gli angeli che tornavano in cielo, non poteva contemplare queste cose se non nella luce di Dio. Non reca dunque meraviglia se vide raccolto innanzi a sé tutto il mondo, perché, innalzato al cielo nella luce intellettuale, era fuori del creato.
Tutto il mondo si dice raccolto davanti a lui, non perché il cielo e la terra si fossero impiccoliti, ma perché lo spirito del veggente si era dilatato, sicché, rapito in Dio, poté senza difficoltà contemplare quel che si trova al di sotto di Dio.
Perciò in quella luce che brillò ai suoi occhi corporei, era simboleggiata la luce interiore della mente, la quale nel rapimento dell'anima, gli mostrò quanto piccole fossero tutte le cose di quaggiù.
Pietro: mi accorgo che è stato un bene per me non aver capito prima quel che avevi detto. La mia ottusità ha occasionato queste tue esposizioni veramente sublimi.
Adesso ho capito benissimo la cosa e quindi, se non ti dispiace, riprendi il filo del racconto.
Libro II° dei "Dialoghi" di San Gregorio Magno
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