mercoledì 24 agosto 2022

Quale immensità di amarezza e di angosce ci è voluta perché l'Uomo DIO che resuscitava i morti e guariva i malati si bagnasse nel Suo stesso sangue!

 


4 aprile 1946, Sant' Isidoro di Siviglia. 

Gesù ha pregato a tre riprese il Padre di aver pietà di Lui.   Dio è rimasto sordo alle sue suppliche angosciate. Gesù sà  che è votato al sacrificio supremo e totale. Si abbandonerà  alla disperazione? Oh no! Rianima le Sue ultime forze per  applicare la Sua volontà nell'accettazione del suo ruolo di  vittima.  Accetterà tutti i dolori negli oltraggi, tutte le angosce, tutti gli abbandoni.  Ma lo sforzo per la sua volontà sottomessa supera il limite della Sua resistenza umana.  Allora,  gli succede ciò che mai si è prodotto in questa misura in  nessun altro uomo: il suo sangue, sotto forma di sudore,  scorre fino a terra.  Senza dubbio l'eccesso di tensione gli ha  rotto i capillari. Quale nuovo dolore suppone una simile rottura generalizzata, dolore fisico aggiunto a tanti altri di ogni  tipo!  Ma soprattutto quale immensità di amarezza e di angosce ci è voluta perché l'Uomo DIO che resuscitava i morti e guariva i malati si bagnasse nel Suo stesso sangue! 

Ecco ciò che dà la misura (senza dubbio ancora debole) della Passione del Divin Salvatore.  Come noi, che non abbiamo mai neanche lontanamente provato tale fenomeno,  potremmo avere la comprensione dell'agonia di Gesù?  Siamo dunque radicalmente incapaci di "compatirlo".  Solo Gesù può dare ai suoi amici un saggio delle Sue sofferenze.  Rari sono quelli che Egli giudica degni.  Ci vuole molto cuore.  Giacché non servirebbe comprendere. Comprendere senza compatire sarebbe vanità, sarebbe anzi una  specie di offesa alla delicatezza del Cuore di Gesù, una curiosità superflua. 

Ecco perché Gesù può dire: "Ho cercato dei consolatori, ma non li ho trovati". O mio Dio, la tua pena  è immensa come il mare, profonda come l'abisso; che possiamo fare per Te se ci stanchiamo anche solo a svuotarlo?.. né più né meno di quel che faceva il bambino di S.  Agostino. Potremmo sempre attingere, e ne resterà sempre altrettanto. Ah! è così che  invece di consolarti e alleggerirti, l'umanità Ti aggiunge senza sosta dolori e pesi in  quantità.  Per mille che Ti crocifiggono di nuovo, ce n'è uno ai piedi della croce con Te?   In tutta Gerusalemme non ci sono che le tre Marie e Giovanni.  Questa proporzione si è  mantenuta? 

"Quando il Cristo tornerà, troverà ancora la fede sulla terra?"  E dove non c'è più fede, come ci sarà l'amore?  É un circolo vizioso: l'amore genera la fede e la fede genera l'amore. E allontanandosi dalle loro tradizioni cristiane, gli uomini si induriscono: non amano più Gesù e  nemmeno i loro simili che Gesù considera altri Sé stesso. Giacché un altro modo per  consolare Gesù è consolare quelli che piangono e sollevare quelli che soffrono, amare  quelli che sono privi di tenerezze. Facendolo siamo un po' come l'Angelo che, dopo il  sudore di sangue, venne a fortificare Gesù. Anche questo ci è di lezione.  Non bisogna  mai smettere di lottare e di sperare: è quando tutto sembra perduto e ci sembra di essere  abbandonati che viene la consolazione e l'appoggio. Bisogna dunque credere che Dio  non ci imporrà prove superiori alle nostre forze, e, quel che è meglio, fare in anticipo a  Dio il sacrificio di tutte le nostre forze in unione con Gesù nell'orto degli ulivi.  É questo  "amare Dio con tutte le nostre forze". 

meditazioni, ritrovate tra i suoi scritti Fernand Crombette 

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