Pratica della devozione al S. Cuore di Gesù
Ogni anno.
Benché il motivo e il fine d’ogni nostra azione deva essere Dio e a Lui debbano consacrarsi per tanti titoli tutti i giorni della nostra vita, Egli però ha voluto che gli fossero in modo più speciale consacrati alcuni giorni dell’anno. Per questo motivo aveva ordinato nell’A.T. alcune feste solenni; e per la stessa ragione anche le Chiesa ha le sue speciali e certi giorni dell’anno distinti da maggiori solennità. Cosi, quantunque ci sia l’obbligo di amare Gesù Cristo senza limiti di tempo, pure dobbiamo credere che l’amabile Salvatore abbia voluto un giorno in cui quest’amore debba spiccare di più.
Ha voluto, che, essendoci un giorno destinato, a onorare il suo Corpo prezioso nel SS. Sacramento e altri giorni consacrati a onorare le Sue Sante Piaghe, ce ne fosse anche uno destinato a onorare il Suo S. Cuore. La festa del Corpus Domini si celebra con l’esposizione del SS.mo Sacramento, con processioni solenni e ogni altra pompa: quella del S. Cuore viene solennizzata coi segni esterni dell’amore più sincero e ardente verso Gesù Sacramentato.
In altro luogo abbiamo riferito come Gesù stesso abbia scelto il giorno di questa festa, ma non sarà fuor di proposito ripeterlo qui.
La persona di cui s’è già parlato se ne stava un giorno dell’ottava del Corpus Domini dinanzi al SS. Sacramento, piena più del solito di grazie e desiderosa di contraccambiare in qualche modo e di rendere amore per amore, quando le apparve il Figlio di Dio e le disse «che non poteva rendergli amore più grande, che eseguendo ciò che già le aveva chiesto più volte: poi l’amabile mio Salvatore, continua ella, scoprendomi il suo Cuore divino, disse: — «Ecco il Cuore che ha amato tanto gli uomini! che nulla ha risparmiato fino a esaurirsi e consumarsi in prova dell’amor suo verso di loro. E in contraccambio per riconoscenza io non ricevo dai più se non ingratitudini, tanti sono i disprezzi, le irriverenze, i sacrilegi e le freddezze verso di me nel Sacramento dell’amore. Ma ciò che più mi dà pena, è che sono cuori a me consacrati. Perciò ti chiedo che il venerdì immediatamente dopo l’ottava del Corpus Domini sia dedicato a una festa speciale, per onorare il mio Cuore con un risarcimento d’onore e con un’ammenda onorevole, facendo quel giorno la Comunione riparatrice delle indegnità ch’Egli ha ricevuto nel tempo ch’è stato esposto sugli altari. E io prometto che il mio Cuore si dilaterà per spargere largamente gli influssi del suo amore divino su quelli che lo onoreranno».
Da queste parole si vede qual sia questa pratica, quale ne debba essere il profitto e quale ne è il frutto. Ora per ricevere infallibilmente le grazie grandi, promesse da Dio, per mezzo della pratica di questa devozione, e sopratutto l’amore fervente, ch’è la maggiore di tutte le grazie, ecco in che maniera dobbiamo regolarci.
La Festa di cui parliamo deve cominciare la vigilia, cioè l’ultimo giorno dell’ottava del Corpus Domini. Si può usare parte del giorno nella lettura di qualche capitolo di questo libro, specialmente il primo, il secondo e il terzo della prima parte, e il primo della 2ª, per ben capire il motivo di questa festa, in quali disposizioni dobbiamo essere e con quali sentimenti si debbono eseguire tutte le pratiche di detta devozione. Passeremo la maggior parte del tempo che ci sarà possibile dinanzi al SS. Sacramento in profondo raccoglimento. Si reciterà Vespro e Compieta dell’Ufficio del S. Cuore di Gesù, la Corona, le Litanie e altre preghiere, secondo la devozione di ciascuno.
Verso sera si passerà un’ora o mezz’ora nella lettura attenta e seriamente riflessiva del primo capitolo dì questa terza parte: questa lettura, o per meglio dire, questa considerazione servirà da meditazione e sarà non poco utile a prepararci alla festa del giorno dopo. Soprattutto bisogna avere nel rimanente del giorno gran cura di osservare, quanto più si potrà, il silenzio, essendo il raccoglimento interno una disposizione necessaria di questa devozione. La sera prima di coricarsi sarà bene, potendolo, trattenersi per circa un quarto d’ora a riflettere sul soggetto e sul motivo della festa del giorno seguente, e sui sentimenti che si sono avuti durante la considerazione che si è fatta, pensando quanto sia ragionevole amare fervidamente Gesù e come si debbano risarcire dal canto nostro le offese che si commettono, da quelli che non vogliono amarlo, contro il più amabile dei Misteri. Diremo poi a Gesù il nostro desiderio di poter trascorrere il resto della notte dinanzi al suo altare, pregando intanto il nostro buon Angelo di sostituirci durante la nostra assenza, mentre noi dimostreremo, la mattina dopo, la sincerità del nostro desiderio con la prontezza ne1 recarci alla Chiesa. Procureremo quindi di mantenerci in questi buoni sentimenti e, se durante la notte ci accadesse di svegliarci, adoreremo subito Gesù Sacramentato e rinnoveremo il nostro desiderio di andare a ossequiarlo.
Il giorno seguente, se si può, deve essere tutto consacrato a onorare il S. Cuore di Gesù nel SS. Sacramento, tralasciando ogni faccenda non affatto necessaria e che possa differirsi ad altro tempo. Bisogna sopprimere con diligenza ogni occupazione inutile, ché in questo giorno i secondi sono infinitamente preziosi. Appena alzati ci prostreremo in terra ad adorare Gesù, accompagnando quest’atto di adorazione con tutti quei sentimenti di cui è capace un cuore commosso e acceso d’amore, offrendogli tutte le azioni che faremo in onore del suo S. Cuore, in riconoscenza dell’amor suo e dei suoi benefici.
Quelli che hanno la fortuna di conservare Gesù nella propria casa devono affrettarsi quel giorno più che mai di fargli la prima visita, e gli altri devono procurare di visitarlo più presto che possono. La confessione deve essere fatta col dolore più intenso che si possa e con più diligenza delle altre volte, in considerazione di tante ingratitudini e delle nostre irriverenze, di cui sarà bene accusarci in tale giorno in particolare, o almeno in generale Dopo di che non si deve nulla tralasciare per prepararsi con cura alla Comunione. Siccome la Comunione di questo giorno, è riservata alla riparazione delle mancanze commesse nelle altre Comunioni fatte fino allora, non è necessario dire con che devozione deve farsi. Il profondo rispetto in cui si starà dinanzi a Gesù deve essere una prova evidente del fervido desiderio di risarcire le irriverenze passate, mentre l’amore ardente, la devozione tenera e la fede viva, nel Comunicarsi, devono essere un seguo del desiderio sincero di riparare in qualche modo alla freddezza, incredulità e irriverenza con cui si comunicano tante persone.
Commossi da rincrescimento sensibile, nel vedere quanto poco Gesù sia amato e persino, maltrattato nell’adorabile Eucaristia, riceviamolo come un Dio sdegnato, che vogliamo placare con questa azione, come un Salvatore disgustato che vogliamo riconciliare, come uno Sposo nauseato della nostra indifferenza, che ormai vogliamo amare con perfezione. Tocchi da sentimenti teneri e affettuosi ci accosteremo al banchetto santo con modestia straordinaria e umiltà profonda.
Siccome l’amore ardente di Gesù deve avere la maggior parte in quest’azione, così toccherà all’amore di ispirare a ciascuno in particolare i sentimenti, gli affetti e gli atti da farsi in questo tempo prezioso.
Subito dopo la Comunione, paragonando l’amore straordinario di Gesù con la nostra somma ingratitudine, prostrati umilmente ai suoi piedi, con lo spirito umiliato e il cuore contrito da vivo dolore per tanti oltraggi, faremo con la più grande devozione l’ammenda onorevole in cui, più che la bocca, dovrà parlare il cuore, o meglio, la bocca deve farsi interprete dei sentimenti del cuore. Quindi si reciterà l’atto dì consacrazione al S. Cuore di Gesù e l’Offerta, che si troveranno al capitolo quarto di quest’ultima parie. Si passerà il resto del giorno in grande raccoglimento interno, trattenendoci, se si può, la mattina, o almeno una gran parte di questa, innanzi al SS.mo Sacramento, e tutto il giorno in opere buone, specialmente in atti continui e frequenti d’amor di Dio, secondo la devozione di ciascuno.
Verso sera si farà la meditazione indicata per questo giorno. Che se poi non sarà consentito di farla a causa del proprio stato, della disposizione o dell’ufficio, sarebbe bene almeno leggerla attentamente, e trattenersi qualche tempo in silenzio nei sentimenti di tenerezza che ci saranno ispirati. In qualche ora del giorno si potranno recitare l’Ufficio, la Corona e le Litanie del Sacro Cuore di Gesù; poi si farà un po’ di lettura di questo libro: insomma non si lascerà nulla a fine di dimostrare a Gesù quanto l’amiamo, e la nostra passione di vederlo teneramente amato.
I Religiosi che hanno la sorte di avere Gesù in casa, in modo speciale in questo giorno devono stargli assiduamente vicini, trascorrendo tutto il tempo libero dalle occupazioni innanzi al SS. Sacramento, mentre i secolari ci staranno più del solito, e conviene che gli uni e gli altri procurino di visitarlo devotamente almeno cinque volte durante la giornata.
La prima sia una visita di ringraziamento a Gesù per l’amore infinito che ci ha mostrato nell’istituzione di questo Mistero.
La 2ª sia in rendimento di grazie per tutte le volte che l’abbiamo ricevuto nell’adorabile Eucaristia, e per tutti i benefici speciali che in essa ci ha largiti.
La 3ª sia quasi un’ammenda onorevole di tutti gl’insulti ch’Egli ha ricevuto dagli infedeli e dagli eretici.
La 4ª sia per riparare quanto è possibile con un profondo rispetto e ogni sorta di ossequi le irriverenze, le empietà e i sacrilegi, che ha sofferto dagli stessi fedeli.
La 5ª si faccia espressamente per adorare in ispirito Gesù Cristo in tutte le Chiese, sia di campagna come di città; dove si trova il SS. Sacramento, dove è quasi abbandonato e dove è così mal tenuto, di rado visitato e universalmente dimenticato.
Essendo l’amore di Gesù il principale motivo di tutte queste pratiche devote, parecchie persone per far cosa più gradita a Gesù ci uniscono molte altre opere buone, suggerite loro dall’amore e tendenti allo stesso scopo. Alcune visitano in questo giorno tutte le chiese, o almeno una parte, dove si conserva il SS. Sacramento, e si sforzano con la loro devozione e modestia di riparare le profanazioni e i disprezzi che Gesù vi ha sofferto. Altre poi procurano di far confessare e comunicare in questo stesso giorno alcuni poveri, a cui fanno l’elemosina dopo averli ben trattati. Parecchie ci uniscono qualche penitenza: e in generale tutti sono tenuti a sforzarsi di fare ogni cosa con fede viva, con fervore e devozione straordinaria, e con amore ardentissimo verso Gesù Cristo.
P. GIOVANNI CROISET S.J.
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