I Parte della visione: Il primo Pioniere, “IL CAMPIONE”
L’Albero della Vita e l’albero selvatico
(L’orientamento rimane lo stesso, ma la profondità di campo si allontana)
§ 41 Nuova scena. In primo piano, alla distanza di circa 15 metri, il Ragazzo nudo, spuntato in quel momento dal lato destro, cammina con passo sicuro verso la mia sinistra. Lo rivedo con molto piacere non solo perché la sua figura spicca bene su quello sfondo, ma anche perché non lo sento più un intruso in casa mia. Guarda davanti a sé, alla distanza di 20 metri, un gruppo di quattro animali, tre neri con pelo arruffato, ma non folto, e uno bianco-giallastro senza pelo. Di essi non vedo, né la testa, né le gambe, ma solo un tratto del tronco e questo molto curvo a sinistra in modo anormale. Una Voce sommessa interviene: – ALBERI – ma io non capisco.
Questa famiglia animale è l’‘unico albero’ genealogico della sua specie esistente sulla Terra
§ 42 Il piccolo quadro visivo abbandona la figura del Ragazzo e inquadra quegli animali per intero e la Voce riprende: – SAI CHE ANIMALI SONO? – – Orsi seduti? – chiedo forte. – NO – mi risponde in tono normale – QUATTRO RAMI DELL’ ‘UNICO ALBERO’. –
§ 43 Erano schierati in fila di semiprofilo. I dorsi mostravano sempre la curva dell’addome verso la mia sinistra.
Il riquadro si dilata e vedo che quelle bestie non sono sedute ma in piedi. Non si trattava di bestie che conoscevo e ne rimasi sconcertato. Testa schiacciata, e quindi fronte bassa, capelli neri, diritti e opachi fino al collo, orecchi enormi che spuntavano fuori dai capelli orizzontalmente per più di 10 cm, senza naso, con fosse nasali nere e scoperte, labbra nere aperte fino alla radice delle mascelle, senza mento. E le braccia lunghe, giù fin sotto il polpaccio. Avevano tutti il ventre gonfio che, sopra quelle gambe magre e corte, erano proprio un brutto spettacolo.
Quegli esseri dal ventre gonfio se lo toccavano ogni volta che quell’essere biancogiallastro lo faceva. Simpatia? Forse gridavano, perché aprivano la bocca e facevano vedere la lingua lunga e vibrante che sembrava attaccata solo alla gola e la protendevano fuori dalla bocca.
– Obesi? – chiesi. Risposta sommessa:
– NO, PREGNANTI (cioè gravide). È LA LORO STAGIONE. – Allora capii che erano femmine.
§ 44 Incredulo e deluso, mi volsi verso la portiera donde ero uscito e, appiccicando il naso sul vetro, brontolai: “ Sogno o sono desto? Questo è il vetro, questo il montante della porta, questa la maniglia” . Il mio controllo era reale perché toccavo con mano gli oggetti, nonostante la luce mi impedisse di vedere ciò che mi stava attorno. – Signore, se viene da Voi fate che io capisca. – Mi rispose:
– TI INSEGNO A LEGGERE TRA LE RIGHE LE COSE CHE IN QUEL LIBRO NON CAPISCI. –
Avrei dovuto tranquillizzarmi ma, diffidente per natura di fronte alle cose che non posso controllare e che non capisco, queste parole suggeritemi a livello intellettivo non mi persuasero.
Continuai, toccando, il controllo del mio ambiente domestico, girandomi sulla destra per voltare le spalle alla scena ed iniziai ad elencare ad alta voce i mobili, che solo vagamente intravedevo, da sinistra a destra cominciando dalla portiera che conduce in biblioteca:
“Questa è la chiave, questa la cassetta della legna, la cucina a legna, la porta donde sono entrato venendo dal corridoio, il canapè addossato alla parete a destra della porta. Sulla parete contigua, verso oriente, ci sono le due finestre, poi, nell’angolo di destra, il televisore CGE a 24 pollici. Nell’altra parete, di seguito oltre l’angolo di destra, c’è la portiera delle scale che portano in cantina”.
Non volevo girare lo sguardo più oltre per non vedere quegli animali pelosi da cui volevo distogliere il pensiero. Ma qualcosa di irresistibile attirava la mia attenzione su di loro.
“La prima famiglia degli ancestri più prossimi all’Uomo”
(_° orientamento: scena verso Sud-Est)
§ 45 Il quadro si sposta ancora più a sinistra. Con mia grande sorpresa e meraviglia vidi al centro dell’alzata in vetro della credenza, la ‘vetrina’, la solita finestra aperta per tutta la sua estensione alla luce diurna, come un quadro visivo rettangolare alto 55 cm e largo 75, delimitato dalla solita cornice rosea di luce più intensa larga circa 5 cm. In altezza arrivava quasi alla sommità della vetrina e sporgeva, nel suo lato inferiore, di 15 cm al di sotto di essa, occupando circa metà del vano libero frapposto col piano della credenza. Ci sarebbe stato dentro comodamente il mio televisore.
Dentro quella cornice una veduta panoramica dal vivo occupava l’intero schermo. Sembrava un bellissimo dipinto: in alto il cielo azzurro, in basso una grande pianura biondeggiante di messe matura che si estendeva a perdita d’occhio per due, tre, forse quattro chilometri, delimitata dalla foschia dell’orizzonte.
A destra, il bordo del bosco verde di latifoglie, quello già visto dalla cengia. A sinistra, alcune piante d’alto fusto dietro le quali non mi fu dato di vedere.
§ 46 Ora a quei quattro animali, i quattro rami dell’unico ‘albero’, se ne erano aggiunti altri due: uno grigio ad un’estremità della schiera ed uno nero più alto di tutti, all’altra, più prossima. Gli ultimi sopraggiunti non avevano il ventre gonfio. Vedevo quell’essere bianco-giallastro e senza pelo e poi quegli altri esseri a distanza tra i 6 e gli 8 metri così che potevo osservarli comodamente.
– Che bestie sono? – domandai.
– GLI ANCESTRI – mi fu risposto. Questo nome non mi era familiare e mi fece pensare all’aggettivo ‘ancestrali’.
Quegli ancestri non erano belli a vedersi. La solita Voce, ora tenue, mi disse:
– LA PRIMA FAMIGLIA DEGLI ANCESTRI PIÙ PROSSIMI ALL’UOMO. –
Allora capii: quella che vedevo era la prima famiglia della specie animale più prossima all’Uomo: la specie degli ancestri (cioè i nostri predecessori).
Da prima non avevo capito il significato di “alberi”, ma da questa spiegazione compresi che la definizione significava ‘alberi genealogici’, indicando così le due specie: ‘l’albero della Vita’, quello della specie umana rappresentato dal Ragazzo che era appena uscito di scena, e ‘l’albero selvatico’, quello della specie di questi singolari animali.
Compresi anche il significato di “unico”. Il Signore, come aveva affermato la monogenesi della specie umana quando aveva definito Adamo “progenitore di ‘tutti’ gli uomini”, così aveva ribadito la monogenesi anche di quest’albero genealogico selvatico.
Quindi, se per la specie umana il Progenitore era unico, ed unico l’albero genealogico selvatico (gli ancestri puri nella loro specie) da cui l’Uomo era derivato, il Signore, di conseguenza, affermava la monogenesi anche dell’albero ibrido, la specie umana corrotta che avevo già visto in una precedente rivelazione, frutto dell’incrocio di queste due specie pure.
“Non sono controfigure”
§ 47 Vedo di sfuggita il Ragazzo che passa veloce davanti al gruppo. Le femmine pregnanti sciolsero il crocchio e si misero fianco a fianco un po’ più indietro del punto occupato, alla destra di quel ‘figuro’ alto e grosso col ventre più alto e rotondo che ora vidi essere un maschio. Era adulto e stava in primo piano, a sinistra della schiera che andava nuovamente formandosi. Dal lato opposto si era sistemato quell’essere brizzolato, evidentemente la madre di tutte le prime quattro. Quindi dedussi che, se quella era la prima famiglia degli ancestri più prossimi all’uomo, la vecchia madre era la capostipite di quella famiglia e anche della sua specie. Una Voce sommessa:
– LI VEDI VIVI. ORA NON CE NE SONO PIÙ. NON SONO CONTROFIGURE. – Questa definizione non mi era familiare, ma era molto pertinente, per cui pensai:
“Gli scienziati ricostruiscono la loro figura basandosi sugli scheletri fossili e ci mettono naso e orecchie a modo loro. Che cosa pagherebbero gli antropologi per poterli vedere vivi!? E questo privilegio è toccato proprio a me!?”.
Compresi che se questi ancestri non esistono più allo stato originale è perché ora vivono fusi nell’uomo.
Avevano caratteri assai diversi da come vengono raffigurati i cosiddetti ominidi, gli uomini preistorici. Questi, in via di rievoluzione, sono chiamati comunemente ominidi, ma è un termine equivoco perché comprende anche i pongidi, cioè le scimmie maggiori non caudate come l’orango, lo scimpanzè e il gorilla17 .
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Dagli scritti di Don Guido Bortoluzzi
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