I Parte della visione: Il primo Pioniere, “IL CAMPIONE”
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“È una rivelazione come a Mosè”
§ 48 – È UNA RIVELAZIONE COME A MOSÈ – mi venne suggerito dentro da una Voce di donna.
“Che cosa sono io? Un Mosè? Ah! È troppo per essere vero. Io vaneggio!” Non capivo che l’accostamento riguardava la visione e non la persona.
Voltandomi dalla parte opposta, verso i fornelli:
1_ “Ancestri”, antropoidi, ominidi non sono termini equivalenti. Gli ancestri sono gli individui appartenenti a quest’unica specie, ora estinta, dalla quale Dio trasse una femmina predisposta per lo sviluppo dell’embrione dell’Uomo creato da Dio; ‘antropoidi’ è un termine generico per indicare le scimmie non caudate come gli scimpanzé, gli orango e i gorilla; gli ‘ominidi’ sono tutti i primati bipedi a stazione eretta. Questo termine viene generalmente usato impropriamente per indicare gli uomini preistorici con caratteri intermedi che noi sappiamo ora essere gli ibridi alle prime tappe della rievoluzione.
“Stupido, imbecille, – imprecai contro di me – cosa ti prende? La megalomania? Tieniti nelle tue pezze! Un moscerino di fronte a una fortezza volante...”
Mi ricordavo i versi del Salmo 130: “Non vado in cerca di cose grandi superiori alle mie forze”. Chiusi gli occhi, me li strofinai ripetutamente...
“Non sono ubriaco né sonnambulo, voglio vedere se mi passa”.
Passai la mano sulla fronte, sulla testa con energia, sulle orecchie e il collo, tutto per distogliere quella luce che credevo un’allucinazione, ma la luce era anche dentro di me: la vedevo in ogni punto del mio cervello e in modo strano in tutto il mio corpo e, quando aprii gli occhi, era più densa di prima nella stanza, tanto che non distinguevo più, neppure approssimativamente, i mobili e gli oggetti.
Mi vennero in mente le parole di Sofonia: “Cose troppo difficili, chi le può capire?”; e un altro passo della Sacra Scrittura: “Non pretendere di investigare le cose troppo alte e difficili per te”; e mia mamma che mi ripeteva le stesse cose: “Non metterti a studiare cose impossibili”.
“Io Sono: ti insegno a leggere e a interpretare il Libro che tieni in mano”
§ 49 – QUESTA È UNA RIVELAZIONE, UNA VISIONE REALISTICA DELLE COSE RACCONTATE E NON, NEL LIBRO CHE TIENI IN MANO. – E dopo alcuni secondi:
– IO SONO. TI INSEGNO A LEGGERE E INTERPRETARE QUEL LIBRO. –
Seguirono altre parole che mi esortavano a sintonizzarmi, cioè a riportarmi all’altezza dei tempi, secondo il racconto genesiaco perché, mi spiegava la Voce:
§ 50 – È UNA RIVELAZIONE CHE NON HO FATTO NEMMENO AI CONVENUTI NEL CONCILIO. – In quel momento mi si presentò alla mente la fotografia dei Padri del Concilio nella Basilica Vaticana.
– No, Signore! Non fate questo torto a tutti quei Padri...! Là ci sono santi, dotti ed esperti che reggono le sorti de...
– stavo per dire “della Chiesa”, ma mi interruppe dicendo:
§ 51 – DOVRESTI ESSERE SODDISFATTO CHE RIVELO A TE COSE CHE NON HO RIVELATE AD ALTRI. HO SCELTO TE. NON SONO FORSE LIBERO? – Replicai sottovoce:
– Rinuncio volentieri alla mia soddisfazione per loro. Non sono il tipo adatto, non godo ascendente, sono un calunniato, perseguitato, disprezzato; non sciupate una cosa così importante con questo povero uomo! –
Questa rivelazione non deve sostituire la Genesi mosaica, ma integrarla e chiarirla
§ 52 Avrei potuto da quella mia posizione scostare da sotto il tavolo la sedia più vicina alla credenza per sedermi e guardare la scena, invece vi girai dietro e passai oltre, volgendo il dorso alla credenza per evitare la vista della vetrina e della scena che vi si svolgeva. Mi sentivo contrariato. Qui feci il gesto come per gettare la Bibbia sul canapè, ma mi fu detto dentro con fermezza: – TIENI IL LIBRO. – Fui sorpreso nel sentire che già lo stringevo forte. Capii che se dovevo trattenere il Libro, questa rivelazione non doveva sostituire quella mosaica, ma integrarla e chiarirla.
Sono cieco
§ 53 Da quel momento non vidi più nulla, neanche nello schermo. Un senso di profonda angoscia mi prese.
– Sono cieco. Questo è un castigo per la mia presunzione. Signore Benedetto! – esclamai – cosa mi succede? Io mi sento ancora robusto, non può essere effetto di senilità. Sono finito? Vi ho chiesto perdono della mia presunzione ai piedi dell’altare poche ore fa e mi pareva che mi aveste perdonato. Adesso, invece, mi trovo in mano ancora questo Libro e non so perché. –
L’Invisibile Interlocutore continuò:
§ 54 – IO SONO: L’HO VOLUTO. NON REAGIRE. ADEGUATI.
– Mi ricordai, allora, della chiamata e dell’ordine perentorio ricevuto e vidi la mia ostinata contrarietà.
– Sì – risposi – e adesso mi castigate, accecandomi. – Sentii delle Voci femminili che dicevano delle parole di protesta:
– NON DIRLO!... NON DIRLO!... – Poi la solita Voce di uomo disse forte:
§ 55 – EH, GUIDO! COSA DICI? TI VOGLIO BENE; COME POTREI FARTI DEL MALE?18-.
Ricordai che anche Teresa Neumann di Konnersreuth, passata per Dont quand’ero parroco in quel paese dello Zoldano, mi disse fra l’altro: “Il Signore le vuol bene. Se lo ricordi quando dovrà sopportare dei dispiaceri”. Le risposi che il Signore vuol bene a tutti. Insistette dicendo: “Il Signore ha dei disegni di Misericordia sopra di lei”.
18 Quando don Guido ripeteva questa frase usava un tono di voce di immensa affettuosità ed ogni volta si commuoveva.
E concluse: “Se lo ricordi! Se lo scriva!”.
Incoraggiato insistetti:
– Oh, Signore, ascoltatemi! – E piangevo davvero. E mi si presentò alla mente l’immagine della mia povera mamma quando, all’età di 85 anni, la vidi piangere perché non poteva più leggere i libri di meditazione e la ‘Famiglia Cristiana’...
– IO SONO. SONO QUI. TI ASCOLTO – mi disse, ed era vicinissimo.
– Fatemi questa grazia. Conservatemi la vista se sapete che io possa fare ancora un po’ di bene in questo mondo. Vi prometto di non curiosare più nei segreti della Bibbia.–
Non potei finire la frase perché mi interruppe di nuovo:
– NON TEMERE, RILASSATI. SEI SANO, SEI NORMALE, POTRAI LEGGERE E SCRIVERE. –
§ 56 All’udir queste parole mi cessò il senso di angoscia e mi sentii contento, quasi euforico. Potevo nuovamente vedere la scena che si svolgeva sullo schermo. La luce rosea e densa che mi avvolgeva tutto non mi permetteva però di vedere null’altro. Intanto mi ero curvato profondamente completando il giro del tavolo per avvicinarmi, a passetti di mezzo piede, alla sedia che guardava il quadro visivo e che voltava le spalle alla porta della biblioteca. Non riesco ancora a capire il perché di quei passetti. Anche al buio mi sarei mosso con disinvoltura in ogni posto della casa. Ora forse temevo di inciampare? O, come se Egli fosse intento ad una macchina da proiezione, non volevo interferire tra Lui e il quadro visivo? Oppure il fatto di curvarmi quanto più possibile era dovuto al peso insolito che mi gravava sulle spalle?
Era piuttosto la Sua Maestà che incombeva sopra di me. M’incuteva rispetto, ma me La sentivo Amica. Gli Apostoli e i Profeti si prostravano alla Presenza manifesta di Dio. Io, non so perché, sono stato da principio più refrattario.
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Dagli scritti di Don Guido Bortoluzzi
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