domenica 21 novembre 2021

IL PROBLEMA DELL'ORA PRESENTE ANTAGONISMO TRA DUE CIVILTA'

 


Delasuss, Henri; 

Il problema dell'ora presente. Antagonismo tra due civiltà  

(I Parte - Guerra alla civiltà cristiana) 


LA FRAMASSONERIA SOTTO L'ASSEMBLEA NAZIONALE 

Giammai reazione più forte e più manifesta uscì dalle viscere della nazione, come quella del 1871.  Gambetta che avea in mano il potere fece il possibile e l'impossibile, dapprima per ritardare le  elezioni, poi per rendersele favorevoli. 

Ecco alcuni dispacci molto significativi: 

Gambetta a Jules Favre. - Io insisto più che mai a considerare le elezioni generali come funeste alla  Repubblica. Io mi rifiuto di accettarle e di darvi corso. 

Delegazione di Tours a Parigi. - Gli elettori sarebbero probabilmente reazionari. Ciò è pieno di  pericoli, Gambetta al Prefetto della Rochelle. - È necessaria un'assemblea repubblicana. Fate tutto quello che  prescriveranno le elezioni. 

Challemel-Lacour (Rhône). - L'Assemblea sarà malvagia, se nominata senza pressione  repubblicana, ecc., ecc. 

Malgrado questa pressione, l'Assemblea nazionale fu cattolica e partigiana della monarchia. Si sa  ciò ch'essa fece. 

Giammai più crudele disinganno succedette ad una sì grande speranza. Il paese vide, senza  rimpianto cadere, il 4 settembre 1870, un regime che per la terza volta avea compromesso la sua  esistenza. Ma nelle elezioni dell'8 febbraio 1871, manifestò la sua poca fiducia nella Repubblica che  era stata proclamata senza di lui. Mandò a Bordeaux per comporre l'Assemblea nazionale una  considerevole maggioranza di deputati ben noti pei loro sentimenti cattolici e realisti. 

Il primo atto dell'Assemblea nazionale fu di chieder preghiere in tutte le chiese "per supplicare Iddio  di calmare le nostre discordie civili e di mettere un termine ai nostri mali". Tre soli deputati si  opposero a questa proposta. Quindi dichiarò di utilità pubblica "la costruzione d'un tempio sul colle  di Montmartre, conforme alla domanda fatta dall'Arcivescovo di Parigi", vale a dire per essere  dedicato al Sacro Cuore come ex-voto di espiazione, di preghiera e di speranza. Essa volea rialzare  il paese umiliato ed abbandonato, e ne dimandava i mezzi a Dio, obbedendo in ciò al suo mandato e  a' suoi propri sentimenti. 

Si deve rifare l'esercito. La legge che lo riorganizza prescrive che ogni domenica e ogni festa sarà  lasciato ai soldati un tempo sufficiente per adempiere i loro doveri religiosi. I cappellani d'armata  sono ristabiliti e non più vincolati ai reggimenti, ma, ciò che è meglio, alle guarnigioni e ai campi.  Dopo l'armata, l'insegnamento. Il Consiglio superiore della pubblica istruzione è riformato. La  Chiesa ottiene il suo posto nella persona dei vescovi. Poco dopo si dichiara libero l'insegnamento  superiore, e si ricostituiscono le Università cattoliche. 

Poi vengono le Commissioni amministrative degli Stabilimenti di carità: ospizi, ospedali, uffici di  beneficenza sono riorganizzati; il parroco è chiamato a sedere a fianco del sindaco. 

La libertà del bene non è più ostacolata. Non solamente si ricostituisce la società di S. Vincenzo de'  Paoli, ma si fondano nella città circoli d'operai, si moltiplicano nelle campagne i patronati e  l'istruzione religiosa prepara dovunque generazioni cristiane. 

Come mai sì nobile slancio potè essere arrestato, e poi converso in senso opposto? Molti membri  dell'Assemblea nazionale non erano fatti per gl'intrighi del parlamentarismo, e si lasciarono  abbindolare da chi pensava di condurli là dove andar non voleano. Molti eziandio aveano la mente  ingombra di mezze verità del cattolicismo liberale, sovente più funeste, al dire di Pio IX, che gli  errori manifesti. Thiers che, da giovane avea giurato sul crocifisso di odiare la monarchia,(1) e che,  da vecchio, avea ambito di governare la Francia e regnare sopra di essa, s'impadronì ben presto  della direzione dell'Assemblea nazionale. 

Era mestieri fin da principio scongiurare il pericolo d'una ristaurazione monarchica nella persona  del conte di Chambord; questo principe, così cristiano e francese, era in pari tempo così fermo nel  suo programma di governo che non v'era speranza che rinnovasse il fallo commesso da Luigi  XVIII. Tutte le forze della Rivoluzione, tutti i suoi partiti diversi, cominciando dal liberale cattolico,  lavorarono non per un accordo positivo, ma ciascuno per proprio conto, ed a modo suo, per  escluderlo dal trono de' suoi padri. Fu in primo luogo la Comune, protetta da Bismarck, abilmente  sfruttata, nelle prime ore, dal Thiers, e sostenuta dalla framassoneria. Essa volle con un sol colpo e  colla violenza, alla foggia del 93, ciò che si fa oggigiorno in una maniera più sicura e più durevole  in nome della legge. Il 26 aprile 1871, cinquantacinque loggie, più di diecimila framassoni, condotti  dai loro dignitari, vestiti delle loro insegne, si recarono in processione sugli spalti delle mura per  piantarvi le loro bandiere e al palazzo municipale per salutare il potere rivoluzionario. Il F... 

Tiriforque avea detto ai comunardi: "La Comune è la più grande rivoluzione che sia mai stato dato  al mondo di contemplare", e ne adduceva la ragione che essa era "il nuovo tempio di Salomone",  vale a dire la realizzazione del concetto massonico dell'organizzazione sociale. Quel membro della  Comune che fu incaricato di rispondergli disse: "Noi sappiamo che lo scopo della vostra  associazione è identico a quello della Comune, la rigenerazione sociale". 

In ciascuna delle nostre rivoluzioni, si fanno udire le medesime parole, col medesimo scopo da  raggiungere e verso il quale non si cessa di camminare, per vie ora dirette, ora indirette, cioè:  l'annientamento della civiltà cristiana a profitto d'una civiltà opposta. Lo ripeteva brutalmente agli  ostaggi Raoul Rigault: "Sono 1800 anni che ciò dura: bisogna che finisca". 

Vinta la Comune, alla violenza successe l'intrigo. Thiers si diè a tutt'uomo e subito a disgregare la  maggioranza realista dell'Assemblea, a sollevare ogni sorta di diffidenze tra le persone che tutto  dovea conciliare ed unire. 

Intanto il popolo, vedendo che gli uomini gli venivano meno, inalzava la voce a Dio. Si  moltiplicavano i pellegrinaggi ai santuari di S. Michele e della Salette, di Paray-le-Monial e di  Lourdes; per tutte le vie risuonava questo grido al Sacro Cuore: "Salvate Roma e la Francia!" Il 24  maggio 1873, l'Assemblea nazionale riprese possesso di se stessa; ma il paese non era più quello di  due anni prima quando gemeva sotto la mano vendicatrice di Dio. La propaganda rivoluzionaria,  ripresa da Thiers e da' suoi agenti, faceva di giorno in giorno progressi nelle elezioni parziali; e  d'altronde, i cattolici aveano provocato Enrico V a dichiarazioni di cui si servirono per allontanarlo  definitivamente dal trono.(2) 

Dal canto suo, Bismarck, grande dignitario massone, non dissimulò punto, come lo provarono i  dibattiti del processo del conte d'Arnim, suo ex-ambasciatore a Parigi, la sua viva opposizione alla  dinastia tradizionale. Egli è certo che nel 1872, le società segrete si concertarono in tutta l'Europa  per impedire l'avvenimento di Enrico V. Quindici giorni dopo la sua morte, il 9 settembre 1883,  molti framassoni si riunirono alla loggia degli Ospitalieri di Saint-Ouen, e il F... Cuénot vi bevette  "alla salute della morte di Enrico V". Questo brindisi fu coperto di applausi e di risa. Subito dopo, il  medesimo Cuénot bevette alla salute di Bismarck. 

Il 28 ottobre 1873, Mons. Dupanloup avea scritto ad un ministro protestante, il de Pressensé: "È mia  profonda convinzione che i mali della Francia, se fallisce ciò che si prepara,(3) faranno stupire il  mondo; noi cadremo di sventura in sventura fino all'abisso. La maledizione dell'avvenire e della  storia peserà su coloro che potendo rimettere. il paese su basi secolari nella stabilità, nella libertà e  nell'onore, avranno intralciato quest'opera e precipitata questa sventurata Francia, nel momento  stesso che con uno sforzo supremo stava per salvarsi, sul pendio fatale in cui è trascinata, da quasi  un secolo, di catastrofe in catastrofe. Quale tristezza e qual rimorso per certuni costretti a dire: Vi fu  un giorno, un'ora in cui si sarebbe potuto salvare la Francia, in cui il nostro concorso sarebbe stato  decisivo, e noi non abbiamo voluto darlo!"(4) 

Sappiamo bene di quali persone Mons. Dupanloup intendeva parlare co' suoi rimproveri, su chi  volea far cadere la terribile responsabilità di aver rifiutato il proprio concorso alla salvezza della  Francia, e di essersi così meritate le maledizioni dell'avvenire; ma noi dubitiamo che la storia si  associ al pensiero che ha ispirato questi rimproveri e si mostri d'accordo col prelato. Checchè ne sia,  la profezia doveva avverarsi; noi fummo fin da quel momento lanciati sul pendio fatale e corriamo  verso l'abisso. 

L'Assemblea nazionale fece delle buone e belle cose, ma non era dessa che le doveva fare, perché  non poteva assicurarne né la difesa né la durata. Ad essa unicamente spettava il dovere di ricostituire l'autorità, di lasciar venire l'augusto suo rappresentante a riprendere il suo posto alla  nostra testa. 

Essa non lo fece perché molti de' suoi membri erano più o meno bacati di modernismo, vale a dire  imbevuti delle idee moderne, dei principii dell'89. 

"L'essenza del modernismo - dice Charles Perrin - è la pretesa di eliminare Dio dalla vita sociale.  L'uomo, secondo l'idea moderna, essendo Dio a se stesso, signore e sovrano del mondo, fa d'uopo  che nella società tutto si faccia da lui e con la sola autorità della legge ch'ei detta. Questo è il  modernismo assoluto che è in contraddizione radicale coll'ordine sociale fondato dalla Chiesa,  secondo il quale la vita pubblica e la vita privata miravano al medesimo. fine, e dove tutto si faceva  direttamente o indirettamente in vista di Dio e sotto la suprema autorità del potere istituito da Dio  per reggere l'ordine spirituale. 

"Vi è un modernismo temperato che non fa apertamente guerra a Dio, e che, in qualche guisa, viene  a patti con lui. Senza negarlo né combatterlo, gli assegna, ponendolo nel diritto comune, il posto che  può occupare in mezzo agli uomini. Con questa tattica, pur conservando le apparenze d'un certo  rispetto, pone Dio sotto il dominio e la tutela dello Stato. Questo modernismo temperato e  circospetto è il liberalismo d'ogni gradazione e d'ogni tinta ". 

Si può dire con altrettanta verità: è il massonismo, come vedremo più tardi. 

"Secondo le circostanze - continua Charles Perrin - la Rivoluzione piega da una parte o dall'altra,  ma resta sempre la stessa quanto alla sua pretesa fondamentale: la secolarizzazione della vita sociale  in tutti i suoi gradi e sotto tutte le sue forme. 

"Che strana illusione! quale contraddizione singolare è quella di lusingarsi di dare al nostro tempo  qualche stabilità; pur accettando in un grado qualunque, in una maniera od in un'altra, per quanto  possa essere attenuata, l'idea di modernismo".(5) 

Enrico V avea manifestato la sua ferma risoluzione di regolare tutte le questioni politiche e sociali  del tempo, non secondo il modernismo, ma secondo il cristianesimo. Egli avea così formulato il suo  sovrano pensiero: Far rientrare Dio da padrone nella società, affinché egli potesse regnare da re.  Questa frase offese i cattolici liberali; e quelli che non erano infetti di modernismo, o non lo erano  che in piccola dose, n'ebbero paura, e la paura li rese esitanti e perplessi. Davanti a queste esitazioni  la Rivoluzione pigliò ardire e finì col mettersi al suo posto. 


Note al capitolo 19 

(1) Nel 1849, Michel de Bourges ricordò il fatto nel 15° banco dell'Assemblea nazionale: "Noi  giurammo, Thiers ed io, odio alla monarchia con questa circostanza assai pungente: Thiers teneva il  crocifisso quand'io giurava ed io lo teneva quando Thiers giurò odio alla monarchia". Era in una  vendita di Carbonari, se la polizia non interveniva; e se ci fosse intervenuta, era una riunione  d'amici, per festeggiare un laureato. 

La Provence, giornale d'Aix, ricordò lungamente questi fatti nel suo n° del 1° dicembre 1872,  allorché Thiers era Presidente della Repubblica, e che, in questa città, molti amici sorvegliavano  diligentemente tutto ciò che si scriveva di lui. Non venne alcuna smentita. 

(2) "L'Assemblea - dice Samuel Denis nella sua Histoire contemporaine, t. IV, p. 647 - era  composta in gran parte di liberali che erano per giunta cristiani ferventi e convinti". Le quali parole  nel senso dello storico non sono un biasimo, tutt'altro: questo IV volume è tutto rivolto a giustificare  questi cattolici liberali e a rigettare su Enrico V lo scacco subito dalla monarchia. 

(3) Una monarchia parlamentare contrassegnata dalla bandiera tricolore. 

(4) Pubblicato dal marchese de Dreux-Brézé, Notes et Souvenirs per servire alla storia del partito  realista, 1872-1883, pp. 167-168. 

(5) Le Modernisme dans l'Eglise, secondo le lettere inedite di Lamennais. 

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