domenica 21 gennaio 2024

Necessità della Grazia concomitante

 


L'ULTIMO DI TUTTI


C'è un aspetto sotto il quale la mia impotenza appare più grave di quella dell'arpa. Questa, messa in movimento, prolunga le sue vibrazioni. L'anima, mossa dalla Grazia, s'arresta all'istante nel suo agire soprannaturale se con lei non continua a muoversi la Grazia, che qui prende il nome di Grazia concomitante.

Ho cominciato - per esempio - un atto di amor di Dio; le mie labbra stanno per terminare le parole. Se la Grazia si ferma, la mia formula può continuare, ma si fa vuota.

Non posso allora attribuirmi niente di mio? Neppure la volontà o il semplice desiderio? No, assolutamente niente; sarebbe contrario alla Fede. Come? Neppure il potere di meritare questo desiderio e di conquistarlo, in tutta giustizia, con degli sforzi naturali di ragione e di volontà? No, tale pretesa sarebbe contraria alla Fede.

Ma almeno mi sia riservata una parte, per quanto minima! Non dice s. Paolo: «La grazia di Dio che è con me»? (1 Cor 15, 10). Dunque, partecipo anch'io all'atto soprannaturale, e vi ho la mia parte! Sì, ma questa parte è di tale natura che non può inorgoglire, altrimenti l'Apostolo non avrebbe detto: «Chi dunque ti ha dato questo privilegio?» (1 Cor 4, 7). Io ricevo da Dio perfino quanto liberamente faccio: «È Dio infatti che suscita in voi - ripete l'Apostolo - il volere e l'operare» (Fil 2, 13).

Se è vero che sono un essere creato, è rigorosamente vero che rimango un essere che porta il nulla nella sua attività e nella sua essenza.

Come non meravigliarmi allora di sentire in me la superbia? Come non riconoscere la menzogna e l'ingiustizia di questo vizio? E come non vedere che alla base di ogni atto e di ogni virtù ci vuole l'umiltà? La sua necessità non è necessità morale, sinonimo di grande importanza, ma necessità assoluta. E dal momento che l'umiltà partecipa alla necessità della Grazia, anche la sua necessità è assoluta.

Dio ha diritto di esigere da me l'umiltà, perché ha il dovere di mantenere l'ordine delle cose; non ha, dunque, il diritto di permettermi un atomo di superbia.

Davanti a Lui mi farò molto piccolo e resterò del tutto sottomesso e dipendente; sarà mio piacere piegarmi nella più profonda adorazione, non solamente nei luoghi di preghiera, ma anche nel segreto della casa: è l'atteggiamento più conveniente. Se non potrò farlo in pubblico, conserverò almeno quel vivo senso di abbassamento che saprà tenermi a freno.

Leopold Beaudenom


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