Alexis Carrel, chirurgo e fisiologo francese, sebbene ancora non credente in Dio, scriveva: "Ti ringrazio, Signore, di avermi conservato la vita più a lungo che a tanti miei compagni di un tempo. Concedimi, prima di chiudere il libro, ch'io vi legga quello che ancora non so. E' stato un deserto la mia vita, perché non ti ho conosciuto. Fa che il deserto fiorisca, anche se è autunno. Nell'oscurità in cui vado brancolando io ti cerchi senza posa. Sebbene cieco, mi sforzo di seguirti: Signore, indicami la strada".
A chi lo cerca con sincerità Dio va sempre incontro, e il Carrel s'incontrò difatti con Dio. Il deserto della sua vita fiorì presto nella primavera delle gioie cristiane. E tu che leggi, a che punto sei nei tuoi rapporti con Lui? Conservi ancora la fede in cui forse sei stato educato? E se l'hai lasciata affievolire o perdere, ne sei davvero contento? Non lo credo. In te rimane sempre una sete irresistibile di felicità, che s'identifica con un'attrazione forse inconsapevole verso Dio. E se non è Lui il tuo centro di gravità, tu brancoli nel buio. La felicità che cerchi fuori di Lui presto o tardi si rivela un pessimo surrogato.
Avrai sentito dire e ripetere che "Dio è morto". Ma chi lo grida a voce più alta non fa che esprimere la collera di colui che non riesce a disfarsi del tutto del pensiero di Dio che, abbandonato, non abbandona chi lo rinnega. Disfarsi di Dio non è, come si vuol far credere, una liberazione, ma una disgrazia. Pensa alla felicità di tutti quelli che approdano a Lui, dopo di averne sperimentato la lontananza!
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