Il Purgatorio e il Paradiso
Nella vita, il ministero del dolore
L'anima nella vita terrena ha avuto sempre delle prevenzioni verso la bontà di Dio, e a volte addirittura delle recriminazioni, di fronte, specialmente, ai misteri del dolore, della provvidenza, del male, dell'umana libertà ecc.; forse queste recriminazioni le abbiamo avute o le abbiamo un poco tutti. Sì, cerchiamo di ricacciarle come tentazioni, cerchiamo, con sforzo però, di fare atti contrari, o qualche sparuto e debole atto di fede, immergendoci non nella fulgida luce di Dio, ma nelle oscure tenebre della mente che non vuol ragionare o del cuore che non sa amare con tenerezza quello che le appare asprezza e severità. L'anima nostra più che amare il Signore, si sforza di non essergli contraria, e di non naufragare nell'incredulità, nelle oscure onde della fatalità o del cieco destino.
Appena fuori del corpo, l'anima si trova innanzi alla bontà infinita di Dio, scorge le proprie miserie e le proprie recriminazioni nella luce della bontà divina, benché non contempli e non possa ancora contemplare quell'oceano di amore, perché ancora incapace di immergervisi in una felicità incomparabile, e rimane, per darne un pallido esempio, come uno che ha trattato da villano un e travestito, o un Cardinale che passa come un semplice inserviente di sacrestia, o peggio come un ladro travestito da prete. Così avvenne a quei poliziotti che a Venezia, di notte, fermarono S. Pio X, che, vestito da semplice Sacerdote, portava sulle sue spalle un materasso per una partoriente poverissima. « Ehi, dissero i poliziotti da lontano, ehi, ladraccio, che scegli la notte per i tuoi furti, dove hai preso questo materasso? Fermati, mettilo giù, porgi le mani alle manette ». E si avvicinarono per acciuffarlo, ma riconobbero in quell'angelico volto il santo Patriarca, e chi può dire la confusione dalla quale furono presi? E’ un paragone misero di fronte alla sorpresa dell'anima che ha il primo incontro col Signore, infinità bontà ed infinito amore. Anche non vedendolo faccia a faccia, perché non ancora glorificata, essa sente, nella pace dello stato di grazia nel quale sta, la bontà di Dio.
Anzi v'è di più: l'anima nella luce di Dio, del quale avverte le perfezioni e la grandezza, si trova tutta macchiata e disadorna, e prova tale rossore, da desiderare solo di appartarsi dal Signore per purificarsi.
Vi sarà successo di sognare di trovarvi per la strada in camicia o nudi addirittura. Quale confusione! Voi cercavate di nascondervi in qualche portone, vi stringevate la camicia per tentare di coprirvi, vi sembrava d'incontrare persone sul vostro passaggio che vi davano un senso di sgomento. Respiravate solo all'atto del destarvi, esclamando, constatando che era un sogno: Grazie, Signore, che non è vero!... Ma l'anima che appare innanzi a Dio, e si vede tutta macchiata, non sogna, si risveglia piuttosto dai sogni orgogliosi della propria giustizia fatti in vita, giudicandosi con una superficialità, con una benevolenza che appare fallace nella luce divina.
In un ricevimento, una signorina avvertiva uno spasimo nei fianchi, e non dava segno di soffrirne, né portava la mano là dove sentiva rodersi, perché stava in un salotto elegantissimo. Dopo un poco di tempo fu tale lo spasimo, che domandò di appartarsi in un'altra stanza, e slacciandosi, con suo orrore le saltò dal busto un animaletto che la rodeva. L'anima innanzi alla luce di Dio vede tutto l'orrore di quelle azioni che in vita le sembravano indifferenti, e dalla confusione e dal dolore che la prende, si accorge che le sue mancanze non erano cose da nulla, ma... roditori della coscienza, dai quali anela solo di liberarsi, appartandosi fuori della festa del Cielo, nel Purgatorio.
Questo appartarsi dalla festa del Cielo, cagiona un particolare spasimo, per lo stesso stato di grazia nel quale l'anima si trova. Sembrerebbe un paradosso, eppure è così.
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