santa Veronica Giuliani
CIELO (eternità)
La nostra patria è nei cieli, dove saremo immersi totalmente nell’Amore di Dio. Per Veronica, l’aspettativa del cielo, non ci distacca dalla terra, anzi, è proprio il desiderio dell’eternità che ci fa vivere in pienezza la vita terrena. Qui in terra prepariamo e anticipiamo il nostro futuro eterno.
35- Il suo volere regola tutto, il suo potere opera tutto, la sua immensità non è capita, né si capirà mai. Tutti i beati insieme non l’hanno mai capito, né capiranno mai l’essere di Dio. Tutti amano l’amore e lo stesso amore comunica a tutti in tutto l’amor suo ed essi, i beati, rimettono nell’amore, l’amore stesso. Ma sempre cresce questo amore, mai si sminuisce, è sempre lo stesso, ma sembra sempre superiore a tutto, sempre si ama, sempre si amerà, è un continuo amare; ma senza saziarsi mai. Dio è lo stesso amore, Lui ama sè per noi, comunica a noi il suo amore, e tutti i beati stanno in una sazietà infinita d’amore infinito, che è Dio, tutto amore con tutti, che dona a tutti tanto amore, non sminuisce in sè l’amore; più ne dà, più ne ha. (D V, 246)
36- La strada del cielo è stretta, e pochi la percorrono: ma dipende da noi; perché Dio ci ha facilitato tutto, ed altro non chiede che noi non l’offendiamo. Tutto quello che si fa, bisogna farlo con spirito di umiltà e, puramente, per Lui; che non cerchiamo altro che la sua volontà ss.ma; e tutto il nostro affetto sia fermo e stabile in Lui. Facendo ciò, proviamo una grande pace ed un anticipato Paradiso, qui in terra. (D III, 86)
37- Se davvero facciamo la divina volontà, fra tempeste, fra avversità, fra travagli, troveremo sempre pace, e che pace! Parteciperemo la beatitudine che godono i Beati in cielo ed un Paradiso anticipato in terra. (D III, 242)
38- Aveva ragione S. Paolo nel dire che: Né occhio vide, né orecchio udì, né entrò in cuore di uomo…. Dopo essere arrivato al terzo cielo, non poté raccontare niente; lo aveva in sè, per via di cognizione datagli da Dio; ma non poteva, con parole. Le opere sue manifestavano tutto ciò che aveva capito e veduto; d’altro non si gloriava che della croce; restava vivente fra tormenti e pene e lo spirito suo restò in Dio, operò per Dio, ed ebbe vita di Dio, in Dio. (D III, 925)
Silvia Reali
Nessun commento:
Posta un commento