ESERCIZIO DI PERFEZIONE E DI VIRTÙ CRISTIANE
Acciocché questo s'intenda meglio, apporta S. Giovanni Crisostomo alcuni esempi domestici (S. CHRYSOSTOMUS. Sermo de virt. et vitiis). Se tu avessi, dice, in casa tua un servitore, il quale non fosse ladro, né giocatore, né gran bevitore, anzi fosse fedele, temperante e senza alcun vizio, ma se ne stesse tutto il giorno a sedere in casa e non facesse le cose toccanti al suo uffizio; chi dubita che questo servitore meriterebbe d'esser ripreso severamente, ancorché non facesse alcun altro male, poiché assai male farebbe in non fare quello che fosse di suo obbligo? Di più, se un agricoltore fosse in tutto il resto un uomo molto dabbene, ma se ne stesse, come si dice, colle mani alla cintola, e non volesse né seminare, né arare, né coltivare le vigne, chiara cosa è che sarebbe degno di riprensione, benché nessun altro male egli facesse; perché il non fare quello che deve per ragione del suo mestiere giudichiamo che sia assai gran male. Inoltre se nel tuo stesso corpo avessi una mano, la quale non nuocesse in cosa alcuna, ma se ne stesse oziosa ed inutile, e non servisse agli altri membri del corpo, non lo terresti per assai gran male? Or così è nelle cose spirituali. Il religioso che nella religione vive in ozio e se ne sta con una mano sopra l'altra, senza camminare avanti, né trattare di perfezione, né dar un passo nella virtù, è degno di grande riprensione; perché non fa quello che deve, né quel che ricerca l'ufficio e lo stato suo. Lo stesso non far bene, è far male: e così anche lo stesso non camminare avanti, è ritornare indietro, poiché si manca all'obbligo proprio e alla propria professione. Aggiungi, che maggior male vuoi in un terreno, che essere sterile e non rendere frutto alcuno, specialmente se è molto ben lavorato e coltivato? Ora, che un terreno come il tuo, coltivato con tanta diligenza, innaffiato con tante piogge di grazie celesti, riscaldato da tanti raggi del sole di giustizia, non dia con tutto ciò alcun frutto, ma diventi un desertaccio secco e senza frutto, che male vuoi maggiore, che una tale sterilità? «Per il bene mi rendevano dei mali: la sterilità all'anima mia» (Ps, 34-12). Questo è render male per bene a chi tanto sei obbligato ed a chi tante grazie ti ha fatte.
Un'altra similitudine sogliono apportare a questo proposito, la qual pare che lo dichiari molto bene. Siccome nel mare la calma era una specie di grave tempesta e molto pericolosa per i naviganti di una volta, perché consumavano la provvigione portata per la navigazione e di poi si trovavano senza vettovaglie in mezzo al mare; così avviene a quelli, i quali, navigando pel tempestoso mare di questo mondo, fanno calma nella virtù, non procurando di camminare avanti in essa; che consumano e distruggono tutto quello che hanno acquistato. Viene in loro a finire la virtù che hanno, e poi si trovano senza cosa alcuna nel mezzo di molte onde e tempeste di tentazioni, che insorgono, e di occasioni, che si presentano, per le quali hanno necessità di maggior provvigione e di maggior capitale di virtù. Guai a colui che ha fatto calma nella virtù! «Correvate a meraviglia: chi vi trattenne dall'obbedire alla verità?» ( Gal 5, 7), Cominciasti a correr bene nel principio del tuo ingresso nella religione; ed ora sei incagliato e si è per te fatta bonaccia nella virtù. «Già siete satolli: già siete arricchiti» (1Cor 4, 8). Già fai dell'antico e dello stracco: già ti pare d'esser ricco e che ti basti quel che hai. Guarda bene, che ancora ti resta gran pezzo di strada da camminare. «Poiché lunga è la strada che ti rimane» (1Re 19,7), e ti si faranno incontro molte occasioni, per le quali avrai bisogno di maggiore umiltà, di maggior pazienza, di maggior mortificazione ed indifferenza; e ti troverai nel tempo della maggior necessità sprovveduto e molto addietro.
ALFONSO RODRIGUEZ
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