(Vol. 2°, 22 Luglio 1899)
Il mio adorabile Gesù questa mattina si è fatto vedere con una croce d’oro pendente al collo, tutta risplendente, e guardandola se ne compiaceva immensamente. In un istante si è trovato il Confessore presente e Gesù gli ha detto: “Le sofferenze dei giorni passati hanno accresciuto lo splendore della croce, tanto che guardandola provo molto piacere”.
Poi si è rivolto a me e mi ha detto: “La croce comunica un tale splendore all’anima da renderla trasparente, e siccome quando un oggetto è trasparente gli si può dare tutti i colori che si vogliono, così la croce, con la sua luce dà tutti i lineamenti e le forme più belle che mai si possano immaginare, non solo dagli altri, ma anche dall’anima stessa che li prova. Oltre a ciò, in un oggetto trasparente subito si scopre la polvere, le piccole macchie e anche l’adombramento. Tale è la croce: siccome rende l’anima trasparente, subito fa scoprire all’anima i piccoli difetti, le minime imperfezioni, tanto che non c’è mano maestra più abile della croce, a fare che tenga l’anima preparata per renderla degna abitazione del Dio del Cielo”.
Chi può dire ciò che ho compreso della croce e quanto è da invidiare l’anima che la possiede?
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