Secondo le visioni del
Ven. Anne Catherine Emmerick
LA VITA DI GESÙ CRISTO E DELLA SUA SANTISSIMA MADRE
(Dalla nascita di Maria Santissima alla morte di San Giuseppe).
La Santa e Immacolata Concezione di Maria
Quando Gioacchino, che era di nuovo tra le sue greggi, volle recarsi di nuovo al tempio per offrire sacrifici, mandò ad anna le colombe e gli altri uccelli in ceste e gabbie dai servi perché glieli portassero nel prato. Gioacchino prese due asini e li caricò con tre piccoli animali bianchi, svegli e dal collo lungo, agnelli o capretti, racchiusi in ceste. Egli stesso portava una lanterna sul suo bastone: era una luce in una zucca vuota. Salirono al tempio, tenendo i loro asini in una locanda, che era vicina al mercato. Portarono le loro offerte su per i gradini più alti e passarono davanti alle stanze dei servitori del tempio. Lì si riunirono i servi di Gioacchino dopo aver preso le loro offerte. Gioacchino entrò nella stanza dove si trovava la fontana piena d'acqua in cui si lavavano le vittime; percorse un lungo corridoio fino a un'altra stanza a sinistra del luogo in cui si trovavano l'altare dell'incenso, la tavola dei pani e il candelabro a cinque bracci. Lì erano riunite diverse persone venute a sacrificare.
Gioacchino dovette soffrire qui un dolore molto crudele. Vidi un sacerdote, di nome Reuben, che disprezzava le sue offerte, perché invece di metterle accanto alle altre, in un posto apparente dietro le grate sul lato destro della stanza, le metteva completamente di traverso. Offese pubblicamente il povero Gioacchino a causa della sterilità della moglie e, senza lasciarlo avvicinare, lo relegò in un angolo. Poi vidi Gioacchino, pieno di tristezza, uscire dal tempio e, passando per Betania, arrivare nei pressi di Machabeo. Rimase così triste e imbarazzato che per un po' di tempo non diede notizia di dove si trovasse. L'angoscia di Anna fu straordinaria quando le raccontarono ciò che gli era accaduto nel tempio e quando vide che non era tornato. Per cinque mesi Gioacchino rimase nascosto sul monte Hermon. Ho visto la sua preghiera e la sua angoscia. Quando andò al suo gregge e vide i suoi agnelli, fu molto triste e si sdraiò a terra coprendosi il volto. I servi gli chiedevano perché fosse così afflitto, ma lui non diceva loro che pensava sempre alla causa del suo dolore: la sterilità della moglie. Anche in questo caso divise il suo bestiame in tre parti: il migliore lo mandò al tempio, l'altra parte la ricevettero gli Esseni e lui tenne la parte più bassa.
Anna dovette soffrire molto anche per la sfacciataggine di una cameriera, che la rimproverava per la sua sterilità. Soffrì a lungo finché non fu allontanata dalla sua casa. Aveva chiesto di andare a una festa che, secondo la severità degli Esseni, era proibita. Quando Anne rifiutò il suo permesso, lei la rimproverò duramente per questo rifiuto, dicendo che meritava di essere sterile e di essere abbandonata dal marito per essere stata così cattiva e dura. Allora Anna mandò via la cameriera e con due servitori la mandò a casa dei suoi genitori, riempiendola prima di doni e regali, pregandoli di riaccoglierla, perché non poteva più tenerla con sé. Dopo di che si ritirò nella sua stanza e pianse amaramente. La sera dello stesso giorno si coprì il capo con un ampio panno, vi si avvolse e andò a mettersi sotto un grande albero nel cortile della casa. Accese una lampada e si dedicò alla preghiera. Anna rimase lì a lungo, gridando a Dio e dicendo: "Se è tua volontà, Signore, che io sia sterile, almeno riportami il mio marito divino". Allora le apparve un angelo. Venne dall'alto e si fermò davanti a lei, dicendole di mettersi il cuore in pace perché il Signore aveva ascoltato la sua preghiera; che l'indomani mattina sarebbe andata con due ancelle a Gerusalemme e che avrebbe trovato Gioacchino quando sarebbe entrata nel tempio, sotto la porta d'oro sul lato della valle di Jehoshaphat. Aggiunse che stava andando lì, che la sua offerta sarebbe stata ben accolta e che lì la sua preghiera sarebbe stata ascoltata. Gli disse che era già stato anche con Gioacchino, gli ordinò di portare delle colombe per il sacrificio e gli annunciò che il nome del figlio che avrebbe avuto lo avrebbe visto scritto.
Anne ringraziò Dio e tornò a casa felice. Quando, dopo aver pregato molto nel suo letto, si è addormentata, ho visto una luce apparire sopra di lei e penetrarla. L'ho vista svegliata da un'ispirazione interiore e si è alzata a sedere nel suo letto. In quel momento vidi un volto luminoso accanto a lei, che scriveva a grandi lettere ebraiche sul lato destro del suo letto. Conoscevo il contenuto della frase, parola per parola. Esprimeva, in breve, che ella avrebbe concepito, che il suo frutto sarebbe stato unico e che la fonte di tale concezione era la benedizione che Abramo aveva ricevuto. L'ho vista indecisa su come comunicarlo a Gioacchino; ma fu confortata quando l'angelo le rivelò la visione di Gioacchino.
Ebbi allora la spiegazione dell'Immacolata Concezione di Maria e seppi che nell'Arca dell'Alleanza era stato nascosto un sacramento dell'Incarnazione, dell'Immacolata Concezione, un mistero della Redenzione dell'umanità caduta. Ho visto Anna leggere con stupore e meraviglia le lettere rosse e oro della scritta, e la sua gioia era così grande che sembrava ringiovanita mentre si alzava per dirigersi verso Gerusalemme. Ho visto, nel momento in cui l'angelo è venuto da lei, un bagliore sotto il cuore di anna, e lì, un vaso illuminato. Non posso spiegarlo altrimenti se non dicendo: c'era lì come una culla, un tabernacolo chiuso che ora si apriva per ricevere qualcosa di santissimo. Non riesco a esprimere la meraviglia con cui l'ho visto. L'ho vista come se fosse la culla di tutta l'umanità rinata e redenta; l'ho vista come un vaso sacro aperto, da cui è stato tolto il velo. L'ho riconosciuto in modo del tutto naturale. Questa conoscenza era sia naturale che celeste. Anne aveva allora, credo, quarantatré anni.
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