venerdì 3 marzo 2023

Descrizione della Grotta di Betlemme - Ven. Anne Catherine Emmerick

 


Secondo le visioni del  

Ven. Anne Catherine Emmerick 


LA VITA DI GESÙ CRISTO E DELLA SUA SANTISSIMA MADRE 

(Dalla nascita di Maria Santissima alla morte di San Giuseppe).


Descrizione della Grotta di Betlemme 

All'estremità meridionale della collina, attorno alla quale si snodava la strada che portava alla valle dei pastori, si trovava la grotta in cui Giuseppe cercò rifugio per Maria. Nella stessa roccia c'erano altre grotte aperte. L'ingresso era a ovest e uno stretto passaggio conduceva a una stanza arrotondata da un lato e triangolare dall'altro, sul lato est della collina. La grotta era naturale, ma sul lato sud, rivolto verso la strada che portava alla valle dei pastori, erano stati fatti dei lavori di muratura approssimativi. Sul lato rivolto a sud c'era un altro ingresso, che era generalmente murato. Giuseppe la riaprì per comodità. Uscendo da lì a sinistra, c'era un'altra apertura più ampia, che conduceva a una grotta stretta e scomoda a una profondità maggiore, che terminava sotto la grotta del presepe. L'ingresso comune della grotta del presepe era rivolto a ovest. Da lì si potevano vedere i tetti di alcune casette di Betlemme. Da lì, girando a destra, si giungeva a una grotta più profonda e più buia, in cui un tempo doveva essersi nascosta Maria. Davanti all'ingresso, a ovest, c'era una piccola tettoia di canne sostenuta da pali, che si estendeva a sud e copriva l'ingresso da quel lato, in modo che si potesse stare all'ombra davanti alla grotta. Sul lato meridionale della grotta c'erano tre aperture, con grate in alto, da cui entravano aria e luce. Un'apertura simile si trovava nella volta della stessa roccia: era ricoperta di erba e rappresentava l'estremità dell'altura su cui era costruita la città di Betlemme. Per passare dal corridoio, che era più alto, alla grotta, formata dalla natura stessa, era necessario scendere ancora. Il terreno intorno alla grotta era rialzato, così che la grotta stessa era circondata da una panca di pietra di larghezza variabile. 

Le pareti della grotta, pur non essendo completamente lisce, erano abbastanza regolari e pulite, persino piacevoli da vedere. A nord del corridoio si trovava l'ingresso a una grotta laterale più piccola. Di fronte a questo ingresso si trovava il luogo in cui Giuseppe era solito accendere il fuoco; poi la parete girava a nord-est verso l'altra grotta, più ampia, situata a un'altitudine maggiore. Lì ho visto in seguito l'asino di Giuseppe. Dietro questo luogo c'era un angolo "abbastanza grande, dove l'asino poteva stare con abbastanza foraggio". Nella parte orientale di questa grotta, di fronte all'ingresso, c'era il luogo in cui si trovava la Beata Vergine quando da lei nacque la Luce del mondo. Sul lato sud della grotta si trovava la mangiatoia dove veniva adorato il Bambino Gesù. La mangiatoia non era altro che un abbeveratoio scavato nella pietra stessa, destinato ad abbeverare gli animali. Sopra c'era una mangiatoia, con un'ampia apertura, realizzata con un traliccio di legno e sollevata su quattro gambe, in modo che gli animali potessero raggiungere comodamente il fieno o l'erba che vi erano collocati. Per bere, dovevano solo chinare la testa verso l'abbeveratoio di pietra sottostante. Davanti alla mangiatoia, a est di questa parte della grotta, sedeva la Vergine con il Bambino Gesù quando i tre re vennero a offrirle i loro doni. Lasciando la mangiatoia e girando verso ovest nel corridoio antistante la grotta, si passava davanti all'ingresso meridionale di cui sopra e si giungeva al luogo in cui Giuseppe ricavò in seguito la sua stanza, separandola dal resto con tramezzi di argilla. Su quel lato c'era una cavità dove depositava vari oggetti. All'esterno, sul lato meridionale della grotta, passava la strada che conduceva alla valle dei pastori. Sulle colline c'erano piccole case e sulla pianura c'erano capannoni con tetti di canne sostenuti da pali. Davanti alla grotta la collina degradava verso una valle senza uscita, chiusa a nord, larga circa mezzo quarto di lega. C'erano rovi, alberi e giardini. 

 Attraversando un bel prato, dove c'era una fontana, e passando sotto gli alberi allineati simmetricamente, si giungeva a est della valle, nella quale c'era una collina prominente e in essa la grotta della tomba di Maraha, la nutrice di Abramo. È chiamata anche Grotta del Latte. La Beata Vergine vi si rifugiò più volte con il Bambino Gesù. Sopra questa grotta c'era un grande albero, attorno al quale si potevano vedere alcuni posti a sedere. Da qui si poteva vedere Betlemme meglio che dall'ingresso della grotta del presepe.  

Ho saputo molte cose sulla grotta del presepe, che sono accadute in tempi antichi. Ricordo, tra l'altro, che Seth, il figlio della promessa, fu concepito e partorito in questa grotta da Eva, dopo un periodo di penitenza di sette anni. Fu lì che un angelo le disse che Dio le aveva dato Seth al posto di Abele. Qui Seth fu nascosto e nutrito, e nella grotta di Maraha, perché i suoi fratelli volevano togliergli la vita, come i figli di Giacobbe cercarono di fare con Giuseppe. 

In un tempo lontano, dove ho visto uomini vivere in grotte, li ho visti spesso scavare nella pietra per potervi abitare e dormire comodamente con i loro figli, su pelli di animali o su materassi d'erba. Lo scavo fatto sotto la grotta del presepe potrebbe essere servito come letto per Seth e per gli abitanti successivi. Non sono più sicuro di queste cose. Ricordo anche di aver visto nelle mie visioni della predicazione di Gesù che il 6 ottobre il Signore, dopo il suo battesimo, celebrava la festa del sabato nella grotta della mangiatoia, che i pastori avevano trasformato in un oratorio. 

Abramo aveva una balia di nome Maraha, che era molto onorata da lui e che arrivò a un'età molto avanzata. Questa nutrice seguì Abramo ovunque su un cammello e visse a lungo al suo fianco a Sukkot. In età avanzata lo seguì anche nella valle dei pastori, dove Abramo aveva piantato le sue tende nei pressi della grotta. Quando ebbe superato i cento anni e vide avvicinarsi la sua ultima ora, chiese ad Abramo di seppellirla in quella grotta, sulla quale aveva fatto delle previsioni e che chiamò Grotta del Latte o Grotta della Nutrice. Lì avvenne un evento miracoloso, che ho dimenticato, e una sorgente sgorgò dal terreno. La grotta era allora un corridoio stretto e alto, aperto in una pietra bianca, non molto dura. Su un lato c'era uno strato di questo materiale che non arrivava fino alla volta. Arrampicandosi su questo strato di materiale, si poteva raggiungere l'ingresso di un'altra grotta, più alta.  La grotta fu ampliata in seguito, poiché Abramo ne fece scavare un lato per la tomba di Maraha. Su un grande blocco di pietra si trovava una specie di gamella, anch'essa di pietra, sostenuta da gambe corte e spesse. Sono rimasto stupito di non aver visto nulla di simile al tempo di Gesù Cristo. Questa grotta della tomba della balia aveva un legame profetico con la Madre del Salvatore, in quanto nutriva il Figlio perseguitato nascosto lì; infatti, nella storia della giovinezza di Abramo c'è anche una persecuzione figurata di lei, e la balia gli salvò la vita nascondendolo nella grotta.  Questa grotta era fin dai tempi di Abramo un luogo di devozione, soprattutto per le madri e le nutrici: c'era "qualcosa di profetico in questo, perché nella nutrice di Abramo la Beata Vergine era venerata in figura, proprio come Elia l'aveva vista in quella nuvola portatrice di pioggia e le aveva dedicato un oratorio sul Monte Carmelo". Maraha aveva in qualche modo collaborato all'avvento del Messia, avendo nutrito con il suo latte un antenato di Maria. Non riesco ad esprimerlo bene, ma era tutto come un pozzo profondo che conduceva alla fonte della vita universale e dal quale attingevano sempre, fino a quando Maria emerse come unica fonte di acqua pulita e senza macchia.  L'albero che faceva ombra alla grotta sembrava da lontano un grande tiglio; era largo in basso e terminava a punta: era un terebinto. Sotto quest'albero Abramo incontrò Melchisedec, non ricordo in quale occasione. C'era qualcosa di sacro in questo albero copioso per i pastori e per la gente dei dintorni: amavano riposare sotto la sua ombra e pregare. Non ricordo bene la sua storia, ma credo che sia stato Abramo stesso a piantarlo. Accanto ad esso c'era una sorgente dove i pastori andavano a prendere l'acqua in certe occasioni e le attribuivano virtù speciali. Ai lati dell'albero avevano costruito delle capanne aperte per riposare e il tutto era circondato da una siepe protettiva. Più tardi vidi che Sant'Elena vi aveva fatto costruire una chiesa, dove si celebrava la messa. 


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