Delasuss, Henri;
Il problema dell'ora presente. Antagonismo tra due civiltà
(I Parte - Guerra alla civiltà cristiana)
LA FRAMASSONERIA SOTTO L'ASSEMBLEA NAZIONALE
Giammai reazione più forte e più manifesta uscì dalle viscere della nazione, come quella del 1871. Gambetta che avea in mano il potere fece il possibile e l'impossibile, dapprima per ritardare le elezioni, poi per rendersele favorevoli.
Ecco alcuni dispacci molto significativi:
Gambetta a Jules Favre. - Io insisto più che mai a considerare le elezioni generali come funeste alla Repubblica. Io mi rifiuto di accettarle e di darvi corso.
Delegazione di Tours a Parigi. - Gli elettori sarebbero probabilmente reazionari. Ciò è pieno di pericoli, Gambetta al Prefetto della Rochelle. - È necessaria un'assemblea repubblicana. Fate tutto quello che prescriveranno le elezioni.
Challemel-Lacour (Rhône). - L'Assemblea sarà malvagia, se nominata senza pressione repubblicana, ecc., ecc.
Malgrado questa pressione, l'Assemblea nazionale fu cattolica e partigiana della monarchia. Si sa ciò ch'essa fece.
Giammai più crudele disinganno succedette ad una sì grande speranza. Il paese vide, senza rimpianto cadere, il 4 settembre 1870, un regime che per la terza volta avea compromesso la sua esistenza. Ma nelle elezioni dell'8 febbraio 1871, manifestò la sua poca fiducia nella Repubblica che era stata proclamata senza di lui. Mandò a Bordeaux per comporre l'Assemblea nazionale una considerevole maggioranza di deputati ben noti pei loro sentimenti cattolici e realisti.
Il primo atto dell'Assemblea nazionale fu di chieder preghiere in tutte le chiese "per supplicare Iddio di calmare le nostre discordie civili e di mettere un termine ai nostri mali". Tre soli deputati si opposero a questa proposta. Quindi dichiarò di utilità pubblica "la costruzione d'un tempio sul colle di Montmartre, conforme alla domanda fatta dall'Arcivescovo di Parigi", vale a dire per essere dedicato al Sacro Cuore come ex-voto di espiazione, di preghiera e di speranza. Essa volea rialzare il paese umiliato ed abbandonato, e ne dimandava i mezzi a Dio, obbedendo in ciò al suo mandato e a' suoi propri sentimenti.
Si deve rifare l'esercito. La legge che lo riorganizza prescrive che ogni domenica e ogni festa sarà lasciato ai soldati un tempo sufficiente per adempiere i loro doveri religiosi. I cappellani d'armata sono ristabiliti e non più vincolati ai reggimenti, ma, ciò che è meglio, alle guarnigioni e ai campi. Dopo l'armata, l'insegnamento. Il Consiglio superiore della pubblica istruzione è riformato. La Chiesa ottiene il suo posto nella persona dei vescovi. Poco dopo si dichiara libero l'insegnamento superiore, e si ricostituiscono le Università cattoliche.
Poi vengono le Commissioni amministrative degli Stabilimenti di carità: ospizi, ospedali, uffici di beneficenza sono riorganizzati; il parroco è chiamato a sedere a fianco del sindaco.
La libertà del bene non è più ostacolata. Non solamente si ricostituisce la società di S. Vincenzo de' Paoli, ma si fondano nella città circoli d'operai, si moltiplicano nelle campagne i patronati e l'istruzione religiosa prepara dovunque generazioni cristiane.
Come mai sì nobile slancio potè essere arrestato, e poi converso in senso opposto? Molti membri dell'Assemblea nazionale non erano fatti per gl'intrighi del parlamentarismo, e si lasciarono abbindolare da chi pensava di condurli là dove andar non voleano. Molti eziandio aveano la mente ingombra di mezze verità del cattolicismo liberale, sovente più funeste, al dire di Pio IX, che gli errori manifesti. Thiers che, da giovane avea giurato sul crocifisso di odiare la monarchia,(1) e che, da vecchio, avea ambito di governare la Francia e regnare sopra di essa, s'impadronì ben presto della direzione dell'Assemblea nazionale.
Era mestieri fin da principio scongiurare il pericolo d'una ristaurazione monarchica nella persona del conte di Chambord; questo principe, così cristiano e francese, era in pari tempo così fermo nel suo programma di governo che non v'era speranza che rinnovasse il fallo commesso da Luigi XVIII. Tutte le forze della Rivoluzione, tutti i suoi partiti diversi, cominciando dal liberale cattolico, lavorarono non per un accordo positivo, ma ciascuno per proprio conto, ed a modo suo, per escluderlo dal trono de' suoi padri. Fu in primo luogo la Comune, protetta da Bismarck, abilmente sfruttata, nelle prime ore, dal Thiers, e sostenuta dalla framassoneria. Essa volle con un sol colpo e colla violenza, alla foggia del 93, ciò che si fa oggigiorno in una maniera più sicura e più durevole in nome della legge. Il 26 aprile 1871, cinquantacinque loggie, più di diecimila framassoni, condotti dai loro dignitari, vestiti delle loro insegne, si recarono in processione sugli spalti delle mura per piantarvi le loro bandiere e al palazzo municipale per salutare il potere rivoluzionario. Il F...
Tiriforque avea detto ai comunardi: "La Comune è la più grande rivoluzione che sia mai stato dato al mondo di contemplare", e ne adduceva la ragione che essa era "il nuovo tempio di Salomone", vale a dire la realizzazione del concetto massonico dell'organizzazione sociale. Quel membro della Comune che fu incaricato di rispondergli disse: "Noi sappiamo che lo scopo della vostra associazione è identico a quello della Comune, la rigenerazione sociale".
In ciascuna delle nostre rivoluzioni, si fanno udire le medesime parole, col medesimo scopo da raggiungere e verso il quale non si cessa di camminare, per vie ora dirette, ora indirette, cioè: l'annientamento della civiltà cristiana a profitto d'una civiltà opposta. Lo ripeteva brutalmente agli ostaggi Raoul Rigault: "Sono 1800 anni che ciò dura: bisogna che finisca".
Vinta la Comune, alla violenza successe l'intrigo. Thiers si diè a tutt'uomo e subito a disgregare la maggioranza realista dell'Assemblea, a sollevare ogni sorta di diffidenze tra le persone che tutto dovea conciliare ed unire.
Intanto il popolo, vedendo che gli uomini gli venivano meno, inalzava la voce a Dio. Si moltiplicavano i pellegrinaggi ai santuari di S. Michele e della Salette, di Paray-le-Monial e di Lourdes; per tutte le vie risuonava questo grido al Sacro Cuore: "Salvate Roma e la Francia!" Il 24 maggio 1873, l'Assemblea nazionale riprese possesso di se stessa; ma il paese non era più quello di due anni prima quando gemeva sotto la mano vendicatrice di Dio. La propaganda rivoluzionaria, ripresa da Thiers e da' suoi agenti, faceva di giorno in giorno progressi nelle elezioni parziali; e d'altronde, i cattolici aveano provocato Enrico V a dichiarazioni di cui si servirono per allontanarlo definitivamente dal trono.(2)
Dal canto suo, Bismarck, grande dignitario massone, non dissimulò punto, come lo provarono i dibattiti del processo del conte d'Arnim, suo ex-ambasciatore a Parigi, la sua viva opposizione alla dinastia tradizionale. Egli è certo che nel 1872, le società segrete si concertarono in tutta l'Europa per impedire l'avvenimento di Enrico V. Quindici giorni dopo la sua morte, il 9 settembre 1883, molti framassoni si riunirono alla loggia degli Ospitalieri di Saint-Ouen, e il F... Cuénot vi bevette "alla salute della morte di Enrico V". Questo brindisi fu coperto di applausi e di risa. Subito dopo, il medesimo Cuénot bevette alla salute di Bismarck.
Il 28 ottobre 1873, Mons. Dupanloup avea scritto ad un ministro protestante, il de Pressensé: "È mia profonda convinzione che i mali della Francia, se fallisce ciò che si prepara,(3) faranno stupire il mondo; noi cadremo di sventura in sventura fino all'abisso. La maledizione dell'avvenire e della storia peserà su coloro che potendo rimettere. il paese su basi secolari nella stabilità, nella libertà e nell'onore, avranno intralciato quest'opera e precipitata questa sventurata Francia, nel momento stesso che con uno sforzo supremo stava per salvarsi, sul pendio fatale in cui è trascinata, da quasi un secolo, di catastrofe in catastrofe. Quale tristezza e qual rimorso per certuni costretti a dire: Vi fu un giorno, un'ora in cui si sarebbe potuto salvare la Francia, in cui il nostro concorso sarebbe stato decisivo, e noi non abbiamo voluto darlo!"(4)
Sappiamo bene di quali persone Mons. Dupanloup intendeva parlare co' suoi rimproveri, su chi volea far cadere la terribile responsabilità di aver rifiutato il proprio concorso alla salvezza della Francia, e di essersi così meritate le maledizioni dell'avvenire; ma noi dubitiamo che la storia si associ al pensiero che ha ispirato questi rimproveri e si mostri d'accordo col prelato. Checchè ne sia, la profezia doveva avverarsi; noi fummo fin da quel momento lanciati sul pendio fatale e corriamo verso l'abisso.
L'Assemblea nazionale fece delle buone e belle cose, ma non era dessa che le doveva fare, perché non poteva assicurarne né la difesa né la durata. Ad essa unicamente spettava il dovere di ricostituire l'autorità, di lasciar venire l'augusto suo rappresentante a riprendere il suo posto alla nostra testa.
Essa non lo fece perché molti de' suoi membri erano più o meno bacati di modernismo, vale a dire imbevuti delle idee moderne, dei principii dell'89.
"L'essenza del modernismo - dice Charles Perrin - è la pretesa di eliminare Dio dalla vita sociale. L'uomo, secondo l'idea moderna, essendo Dio a se stesso, signore e sovrano del mondo, fa d'uopo che nella società tutto si faccia da lui e con la sola autorità della legge ch'ei detta. Questo è il modernismo assoluto che è in contraddizione radicale coll'ordine sociale fondato dalla Chiesa, secondo il quale la vita pubblica e la vita privata miravano al medesimo. fine, e dove tutto si faceva direttamente o indirettamente in vista di Dio e sotto la suprema autorità del potere istituito da Dio per reggere l'ordine spirituale.
"Vi è un modernismo temperato che non fa apertamente guerra a Dio, e che, in qualche guisa, viene a patti con lui. Senza negarlo né combatterlo, gli assegna, ponendolo nel diritto comune, il posto che può occupare in mezzo agli uomini. Con questa tattica, pur conservando le apparenze d'un certo rispetto, pone Dio sotto il dominio e la tutela dello Stato. Questo modernismo temperato e circospetto è il liberalismo d'ogni gradazione e d'ogni tinta ".
Si può dire con altrettanta verità: è il massonismo, come vedremo più tardi.
"Secondo le circostanze - continua Charles Perrin - la Rivoluzione piega da una parte o dall'altra, ma resta sempre la stessa quanto alla sua pretesa fondamentale: la secolarizzazione della vita sociale in tutti i suoi gradi e sotto tutte le sue forme.
"Che strana illusione! quale contraddizione singolare è quella di lusingarsi di dare al nostro tempo qualche stabilità; pur accettando in un grado qualunque, in una maniera od in un'altra, per quanto possa essere attenuata, l'idea di modernismo".(5)
Enrico V avea manifestato la sua ferma risoluzione di regolare tutte le questioni politiche e sociali del tempo, non secondo il modernismo, ma secondo il cristianesimo. Egli avea così formulato il suo sovrano pensiero: Far rientrare Dio da padrone nella società, affinché egli potesse regnare da re. Questa frase offese i cattolici liberali; e quelli che non erano infetti di modernismo, o non lo erano che in piccola dose, n'ebbero paura, e la paura li rese esitanti e perplessi. Davanti a queste esitazioni la Rivoluzione pigliò ardire e finì col mettersi al suo posto.
Note al capitolo 19
(1) Nel 1849, Michel de Bourges ricordò il fatto nel 15° banco dell'Assemblea nazionale: "Noi giurammo, Thiers ed io, odio alla monarchia con questa circostanza assai pungente: Thiers teneva il crocifisso quand'io giurava ed io lo teneva quando Thiers giurò odio alla monarchia". Era in una vendita di Carbonari, se la polizia non interveniva; e se ci fosse intervenuta, era una riunione d'amici, per festeggiare un laureato.
La Provence, giornale d'Aix, ricordò lungamente questi fatti nel suo n° del 1° dicembre 1872, allorché Thiers era Presidente della Repubblica, e che, in questa città, molti amici sorvegliavano diligentemente tutto ciò che si scriveva di lui. Non venne alcuna smentita.
(2) "L'Assemblea - dice Samuel Denis nella sua Histoire contemporaine, t. IV, p. 647 - era composta in gran parte di liberali che erano per giunta cristiani ferventi e convinti". Le quali parole nel senso dello storico non sono un biasimo, tutt'altro: questo IV volume è tutto rivolto a giustificare questi cattolici liberali e a rigettare su Enrico V lo scacco subito dalla monarchia.
(3) Una monarchia parlamentare contrassegnata dalla bandiera tricolore.
(4) Pubblicato dal marchese de Dreux-Brézé, Notes et Souvenirs per servire alla storia del partito realista, 1872-1883, pp. 167-168.
(5) Le Modernisme dans l'Eglise, secondo le lettere inedite di Lamennais.
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