COLUI CHE PARLA DAL FUOCO
Il demonio si adopererà con accanimento per farti cadere, ma la mia grazia è più forte di ogni malizia infernale. (N. Signore a Josefa - 6 aprile 1921).
I mesi che seguirono la Quaresima del 1921 furono contrassegnati, infatti, da una recrudescenza degli sforzi diabolici. Tuttavia, dapprima, nulla di straordinario manifesta la presenza del nemico. La tentazione violenta sfrutta abilmente le attrattive e le ripugnanze di Josefa davanti alla via in cui il Maestro la sospinge passo passo.
La fedeltà di questo Maestro incomparabile e la potenza della Madre celeste continuano ad intervenire per custodirla, perdonarla, rimetterla sul retto cammino, poiché più volte soccombe alla propria debolezza. Ma intanto ella approfondisce questa grande lezione per trasmetterla un giorno: l'amore ha il segreto di servirsi anche delle nostre mancanze per il bene delle anime. Mentre il giorno di Pasqua, 27 marzo, si è levato radioso, ella scrive:
«Questa mattina durante la meditazione mi sono un po' lagnata con Gesù, poiché se mi tiene così assorta in Lui, come posso fare ad applicarmi al lavoro?... e c'è tanto da fare! Non sarei più al mio posto se mi trovassi in altro luogo?»
Ha appena il tempo di finire il suo lamento che Gesù le appare con un'ombra di tristezza sul volto:
«- Perché ti lamenti, Josefa, mentre ti ho attirata a questa porzione preferita dal mio Cuore?...».
«Mi ha detto queste parole con ardore, poi è sparito».
Josefa lo aspetterà per vari giorni, conservando in cuore il ricordo della tristezza letta sul volto divino.
«Il 6 aprile, mercoledì dopo la domenica in Albis, dopo la Comunione, Egli è ricomparso, con le braccia aperte, mentre Gli dicevo il mio desiderio di amarlo davvero. Mi ascoltò in silenzio, come se volesse che Glielo ripetessi. Gli chiesi perdono dicendo: Signore, mi abbandono a Te! Mi guardò con grande bontà e disse:
«- L'anima che si abbandona davvero a me, mi piace tanto che, nonostante le sue miserie e le sue imperfezioni, trovo in lei il mio cielo e mi compiaccio di dimorare in lei.
«Io stesso ti dirò - aggiunse, - ciò che mi impedisce di lavorare nell'anima tua per effettuare i miei disegni».
Quindi, rispondendo all'inquietudine che scorge in lei:
«- Sì, il demonio si adopererà accanitamente per farti cadere; ma la mia grazia è più potente di tutta la sua malizia infernale. Affidati a mia Madre, abbandonati a me e sii sempre molto umile e semplice con la Madre tua».
Josefa capisce l'opportunità di questa raccomandazione poiché è presaga dell'avvicinarsi del nemico. Prega e rinnova la sua offerta:
«Lo supplicavo in modo speciale - scrive il giovedì 7 aprile, - di insegnarmi ad umiliarmi e ad abbandonarmi nella maniera che Gli piace. Credo che questa preghiera Gli sia gradita perché, subito, è comparso:
«- Tu puoi umiliarti in vari modi, - mi ha detto: - in primo luogo adorando la divina Volontà, che malgrado tu ne sia indegna, vuol servirsi di te per effondere la sua Misericordia. Poi ringraziando di essere stata collocata nella Società del mio Cuore senza alcun tuo merito. Non lagnarti mai di ciò».
«Scolpì queste parole così profondamente in me che lo supplicai di dimenticare la mia ingratitudine e gli ripetei il mio desiderio di riparare le pene che avevo potuto procurare al Suo Cuore divino».
«- Tu mi consolerai, mia Josefa, col ripetere spesso questa preghiera: O Cuore divino! Cuore del mio Sposo, il più tenero e delicato dei cuori, ti ringrazio che, malgrado la mia indegnità, mi hai scelta per effondere sulle anime la Tua divina Misericordia!».
«Mi guardò di nuovo e mi lasciò».
Quella stessa sera nella cella di Santa Maddalena Sofia, dove era andata per supplicarla di non dubitare mal del desiderio che aveva di essere sua vera figlia, Gesù viene inaspettato, ed aprendole il Cuore, ve la fa entrare, dicendole una volta ancora:
«- Qui troverai il perdono!».
Tuttavia la sollecitudine della Madonna veglia senza posa sull'inesperienza della sua figliola.
«- Ciò che soprattutto temo, - venne a dirle prima della Comunione di sabato 9 aprile - è che tu non sia abbastanza aperta con la tua Madre e così tu non ti accorga dei lacci del nemico. Non lasciarti andare, Josefa. Veglia sui tuoi pensieri per non dar adito alla tentazione. E se provi in te stessa qualche compiacenza, dilla subito ed umiliati. Ti raccomando di nuovo di essere molto semplice con la tua Madre. E l'unico modo per preservarti dalle astuzie diaboliche».
Qualche giorno dopo Gesù ribadisce la lezione. Il lunedì 11 aprile, durante la meditazione, ella Gli ripete la preghiera imparata il giovedì precedente.
«Subito è apparso. Con lo sguardo sembrava dirmi la sua compiacenza nell'ascoltarmi, ed io Gliela ripetei di nuovo».
«- Ogni volta che tu Mi ripeti queste parole, le pongo nel mio Cuore in modo che esse siano per te e per le anime una nuova sorgente di grazie e di misericordia». «Gli ho domandato o piuttosto l'ho supplicato di usarmi compassione, poiché sono io la prima ad aver bisogno di misericordia!».
«- Se è per mezzo tuo che voglio effondere i tesori della mia bontà, Josefa, come non li effonderei anzitutto su di te?».
Poi Gesù le ricorda la necessità di nulla nascondere alla Madre a cui l'ha affidata.
«- Tu devi imparare a dire ciò che ti umilia di più e nella maniera che più ti costa, - le dice. - Se non avessi voluto assoggettarti all'obbedienza, - ha aggiunto con forza, - ti avrei lasciata nel mondo, ma ti ho condotta al mio Cuore, affinché tu non respiri che per obbedire».
Due giorni dopo Josefa sperimentava quanta grazia si nasconda nell'obbedienza.
«Il mercoledì 13 aprile - scrive - ricevetti una lettera di mia sorella, e il pensiero che una sua possibile entrata al Carmelo avrebbe lasciata sola la mamma mi sconvolse. Tuttavia non smisi di dire a Gesù la mia volontà di restargli fedele. Ma, il giorno dopo, la tentazione fu così forte che venni da lei, Madre mia, a dirle tutto, giacché so che la luce mi viene da lei.
«E lei mi ha detto una cosa che più di ogni altra si è profondamente scolpita nell'anima mia.
«Il Cuore di Gesù ama la mia mamma infinitamente più di quello che posso fare io! Ho meditato su ciò e ho risoluto di tutto abbandonare a Dio.
«Il giorno dopo, durante il ringraziamento della Comunione, Gesù, che conosce la mia debolezza, è venuto pieno di bontà e mi ha detto:
«- Se abbandoni tutto a me, ritroverai tutto nel mio Cuore.
Suor Josefa Menéndez
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