Poiché il Padre aveva concepito il suo piano prima ancora della creazione del mondo, si sarebbe potuto pensare che esso era destinato a realizzarsi in modo piano e tranquillo, in una pace simile a quella che regnava da tutta l'eternità nel cuore del Padre; e dato che la sua sovranità era senza limiti, si sarebbe potuto allo stesso modo presumere che il grandioso disegno che contemplava tutta l'evoluzione e la storia del mondo avrebbe preso forma armoniosamente e senza urti, grazie all'energia divina, alla quale non si sarebbero opposti ostacoli. Il sogno, cioè, di un universo ideale, le cui forze sarebbero state tutte mirabilmente volte ad un unico scopo, senza opposizione né lotta, e di un'umanità ideale, talmente orientata verso ciò cui era destinata, che a nessuno dei suoi membri sarebbe stata data la possibilità di distogliersene, unanimemente tesi, invece, in uno slancio di tutto il loro essere verso Dio.
Nel momento in cui il Padre decideva dell'avvenire di tutta la sua creazione futura, non avrebbe potuto disporre le cose in modo che tutto fosse gioia e luce? In realtà, come ci avverte san Paolo descrivendo lo sguardo iniziale del Padre sul nostro destino, la prospettiva di un dramma si delineava già, dato che il Padre voleva concederci la filiazione divina attraverso il Figlio, che sarebbe venuto a riscattarci col suo sangue e ad ottenerci « la remissione dei peccati ». Fin dal principio il Padre aveva dunque offerto il suo cuore al dramma del peccato e della redenzione. Poiché di fronte a questo dramma la nostra posizione é sempre quella di un turbato stupore, é necessario comprendere bene il suo significato, particolarmente per ciò che riguarda l'amore del Padre per noi.
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Di Jean Galot s. j.
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