... anche se non è sempre e universalmente in atto;
4. 6. Ma supponiamo che l'arte liberale ora sia ed ora non sia in una coscienza. È un fatto assai noto, dovuto alla dimenticanza o all'ignoranza. Anche in tal caso non si può dedurre contro l'immortalità se si spiega la premessa nella seguente maniera. O v'è qualche cosa nello spirito anche se non v'è nell'attuale stato di coscienza, ovvero in una mente colta non rimane la disciplina della musica nell'atto che si applica alla geometria. Ma questa conclusione è falsa, quindi la prima è vera. La mente non ha coscienza di possedere una nozione se questa non è rappresentata. Vi può esser quindi nello spirito qualche cosa di cui esso non è cosciente. Per quanto tempo vi rimanga non importa. Poniamo dunque che un soggetto sia stato occupato in altre cose tanto a lungo che non gli è più possibile richiamare alla coscienza rappresentazioni anteriori. Tale stato si chiama dimenticanza o ignoranza. Ma quando noi scopriamo qualche verità riguardante le discipline liberali in una meditazione interiore ovvero in un dialogo condotto con buon metodo, la scopriamo soltanto nel nostro spirito. E scoprire non è il medesimo che produrre o causare, altrimenti la mente causerebbe verità eterne con una scoperta operata nel tempo. Talora infatti scopre verità eterne. Nulla v'è infatti di più eterno che l'idea del circolo o altre nelle varie discipline. È assurdo che esse non siano per sempre o che cessino d'essere. Ed è anche evidente quindi che lo spirito umano è immortale e che le nozioni intelligibili esistono nella sua interiorità, sebbene possa sembrare che, o per non averle apprese o per averle dimenticate, non le abbia o le abbia perdute.
Sant'Agostino
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