giovedì 13 ottobre 2022

VOGLIA DI PARADISO

 


LA VITA COME ATTESA DEI BENI FUTURI

Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura. Lettera agli Ebrei 13, 14

La vita è come un ponte: lo devi attraversare, ma non pensare di costruirci sopra la tua casa, perché la tua stabile dimora è altrove. Proverbio Cinese

 

La vita come attesa dei beni futuri

Il pensiero del Paradiso ti cambia la vita

La descrizione del Paradiso suscita entusiasmo e stupore. Troppo bello per essere vero!

Ma troppo impegnativo per essere accolto! Impegnativo, perché?

Perché Gesù ha detto: «I1 mio regno non è di questo mondo»; «non accumulatevi tesori sulla terra ma nel cielo»; e l'apostolo Giovanni ci ha assicurato che «questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna». Queste parole sono sconvolgenti ed esplosive! Se sono vere, tutto cambia, tutto deve cambiare:

• il modo di concepire la vita,

• il modo di valutare le cose,

• il modo di accettare il dolore,

• il modo di giudicare le persone, gli eventi, la storia.

Se sono vere, il Paradiso diviene:

• lo scopo per cui si vive,

• il punto di riferimento finale,

• l'oggetto della "beata speranza", che sorregge i passi e le azioni dell'incerto vagare terreno.

Se esse sono vere, il Paradiso si presenta come l'unico e insostituibile faro che illumina ogni cammino umano, l'unico immutabile valore capace di impreziosire una qualsiasi esistenza, anche la più umile e la più insignificante.


La vita diventa un cammino

Se la Patria vera è il Paradiso, sulla terra siamo solo di passaggio.

La vita terrena è un cammino con una sola destinazione: l'eternità beata.

Per questo, la virtù della Speranza che ci sostiene nel pellegrinaggio terreno è detta la virtù

- dell'esilio,

- della strada,

- della tenda.(L'apostolo Paolo dice: «essere sciolto dal corpo per essere con Cristo... sarebbe assai meglio»; «siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore».

L'atteggiamento di chi vuole comportarsi da saggio, e soprattutto da cristiano, dovrebbe essere quello di inserirsi pienamente nelle realtà terrene, ma tenendo lo sguardo e il cuore rivolti alle realtà celesti nelle quali è riposta la vera gioia.

Dovrebbero diventare familiari due verbi-chiave:

• camminare,

• abbandonare.

Sono i verbi che connotano la nostra condizione umana nella quale siamo continuamente sospinti a lasciare la tenda passeggera del corpo, per entrare in quella definitiva del cielo.

Siamo sempre in cammino; sempre nella condizione di non poterci affezionare definitivamente alle persone, ai luoghi, al tempo in cui viviamo, perché siamo costantemente orientati verso la meta che ci attende.

Don Novello Pederzini


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