MICHELA
La mia lotta per scappare dall'Inferno
La mia rinuncia a Satana
Nella mia mente c'è come un enorme buco nero a riguardo delle prime settimane dopo la fuga. Quello che ho vissuto l'ho ricostruito a poco a poco in tutti questi anni, attraverso i racconti di padre Raffaele e dei pochi che all'epoca garantivano la mia sicurezza, alternandosi giorno e notte al mio fianco nell'appartamento segreto dove ero stata ospitata. Tutti i giorni mi portavano da padre Raffaele per gli esorcismi, ed è stato un dramma, perché io ero veramente al massimo livello dell'azione diabolica.
Leggendo il libro di don Gabriele Amorth, Un esorcista racconta (Edb), ho compreso meglio che l'azione del demonio può essere di due tipi: quella "ordinaria" è rivolta a tutti gli uomini per tentarli al male, quella "straordinaria" è consentita da Dio soltanto in determinati casi. Don Amorth classifica quest'ultima in sei forme diverse. Le sofferenze fisiche causate da Satana esternamente sono fenomeni legati alla vita di numerosi santi, che non necessitano di esorcismi. Le infestazioni diaboliche hanno per oggetto ogni tipo di cose e di animali, non le persone. Possessione diabolica riguarda «assalti improvvisi, talvolta continui, pensieri ossessivi, talvolta anche razionalmente assurdi, ma tali che la vittima sia in grado di liberarsene». La vessazione diabolica consiste in «disturbi e malattie da molto gravi a meno gravi, che però non giungono alla possessione, far perdere la conoscenza, a far compiere azioni o pronunciare parole di cui non si sia responsabili». Vengono quindi le due situazioni peggiori. La possessione diabolica «è il tormento più grave e ha luogo quando il demonio si impossessa di un corpo (non di un'anima) facendolo agire o parlare come lui vuole, senza che la vittima possa resistere e quindi senza che ne sia responsabile moralmente».
Infine la soggezione o dipendenza diabolica si verifica «quando volontariamente ci si sottomette alla servitù del demonio: le due forme più usate sono il patto di sangue con il diavolo e la consacrazione a Satana».
La mia condizione era proprio quest'ultima, la più terribile e difficile da combattere. Padre Raffaele era ovviamente abituato ad affrontare situazioni nelle quali il demonio manifestava la sua presenza in ogni modo e non aveva alcuna intenzione di sgombrare il campo. Ma il mio caso gli è risultato sin dagli inizi uno dei più estremi che gli fossero mai capitati. Quello che so è che, appena lui cominciava a pregare su di me, io crollavo e ne combinavo di tutti i colori.
Manifestavo una forza sovrumana, tanto che una volta feci volare per aria quattro ragazzi che cercavano di bloccarmi. Mi è stato detto dai suoi collaboratori che ero realmente ingovernabile, e che loro, durante le prime sedute, erano costretti a legarmi a un lettino.
Ricordo l'umiliazione che provavo quando riaprivo gli occhi e mi ritrovavo legata, mentre padre Raffaele recitava formule in latino e altre persone nella cappellina di fianco pregavano in continuazione. A volte il dolore era tale che mi mettevo a piangere, ma lui mi tranquillizzava e la comunità mi sosteneva e mi dava forza per affrontare quei momenti così duri per me.
Mi dicevano che gli esorcismi erano durati dalle quattro alle otto ore, ma io non avevo alcuna cognizione del tempo trascorso. Tra le poche cose che rammento c'è che quando padre Raffaele nominava la parola Lucifero mi prendevano dei terribili mal di testa, come se nel cervello mi venissero infilati dei pugnali, e quando nominava Asmodeo avevo dolori atroci agli organi genitali, come una mano che mi strappava le interiora. Nei momenti in cui ero lucida, padre Raffaele mi faceva ripetere delle preghiere con le quali spezzavo le consacrazioni diaboliche. Lì ho imparato a memoria il Credo e le rinunce battesimali
{«Rinuncio a Satana, a tutte le sue opere, a tutte le sue seduzioni»), per le tante volte che me le ha fatte ripetere.
Mi faceva leggere anche la famosa preghiera a san Michele arcangelo: «San Michele arcangelo, difendici nel combattimento; sii presidio contro la malvagità e le insidie del demonio. Supplichevoli preghiamo che Dio eserciti il suo dominio su di lui: e tu, principe della milizia celeste, per mezzo della potenza divina, ricaccia nell'Inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano nel mondo per la perdizione delle anime. Amen». A scriverla era stato papa Leone XIII dopo aver avuto, il 13 ottobre 1884, una terrificante visione nella quale sentì la voce di Satana minacciare la distruzione della Chiesa e vide che alla protervia demoniaca si opponeva con forza l'arcangelo Michele. Il pontefice ordinò che quel testo venisse pronunciato al termine di ogni Messa. La disposizione è stata abolita da Paolo VI con l'Istruzione Inter oecumenici del 26 settembre 1964, ma Giovanni Paolo II, nel Regina coeli del 24 aprile 1994, invitò nuovamente a recitarla ogni giorno.
Questa preghiera anticipa tante affermazioni che la Chiesa dei nostri tempi ha proposto a riguardo delle forze infernali. Mi limito a due citazioni: la storia universale «è una dura lotta contro le potenze delle tenebre, lotta cominciata fin dall'origine del mondo e che durerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno» (costituzione Gaudium et spes del Concilio Vaticano II); «Resta per certo che la realtà demoniaca, attestata concretamente da quello che chiamiamo il mistero del male, rimane ancora oggi un enigma che avvolge la vita cristiana. Noi non sappiamo molto meglio degli apostoli perché il Signore lo permette, né come lo fa servire ai suoi disegni, ma potrebbe accadere che - nella nostra civiltà invaghita di orizzontalismo secolare - le esplosioni inattese di questo mistero offrano un senso meno refrattario alla comprensione. Esse obbligano l'uomo a guardare più lontano, più in alto, al di là delle immediate evidenze; attraverso la minaccia e la prepotenza del male, che impediscono il nostro cammino, ci permettono di discernere l'esistenza di un aldilà da decifrare, e di volgerci allora verso Cristo per ascoltare da lui la buona novella della salvezza offerta come grazia» (documento Fede cristiana e demonologia della Congregazione perla Dottrina della Fede).
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