mercoledì 17 novembre 2021

GENESI BIBLICA EVOLUZIONE O CREAZIONE? CAINO E’ LA CHIAVE DEL MISTERO

 


I Parte della visione: Il primo Pioniere,  “IL CAMPIONE”  


L’Albero della Vita e l’albero selvatico  

(L’orientamento rimane lo stesso, ma la profondità di campo si allontana) 

§ 41 Nuova scena. In primo piano, alla distanza di circa 15 metri, il Ragazzo nudo,  spuntato in quel momento dal lato destro, cammina con passo sicuro verso la mia  sinistra. Lo rivedo con molto piacere non solo perché la sua figura spicca bene su  quello sfondo, ma anche perché non lo sento più un intruso in casa mia. Guarda  davanti a sé, alla distanza di 20 metri, un gruppo di quattro animali, tre neri con pelo  arruffato, ma non folto, e uno bianco-giallastro senza pelo. Di essi non vedo, né la  testa, né le gambe, ma solo un tratto del tronco e questo molto curvo a sinistra in  modo anormale. Una Voce sommessa interviene: – ALBERI – ma io non capisco.  


Questa famiglia animale è l’‘unico albero’ genealogico della sua specie  esistente sulla Terra  

§ 42 Il piccolo quadro visivo abbandona la figura del Ragazzo e inquadra quegli  animali per intero e la Voce riprende: – SAI CHE ANIMALI SONO? – – Orsi seduti?  – chiedo forte. – NO – mi risponde in tono normale – QUATTRO RAMI DELL’  ‘UNICO ALBERO’. –  

§ 43 Erano schierati in fila di semiprofilo. I dorsi mostravano sempre la curva  dell’addome verso la mia sinistra. 

Il riquadro si dilata e vedo che quelle bestie non sono sedute ma in piedi. Non si trattava di bestie che conoscevo e ne rimasi sconcertato. Testa schiacciata, e quindi  fronte bassa, capelli neri, diritti e opachi fino al collo, orecchi enormi che spuntavano  fuori dai capelli orizzontalmente per più di 10 cm, senza naso, con fosse nasali nere e  scoperte, labbra nere aperte fino alla radice delle mascelle, senza mento. E le braccia  lunghe, giù fin sotto il polpaccio. Avevano tutti il ventre gonfio che, sopra quelle gambe  magre e corte, erano proprio un brutto spettacolo.  

Quegli esseri dal ventre gonfio se lo toccavano ogni volta che quell’essere biancogiallastro lo faceva. Simpatia? Forse gridavano, perché aprivano la bocca e facevano  vedere la lingua lunga e vibrante che sembrava attaccata solo alla gola e la  protendevano fuori dalla bocca.  

– Obesi? – chiesi. Risposta sommessa:  

– NO, PREGNANTI (cioè gravide). È LA LORO STAGIONE. – Allora capii che erano  femmine. 

§ 44 Incredulo e deluso, mi volsi verso la portiera donde ero uscito e, appiccicando il  naso sul vetro, brontolai: “ Sogno o sono desto? Questo è il vetro, questo il montante  della porta, questa la maniglia” . Il mio controllo era reale perché toccavo con mano  gli oggetti, nonostante la luce mi impedisse di vedere ciò che mi stava attorno. –  Signore, se viene da Voi fate che io capisca. – Mi rispose:  

– TI INSEGNO A LEGGERE TRA LE RIGHE LE COSE CHE IN QUEL LIBRO NON  CAPISCI. – 

Avrei dovuto tranquillizzarmi ma, diffidente per natura di fronte alle cose che non  posso controllare e che non capisco, queste parole suggeritemi a livello intellettivo non  mi persuasero.  

Continuai, toccando, il controllo del mio ambiente domestico, girandomi sulla destra  per voltare le spalle alla scena ed iniziai ad elencare ad alta voce i mobili, che solo  vagamente intravedevo, da sinistra a destra cominciando dalla portiera che conduce  in biblioteca: 

“Questa è la chiave, questa la cassetta della legna, la cucina a legna, la porta donde  sono entrato venendo dal corridoio, il canapè addossato alla parete a destra della  porta. Sulla parete contigua, verso oriente, ci sono le due finestre, poi, nell’angolo di  destra, il televisore CGE a 24 pollici. Nell’altra parete, di seguito oltre l’angolo di  destra, c’è la portiera delle scale che portano in cantina”.  

Non volevo girare lo sguardo più oltre per non vedere quegli animali pelosi da cui  volevo distogliere il pensiero. Ma qualcosa di irresistibile attirava la mia attenzione su  di loro.  


“La prima famiglia degli ancestri più prossimi all’Uomo”  

(_° orientamento: scena verso Sud-Est)  

§ 45 Il quadro si sposta ancora più a sinistra. Con mia grande sorpresa e meraviglia  vidi al centro dell’alzata in vetro della credenza, la ‘vetrina’, la solita finestra aperta per tutta la sua estensione alla luce diurna, come un quadro visivo rettangolare alto  55 cm e largo 75, delimitato dalla solita cornice rosea di luce più intensa larga circa 5  cm. In altezza arrivava quasi alla sommità della vetrina e sporgeva, nel suo lato  inferiore, di 15 cm al di sotto di essa, occupando circa metà del vano libero frapposto  col piano della credenza. Ci sarebbe stato dentro comodamente il mio televisore.  

Dentro quella cornice una veduta panoramica dal vivo occupava l’intero schermo.  Sembrava un bellissimo dipinto: in alto il cielo azzurro, in basso una grande pianura  biondeggiante di messe matura che si estendeva a perdita d’occhio per due, tre, forse  quattro chilometri, delimitata dalla foschia dell’orizzonte.  

A destra, il bordo del bosco verde di latifoglie, quello già visto dalla cengia. A sinistra,  alcune piante d’alto fusto dietro le quali non mi fu dato di vedere.  

§ 46 Ora a quei quattro animali, i quattro rami dell’unico ‘albero’, se ne erano  aggiunti altri due: uno grigio ad un’estremità della schiera ed uno nero più alto di  tutti, all’altra, più prossima. Gli ultimi sopraggiunti non avevano il ventre gonfio.  Vedevo quell’essere bianco-giallastro e senza pelo e poi quegli altri esseri a  distanza tra i 6 e gli 8 metri così che potevo osservarli comodamente.  

– Che bestie sono? – domandai.  

– GLI ANCESTRI – mi fu risposto. Questo nome non mi era familiare e mi fece  pensare all’aggettivo ‘ancestrali’.  

Quegli ancestri non erano belli a vedersi. La solita Voce, ora tenue, mi disse:  

– LA PRIMA FAMIGLIA DEGLI ANCESTRI PIÙ PROSSIMI ALL’UOMO. –  

Allora capii: quella che vedevo era la prima famiglia della specie animale più  prossima all’Uomo: la specie degli ancestri (cioè i nostri predecessori).  

Da prima non avevo capito il significato di “alberi”, ma da questa spiegazione  compresi che la definizione significava ‘alberi genealogici’, indicando così le due  specie: ‘l’albero della Vita’, quello della specie umana rappresentato dal Ragazzo che  era appena uscito di scena, e ‘l’albero selvatico’, quello della specie di questi singolari  animali.  

Compresi anche il significato di “unico”. Il Signore, come aveva affermato la  monogenesi della specie umana quando aveva definito Adamo “progenitore di ‘tutti’  gli uomini”, così aveva ribadito la monogenesi anche di quest’albero genealogico  selvatico.  

Quindi, se per la specie umana il Progenitore era unico, ed unico l’albero genealogico  selvatico (gli ancestri puri nella loro specie) da cui l’Uomo era derivato, il Signore, di  conseguenza, affermava la monogenesi anche dell’albero ibrido, la specie umana  corrotta che avevo già visto in una precedente rivelazione, frutto dell’incrocio di  queste due specie pure.  


“Non sono controfigure” 

§ 47 Vedo di sfuggita il Ragazzo che passa veloce davanti al gruppo. Le femmine  pregnanti sciolsero il crocchio e si misero fianco a fianco un po’ più indietro del punto  occupato, alla destra di quel ‘figuro’ alto e grosso col ventre più alto e rotondo che ora vidi essere un maschio. Era adulto e stava in primo piano, a sinistra della schiera  che andava nuovamente formandosi. Dal lato opposto si era sistemato quell’essere  brizzolato, evidentemente la madre di tutte le prime quattro. Quindi dedussi che, se  quella era la prima famiglia degli ancestri più prossimi all’uomo, la vecchia madre  era la capostipite di quella famiglia e anche della sua specie. Una Voce sommessa:  

– LI VEDI VIVI. ORA NON CE NE SONO PIÙ. NON SONO CONTROFIGURE. –  Questa definizione non mi era familiare, ma era molto pertinente, per cui pensai:  

“Gli scienziati ricostruiscono la loro figura basandosi sugli scheletri fossili e ci  mettono naso e orecchie a modo loro. Che cosa pagherebbero gli antropologi per  poterli vedere vivi!? E questo privilegio è toccato proprio a me!?”.  

Compresi che se questi ancestri non esistono più allo stato originale è perché ora  vivono fusi nell’uomo.  

Avevano caratteri assai diversi da come vengono raffigurati i cosiddetti ominidi, gli  uomini preistorici. Questi, in via di rievoluzione, sono chiamati comunemente ominidi,  ma è un termine equivoco perché comprende anche i pongidi, cioè le scimmie maggiori  non caudate come l’orango, lo scimpanzè e il gorilla17 .  

***

Dagli scritti di  Don Guido Bortoluzzi  

Nessun commento:

Posta un commento