domenica 28 gennaio 2024

Gomorra - Una critica meritata a questa infame turpitudine.

 


Una critica meritata a questa infame turpitudine.


"Questo vizio non può essere paragonato a nessun altro, perché supera tutti i vizi in barbarie. È la morte dei corpi, la distruzione delle anime, l'inquinamento della carne, l'estinzione della luce dello spirito. Scaccia lo Spirito Santo dal tempio del petto umano, introduce il diavolo (164) che incita alla lussuria, inganna e priva l'anima ingannata di ogni conoscenza della verità. Prepara le reti per chi cammina e, per chi è caduto in un pozzo, blocca la via d'uscita. Apre l'inferno, chiude la porta del paradiso e trasforma un cittadino della Gerusalemme celeste in un erede del Tartaro di Babilonia. Da una stella nel cielo, produce una stoppia da bruciare nel fuoco eterno, separa un membro della Chiesa e lo getta nel fuoco famelico della Gehenna infuocata. Questo vizio cerca di abbattere le mura della patria celeste, (0176A) uccide il pudore e frena la castità. La verginità, che non può essere salvata, viene massacrata con la spada del contagio dei vizi. Contamina tutto, sporca tutto, inquina tutto. E nella misura in cui dipende da lui, non permette che esista nulla che sia puro, nulla che sia sano e nulla che sia estraneo al pantano. Come dice l'Apostolo: "Per i puri tutto è puro. Per i contaminati e gli infedeli, nulla è puro".

Questo vizio toglie la partecipazione all'assemblea ecclesiastica e costringe a pregare con gli indemoniati e con coloro che sono tormentati dai demoni. Separa l'anima da Dio e la unisce ai demoni. Questa vilissima regina di Sodoma rende spregevole agli uomini e odioso a Dio chiunque si sottometta alle sue leggi tiranniche (0176B). Ordina loro di fare guerre empie contro Dio e di arruolarsi nella milizia dello spirito più malvagio. Vi separa dai cori degli angeli. Rende prigioniera l'anima infelice privandola della sua nobiltà nativa, sotto il giogo del suo stesso dominio. Spoglia i suoi soldati delle armi della virtù e li espone ai giavellotti di tutti i vizi, affinché ne siano trafitti. Umilia nella chiesa e condanna nella pubblica piazza. Corrompe in segreto e disonora in pubblico. Rosicchia la coscienza come un verme, brucia la carne come il fuoco e ansima per soddisfare la voluttà.

Ma lei teme di attirare l'attenzione, di apparire in pieno giorno, di essere conosciuta dagli uomini. Perché non dovrebbe avere paura dell'uomo che ha paura anche di aver partecipato alla rovina comune? Per evitare che colui che ha peccato anche con altri diventi il giudice del crimine per confessione, perché non basta dire che si è peccato, (0176C) ma bisogna specificare con chi. È come se uno non potesse morire nel peccato senza che l'altro muoia. Così è che uno offre all'altro l'opportunità di raddrizzarsi quando lo fa! La misera carne brucia per la frenesia dell'impulso sessuale. La mente rabbrividisce per il freddo morso del sospetto. E nel petto del disgraziato giace la fornace di un caos quasi infernale. Mentre viene punto dal pungiglione dei suoi pensieri, si chiede perché sia torturato dai tormenti di tanti dolori. Dopo che la vipera più velenosa ha affondato i suoi denti nella povera anima, essa perde immediatamente coscienza, la memoria le viene tolta, l'acutezza della sua mente viene oscurata. Non si ricorda più di Dio, e perde la memoria di ciò che è. Perché questa piaga prosciuga le fondamenta della fede, indebolisce la forza della speranza e dissipa il legame della carità. Toglie la giustizia, rovina la forza, sopprime la temperanza (0176D) e smussa la punta della prudenza.

E cosa c'è ancora da dire? Quando espelle dalla curia del cuore umano ogni discussione sulle virtù, introduce tutta la barbarie dei vizi, dopo aver tolto le sbarre che chiudono le porte. A ciò che viene descritto sotto forma di Gerusalemme terrena, si applica la frase di Geremia: "Il nemico si è impadronito di tutto ciò che desiderava, quando ha visto entrare nel suo santuario gente a cui tu avevi proibito di entrare nella tua chiesa". Non c'è da stupirsi che colui che questa bestia crudelissima ha divorato una volta con la sua gola da bestia selvaggia, incateni tutte le opere buone e si lanci, a briglia sciolta, in tutti i precipizi del vizio più abietto.

Quando qualcuno (0177A) è caduto in questo abisso di estrema perdizione, diventa presto un esule dalla patria celeste, è separato dal corpo di Cristo, è messo in estrema confusione dall'autorità di tutta la Chiesa ed è condannato dal giudizio di tutti i santi padri. È disprezzato dagli uomini sulla terra e giudicato indegno della compagnia dei cittadini celesti. Per lui il cielo è ferro e la terra bronzo. Appesantito dal peso del suo crimine, non può rialzarsi. E non può più nascondere i suoi mali sostenendo di essere ignorante. Finché vive, non può avere gioia. E non può sperare quando si perde d'animo, perché è costretto a sopportare sulla terra l'oppressione della derisione umana e poi il tormento della dannazione eterna. A quale anima è più appropriata questa voce di lamento profetico? "Vedi, Signore, come soffro! Il mio ventre (0177B) è turbato, il mio cuore è turbato, perché sono pieno di amarezza. Fuori è la spada che uccide, e in casa la morte è la stessa". (Thren. 1)

 San Pier Damiani


Nessun commento:

Posta un commento