La nostra VITA nella DIVINA VOLONTÀ deve essere PERFETTA
Da un po’ di tempo sono rimasto a riflettere seriamente, sul rischio che c’è di far diventare questa bella e preziosa dottrina e spiritualità della Divina Volontà, qualcosa di “bello da sapere, da comunicare”, però che rischia di non essere incarnata, di non essere “Vita”.
Il “raccontare un bel discorso” ma non “viverlo”, è il rischio che corriamo in questo caso, come ci fu presso i primi cristiani che, soprattutto i giudaizzanti (cioè i cristiani che provenivano dal giudaismo), stavano facendo del cristianesimo un gnosi, una dottrina, una filosofia. Mentre Gesù ci dice tutto il contrario: “Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la Volontà del Padre mio che è nei Cieli”. A me sembra ancora peggio fare una cosa del genere con la Divina Volontà, rischiare di farla diventare un “bel discorso” per attrarre gli altri, per conquistarli, non qualcosa da “Vivere”.
Invece dice Gesù a Luisa che le anime della Divina Volontà sono anime regine, perché non devono fare niente, perché, anche se sembra che non facciano niente con la loro volontà, fanno tutto con la Divina Volontà!
Dice infatti Gesù: “Figlia mia, la mia Volontà è la Santità delle santità. Sicché l’anima che fa la mia Volontà, secondo la perfezione che Io ti insegno, cioè come in cielo così in terra, per quanto fosse piccola, ignorante, ignorata, si lascia dietro anche gli altri Santi, ad onta dei loro portenti, delle conversioni strepitose, dei miracoli; anzi confrontando, le anime che fanno la mia Volontà, qual è nel mio Terzo Fiat, esse sono regine e tutte le altre come se stessero a loro servizio.”
Quindi qui Gesù ci dice che anche se gli altri (anche i Santi che ci sono stati finora), fanno miracoli, l’anima che vive nella Divina Volontà li passa avanti.
“L’anima che fa la mia Volontà pare che fa niente e fa tutto, perché stando nella mia Volontà [queste anime] agiscono alla divina, nascostamente ed in modo sorprendente. Sicché sono luce che illumina, sono venti che purificano, sono fuoco che brucia, sono miracoli che fanno fare i miracoli: quelli che li fanno sono i canali, in queste, invece, ne risiede la potenza. Sicché sono il piede del missionario, la lingua dei predicatori, la forza dei deboli, la pazienza degli infermi, il regime dei superiori, l’ubbidienza dei sudditi, la tolleranza dei calunniati, la fermezza nei pericoli, l’eroismo degli eroi, il coraggio dei martiri, la santità dei Santi… E così di tutto il resto, perché stando nella mia Volontà concorrono a tutto il bene che ci può essere in Cielo ed in terra.”
Dico soprattutto ai parrocchiani di S. Antonio Abate: non vi preoccupate perché noi saremo la parrocchialità del Parroco e della parrocchia. Perché più saremo noi stessi, cioè più saremo Figli del Divin Volere, più ci ritireremo a pregare, più ci nasconderemo, più realizzeremo davvero il nostro compito, cioè quello di essere la lingua del predicatore, il piede del missionario, la forza dei deboli, la parrocchialità del Parroco e delle parrocchie, e più saremo utili a voi, alla parrocchia di S. Antonio Abate, a tutte le parrocchie, alla Chiesa, al mondo intero!
Perché sembra che una persona che faccia “Maria”, faccia niente, e “Marta” si ribella sempre. È difficile trovare qualche “Marta” che dica: “se siete Figli del Divin Volere allora pregate, pregate!” C’è invece sempre qualche Marta che ci dice: che fate di buono? Non fate niente! C’è tanto da fare ad esempio nelle Diocesi, si potrebbe mettere qualche bel tappo in qualche buco di qualche parrocchia…
Noi invece dovremmo pian piano allontanarci come S. Antonio Abate che andava alla ricerca di luoghi sempre più isolati per realizzare il suo compito, cioè per pregare, il quale, dopo che vendette tutto, andò prima vicino alla sua città, dopo incominciò ad allontanarsi nel deserto, poi, vedendo che la gente lo andava sempre più a cercare, si allontanava sempre di più, sempre di più. Così dovremmo fare noi, sacerdoti e Figli del Divin Volere, in questo momento impegnati nella vostra parrocchia di S. Antonio, allontanarci sempre di più andando prima magari in un posto un po’ fuori del paese. Poi se lì ci sarà troppa gente che non ci permetterà di svolgere il nostro compito non so dove andremo, forse nel deserto del Sahara…
Seguendo gli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta la PFDV
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