LA VITA COME ATTESA DEI BENI FUTURI
Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. Lettera agli Ebrei 13, 14
La vita è come un ponte: lo devi attraversare, ma non pensare di costruirci sopra la tua casa, perché la tua stabile dimora è altrove. Proverbio Cinese
La vita come attesa dei beni futuri
Il pensiero del Paradiso ti cambia la vita
La descrizione del Paradiso suscita entusiasmo e stupore. Troppo bello per essere vero!
Ma troppo impegnativo per essere accolto! Impegnativo, perché?
Perché Gesù ha detto: «I1 mio regno non è di questo mondo»; «non accumulatevi tesori sulla terra ma nel cielo»; e l'apostolo Giovanni ci ha assicurato che «questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna». Queste parole sono sconvolgenti ed esplosive! Se sono vere, tutto cambia, tutto deve cambiare:
• il modo di concepire la vita,
• il modo di valutare le cose,
• il modo di accettare il dolore,
• il modo di giudicare le persone, gli eventi, la storia.
Se sono vere, il Paradiso diviene:
• lo scopo per cui si vive,
• il punto di riferimento finale,
• l'oggetto della "beata speranza", che sorregge i passi e le azioni dell'incerto vagare terreno.
Se esse sono vere, il Paradiso si presenta come l'unico e insostituibile faro che illumina ogni cammino umano, l'unico immutabile valore capace di impreziosire una qualsiasi esistenza, anche la più umile e la più insignificante.
La vita diventa un cammino
Se la Patria vera è il Paradiso, sulla terra siamo solo di passaggio.
La vita terrena è un cammino con una sola destinazione: l'eternità beata.
Per questo, la virtù della Speranza che ci sostiene nel pellegrinaggio terreno è detta la virtù
- dell'esilio,
- della strada,
- della tenda.(L'apostolo Paolo dice: «essere sciolto dal corpo per essere con Cristo... sarebbe assai meglio»; «siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore».
L'atteggiamento di chi vuole comportarsi da saggio, e soprattutto da cristiano, dovrebbe essere quello di inserirsi pienamente nelle realtà terrene, ma tenendo lo sguardo e il cuore rivolti alle realtà celesti nelle quali è riposta la vera gioia.
Dovrebbero diventare familiari due verbi-chiave:
• camminare,
• abbandonare.
Sono i verbi che connotano la nostra condizione umana nella quale siamo continuamente sospinti a lasciare la tenda passeggera del corpo, per entrare in quella definitiva del cielo.
Siamo sempre in cammino; sempre nella condizione di non poterci affezionare definitivamente alle persone, ai luoghi, al tempo in cui viviamo, perché siamo costantemente orientati verso la meta che ci attende.
Don Novello Pederzini
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