CAPITOLO III
"Ho voluto soffrire con Lui"
Quando avevo trent'anni e mezzo, Dio mi mandò una malattia corporale, nella quale rimasi tre giorni e tre notti; e la quarta notte presi tutti i miei riti della Santa Chiesa, e mi sembrava di non aver vissuto fino al giorno. E dopo questo languii13 per due giorni e due notti, e la terza notte mi accorsi di essere spesso passato;14 e lo stesso fecero quelli che erano con me.
Ed essendo ancora giovane, pensavo che sarebbe stato un grande dolore morire, ma per nulla che fosse sulla terra per cui mi piacesse vivere, né per alcun dolore di cui avessi paura, perché confidavo in Dio e nella sua misericordia.
Ma era vivere per amare meglio Dio, e più a lungo, per conoscere meglio e amare meglio Dio.
Perché pensavo che tutto il tempo che avevo vissuto qui così poco e così breve rispetto a quella beatitudine senza fine, pensavo che non fosse nulla. Perciò ho pensato: Buon Dio, che il mio vivere non sia più al Tuo culto! 15 E capii con la ragione e con il sentimento delle mie pene che dovevo morire; e acconsentii pienamente, con tutta la volontà del mio cuore, alla volontà di Dio.
Così rimasi fino al giorno, e ormai il mio corpo era morto da metà in giù, per quanto riguarda la mia sensazione.
Allora mi venne in mente di mettermi in posizione eretta, appoggiata all'indietro, con un aiuto, per avere più libertà del mio cuore di stare alla volontà di Dio e di pensare a Dio finché la mia vita durasse.
Il mio curato fu mandato a chiamare per assistere alla mia fine, e quando arrivò avevo già gli occhi spenti e non riuscivo a parlare16 . Egli mi pose la Croce davanti al viso e disse: Ti ho portato l'immagine del tuo Maestro e Salvatore: guardala e confortati con essa.
Mi sembrava di stare bene, perché i miei occhi erano rivolti verso il cielo, dove confidavo di arrivare per misericordia di Dio; ma tuttavia acconsentii a fissare gli occhi sul volto del Crocifisso, se avessi potuto; e così feci. Perché pensavo che avrei potuto17 più a lungo guardare in avanti18 che in alto.
Dopo di ciò la mia vista cominciò a venir meno, e nella camera era tutto buio, come se fosse stata notte, tranne che nell'immagine del Crocifisso, dove vedevo una luce comune, e non sapevo come. Tutto ciò che era lontano19 dalla Croce mi faceva orrore, come se fosse stato molto occupato dai demoni.
Dopo di ciò la parte superiore20 del mio corpo cominciò a morire, tanto che a malapena sentivo qualcosa, con mancanza di respiro. E poi mi accorsi di essere passato.
E in questo [momento] improvvisamente mi fu tolto tutto il dolore, e fui integra (e specialmente nella parte superiore del corpo) come mai lo ero stata prima.
Mi meravigliai di questo cambiamento improvviso, perché pensavo che fosse un'opera privata di Dio e non della natura.
Eppure, grazie alla sensazione di questo benessere, non confidavo mai più di vivere; né il sentimento di questa facilità era per me un pieno sollievo, perché pensavo che avrei preferito essere liberato da questo mondo.
Allora mi venne improvvisamente in mente di desiderare la seconda ferita del dono benevolo di Nostro Signore: che il mio corpo si riempisse della mente e del sentimento della Sua benedetta Passione.
Vorrei infatti che i suoi dolori fossero i miei dolori, con compassione e poi desiderio di Dio.
Ma in questo non ho mai desiderato la vista corporea né la visione di Dio, ma la compassione che un'anima gentile21 potrebbe avere con il nostro Signore Gesù, che per amore sarebbe stato un uomo mortale; e perciò ho voluto soffrire con Lui.
Julian, of Norwich, b. 1343
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