EPISTOLARIO
7. Un altro aspetto caratteristico dello stato mistico è il doloroso contrasto, vivamente sentito, tra le insaziabili ansie e le ardentissime brame di possedere e lodare il Dio conosciuto e amato, e la constatazione che molti uomini non solo non lo conoscono né lo amano, ma lo ignorano o lo disprezzano e offendono. L'anima, divorata dall'amore di Dio e dall'amore del prossimo, ne sente una pena profonda e vorrebbe compiere ogni sforzo possibile, affinché Dio fosse amato da tutti e tutti fossero salvi. L'amore di Dio e lo zelo per le anime sono i due poli d'attrazione:
"Quanto poi soffro, padre, nel vedere che Gesù non solo non viene curato dagli uomini, ma quello che è peggio, anche insultato e più di tutto con quelle orrende bestemmie. Vorrei morire o almeno divenir sordo, anziché sentire tanti insulti che gli uomini fanno a Dio. Signore, fatemi morire anziché trovarmi presente a coloro nell'atto che vi offendono" (2 9-1911).
"Mi sento acceso da si vivo ed ardente desiderio di piacere a Dio, e compreso da sì forte timore di cadere in qualsivoglia più piccola imperfezione, che vorrei fuggire il commercio delle creature tutte nel mentre che un altro desiderio sorge nel mio cuore come gigante ed è quello di volermi trovare in mezzo a tutte le genti per proclamare ad alta voce chi sia questo gran Dio delle misericordie" (lett. 130).
"Padre mio, se potessi volare, vorrei parlare forte a tutti, vorrei gridare con quanta voce terrei in gola: Amate Gesù, ché è degno di amore. Ma, ahimè! padre mio, il mio spirito è ancora fortemente legato a questo corpo, molti sono i peccati che impediscono a quest'anima di volare ed andarsene in ... [sic]" (28 6 1912).
"Vorrei volare per invitare tutti di amare Gesù, di amare Maria" (6 5 1913).
"Per l'anima infiammata di divina carità il sovvenir alle necessità del prossimo è una febbre che la va lentamente consumando. Darebbe mille volte la vita se potesse far si che un'anima sola desse una lode di più al Signore. Anch'io sento che questa febbre mi va divorando" (8 9 1913; cf. anche 20 4 1914; 11 3 1915; 10 8 1917; 7 11 1919; 20 11 1921).
"Cosa dirvi del mio spirito? Mi vedo posto nell'estrema desolazione. Sono solo a portare il peso di tutti, ed il pensiero di non poter apportare quel sollievo di spirito a coloro che Gesù mi manda: il pensiero di vedere tante anime che vertiginosamente si vogliono giustificare nel male a dispetto del sommo Bene mi affligge, mi tortura, mi martirizza, mi logora il cervello e mi dilania il cuore" (8 10 1920).
PADRE PIO DA PIETRELCINA
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