LIBRO DEL PROFETA GEREMIA
19Le mie viscere, le mie viscere! Sono straziato. Mi scoppia il cuore in petto, mi batte forte; non riesco più a tacere, perché ho udito il suono del corno, il grido di guerra.
Geremia è come se stesse vedendo la caduta di Gerusalemme, la sua distruzione e mentre la vede la descrive. La sua è profezia per visione.
Le mie viscere, le mie viscere! Sono straziato. Mi scoppia il cuore in petto, mi batte forte. Tutto questo lo dice, lo vede il profeta.
È come se il profeta stesse assistendo alla distruzione della sua stessa vita. Per questo le immagini sono forti, le espressioni drammatiche e intense.
Non riesco più a tacere, perché ho udito il suono del corno, il grido di guerra. È il suono del corno che invita alla battaglia. È l’urlo di guerra contro la città.
Geremia in visione assiste, vede, è testimone di questo grande esercito che sta espugnando Gerusalemme per votarla a ferro e fuoco.
I profeti non soltanto ascoltano, ma anche vedono. Vedono e descrivono. Vedono e a volte è come se fossero essi stessi testimoni degli eventi.
Geremia vive tutto il dolore di Gerusalemme nel suo corpo. È come se fosse assediato il suo corpo, saccheggiata la sua vita, distrutta la sua anima.
20Si annuncia un disastro dopo l’altro: tutta la terra è devastata. A un tratto sono distrutte le mie tende, in un attimo i miei padiglioni.
L’esercito avanza, devasta, distrugge, annienta. Nulla resta al suo passaggio. In un attimo tende e padiglioni sono distrutti. È come se fosse passato un turbine.
Si annuncia un disastro dopo l’altro. Tutta la terra è devastata. A un tratto sono distrutte le mie tende, in un attimo i miei padiglioni. La potenza è inarrestabile.
Geremia vede questa potenza devastatrice e la descrive. Dinanzi a sé tutto è una meraviglia. Dietro di sé tutto è macerie, polvere, cenere.
Questo è il frutto del peccato. L’albero del male questo produce e questo l’uomo è costretto ad ingoiare. Egli produce veleno e veleno dovrà bere.
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