venerdì 20 ottobre 2023

Il Dogma dell'Inferno.

 


Il venerdì 18 febbraio 1881, avea luogo in Monaco il ballo carnevalesco dei giovani pittori. Vi  erano essi numerosi, travestiti ridicolmente chi da frate, chi da prete, chi da pellegrino, con bordoni  e rosarii grotteschi, contraffacendo i riti e le pratiche di religione; gli altri da eschimese, coperti di  canape e di capecchio. Un zolfino sbadatamente acceso mette fuoco ad uno di questi, che vedendosi  ad un tratto divampante, gittasi all'impazzata sopra i compagni, sicché in men che si dice tutte  quelle vestimenta di stoppa sono in fiamme. Dodici di quei danzatori, quali faci viventi, corrono  disperati, buttandosi gli uni sugli altri, ravvoltolandosi con dolorosi urli per ogni angolo della sala,  esalando un infetto odore. In breve tre di loro rimangono abbrustolati cadaveri: nove spirano poco  appresso; tredici vengono trasportati allo spedale, ed uno di questi, Giuseppe Sebmertzer, rende  l'anima al primo arrivo, mentre gli si staccava dalle braccia e dal petto la pelle accartocciandosi,  lasciando a nudo le vive carni, anch'esse intaccate dal fuoco. Tale orribil morte fu riguardata, non  senza ragione, come un castigo della Giustizia divina, provocato dall'empia scostumatezza di quei  disgraziati; ma fu supplizio di brevissima durata, e ben più leggiero di quello interminabile  dell'Inferno. 

    Il 24 marzo 1881, un altro disastro gittò lo spavento e la costernazione nella città di Nizza  coll'incendio del teatro municipale. Avea questo le porte molto anguste ed al tutto insufficienti per  la pronta uscita in caso di pressante bisogno. Quella sera essendovi lo spettacolo più splendido  dell'usato, gli spettatori vi erano accalcati. E già il tendone era levato per il primo atto, allorché il  fuoco si apprende in fondo al palco, e ad un tratto la scena è da ogni parte invasa dalle fiamme. Un  grido si levò da tutto il teatro: il fuoco! il fuoco! e lo scompiglio e l'affollamento fu generale, mentre  tutti i lumi si trovarono spenti. Solo il bagliore dell'incendio, che rapidamente si propagava, dava in  confuso a vedere qualche spaventato attore traversare il palco, in cerca di una uscita, dalle fiamme  al misero negata. Gli spettatori delle gallerie giù si precipitavano alla rinfusa per le tortuose scale,  con una veemenza da frenetico: le donne ed i fanciulli erano abbattuti e calpesti dai sorvenienti:  tutto era pieno di grida di terrore e disperazione! di tanti esseri umani, che lottavano per salvare la  vita, e si sentivano morire, soffocati da fumo, o pigiati sotto i piè dei vicini. Quando pompieri,  soldati e marinai poterono colà entrare, lo spettacolo vi era orribile; si vedeano ammonticchiati cadaveri, brutti, anneriti, alcuni anche resi carbone, di uomini, donne, fanciulli, che indarno aveano  lottato per trovarsi scampo all'aperto. Deh quali dovettero essere per loro quegli estremi momenti,  nei quali conobbero che il salvarsi più non era possibile! Alle tre del mattino, sessanta e più  cadaveri si trovarono trasportati nella vicina chiesa di san Francesco di Paola; erano mezzo bruciati,  e dai lineamenti dei loro volti, e dagli atteggiamenti delle persone, ancora si potevano scorgere le  angosce della più atroce agonia. Or che vorrà essere nell'Inferno? Anche là di mezzo all'incendio è  chiuso ogni scampo; anche là sono le angosce dell'agonia più crudele; ma la morte non verrà mai a  mettervi fine! E questi miseri abbruciati erano essi bene disposti a morire? Ah non è luogo il teatro,  dove apparecchiarsi a ben morire! E non è però a temere che sia stato per loro veramente la porta  dell’Inferno? Deh se queste vittime avessero conosciuto qual sorte le aspettava, non avrebbero di  buon grado rinunciato ad un piacere, che dovea costar loro sì caro? Ma i vostri peccaminosi piaceri,  o mondani, vi costeranno assai più caro, e voi non vi rinunciate! 

    Un sinistro ancor più spaventevole fu l'incendio del teatro in Vienna, successo l’8 dicembre 1881.  Vi si dovea rappresentare la prima volta il Conte di Hoffman dell'Offenbach, e più di mille e  cinquecento erano gli accorsi ad esserne spettatori. Ma sul punto di cominciare, alle sette di sera,  scoppia l'incendio, ed un grido di spavento mette tutta sossopra l'assemblea; lo spavento diventò  frenesia, allorquando si videro lanciar le fiamme a rapidamente invadere quel vasto ricinto, per  modo che in un attimo si trovò tutto invaso dal fuoco e cangiato in un vero Inferno. Il descrivere il  tumulto di tanta gente ivi stivata, le grida di orrore, di rabbia, di disperazione, la è cosa del tutto  impossibile. I mal capitati si precipitano verso le porte, si travolgono, si schiacciano gli uni gli altri,  con di più il soffitto che roso dalle fiamme cade loro in parte sui capi. Altri per le gallerie si  accalcano alle finestre del secondo e del terzo piano, per gittarsi da quelle giù sulla strada; e si  vedono dal di fuori sporgersi ed aggrapparsi l'uno all’altro, sospesi per un momento in aria, poi  abbandonati al vuoto, per isfuggire il terribile supplizio del fuoco. Ma il maggior numero si trovava  imprigionato al di dentro. Un migliaio di uomini, donne e bambini periscono tra le fiamme,  abbruciati vivi, ridotti in cenere! Di parecchi si rinvennero le sole ossa calcinate; di più altri i corpi  mezzo abbrustolati; grandissimo numero poi di abbracciati e stretti gli uni contro gli altri, come in  suprema lotta, nella quale erano spirati; onde si dovette con orrore rilevare, che in quella fornace  una disperata battaglia erasi fatta tra' fuggitivi, spingendosi, afferrandosi, percotendosi per aprirsi  uno scampo; ma fu loro forza di sostenere lo spasimo del fuoco e di morirvi. Imagine assai smorta  dell'Inferno, dove i reprobi sono bensì tormentati dal fuoco, ma non vi posson morire; perché il loro  bruciare deve essere inestinguibile. In occasione di questo spaventoso avvenimento, sì fece il  novero dei teatri incendiati da un secolo in qua, e si trovò di parecchie centinaia. Non sembra però  questo una lezione della Provvidenza in confermazione degli avvisi dati dalla Chiesa continuamente  ai fedeli? Certo, il teatro a' nostri giorni è d'ordinario una scuola di empietà e di malcostume; ed i  perenni incendii non danno quindi bastevolmente a conoscere, come tali edificii dannati alle  fiamme, sono per le anime le porte dell'Inferno? 

del R. P. SCHOUPPES S.J. 

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